Mitologia dell'Autofocus e utilità del Focus manuale (panoramiche #2)
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In questo blog la Fotografia è considerata pari a un luogo, un territorio vasto, ma non sconfinato. Ne consegue che sia in fase di scatto che di sviluppo si può arrivare a ottenere risultati simili e apprezzabili applicando diverse tecniche, attrezzature e modi di vedere. La qual cosa comporta che in questo ambito affermazioni troppo assolute che iniziano per “non è mai” oppure, “devi sempre” sono come porte chiuse, magari ben piantate a terra, ma senza muri intorno e quindi facilmente aggirabili.
Alla luce di quanto sopra detto segue l’argomento trattato oggi: l’AF (Autofocus), uno dei più grandi mezzi di marketing applicati dai vari marchi di attrezzatura fotografica. Si vantano trilioni di punti di Messa a Fuoco, disposti lungo l’intero area d’immagine e magari anche oltre, con 3D Tracking, Multi Pixel, e sensibilità alla luce da almeno -10 EV. Ah, e poi naturalmente per l’efficacia dell’AF viene anche declamato quanto è migliore un obiettivo rispetto a un altro, con ovvia prevalenza sui “bianconi”, ossia quei teleobiettivi professionali (quelli della Canon hanno colore bianco, di lì il nomignolo) dal costo elevato.
Il tutto: caratteristiche vantate, recensioni e videorecensioni, ma anche le “guerre di religione” fra i fanboys dei diversi brand, serve solo a un fatto: vendere l’attrezzatura più costosa possibile. Una specie di Apple stile applicato alla Fotografia.
Si tratta di uno dei vari armamentari pubblicitari con cui irretire il mitico allocco con ampia capacità di spesa che si reca in negozio fotografico e ben poca cognizione di cosa sia la Fotografia, tranne una qualche desiderosa idea di “poterci fare tanti soldi”. Tali signori sono i beneamati clienti di quei negozi di Fotografia per cui, probabilmente, il qui scrivente non verrà mai chiamato a lavorarci, tale e tanta è presente qui l’attitudine alla vendita. Pazienza.
Cosa c’è di vero, però, sull’utilità di un formidabile e accurato Autofocus?
Se affermassi “nulla”, contraddirei la premessa del presente articolo, quindi starò cauto scrivendo: “qualcosa, ma nulla di troppo serio”.
Non fraintendetemi, però, per un professionista che ha una commessa pagata per fotografare un evento irripetibile, velocità e accuratezza di un comparto AF efficiente è importante. In altri generi, ugualmente professionali e paganti, della Fotografia e per chi è alle prime armi, però questa importanza è assai relativa.
Lasciate che vi racconti un piccolo aneddoto che mi è capitato.
Un paio di anni fa frequentando uno dei tre moduli di formazione sull’uso di Adobe Lightroom in una classe frontale a Milano. In pausa si faceva la classica conoscenza fra fotoamatori: con che macchina si fotografa, cosa piace fotografare, i progetti fatti e quelli in programma. Quando gli dissi che avevo in programma di fotografare un concerto della band rock di un amico, in uno spazio per concerti, con un vecchio 135mm degli anni ’70, il mio compagno di corso – inviatomi probabilmente dagli Dei della Luce e delle Ombre – mi disse la classica frase topica: “Ma non è possibile, non puoi mettere a fuoco efficacemente un soggetto in movimento con un obiettivo senza autofocus”.
La Fotografia, per chi la pratica, può fare tante cose. Dimostrare la realizzabilità dell’impossibile (o quel che tale viene percepito in qualche mente un poco ristretta) è la mia preferita. Perciò, al primo pomeriggio utile seguito a quel corso di cui sopra, mi recai al parco dell’Adda nord, in località Trezzo sull’Adda, e mi misi a documentare con la mia K3 e il Takumar 135mm f 2,5 (Bayonet), la vita di cigni e folaghe alla presa con la cova e l’espansività – a volte molesta – dei germani reali. Da quel pomeriggio viene la seguente foto che decisi di intitolare proprio come questo formidabile fotoamatore aveva affermato: ‘Non si può mettere a fuoco efficacemente un soggetto in movimento veloce con una lente manuale’.
Esposto quanto sopra e volendo approfondire:
Le macchine fotografiche hanno cominciato ad avere la capacità di mettere a fuoco automaticamente in un tempo assai recente della Storia della Fotografia: del 1977 è il primo modello a montarlo, la prima reflex a usarlo fu la Pentax ME-F, del 1981, e non diventò uno strumento sufficientemente affidabile prima della seconda metà degli anni ‘80. Di Olimpiadi e competizioni sportive indoor; gruccioni, passeracei vari, se ne fotografavano anche prima. In manuale. Questo è un dato storico verificabile da chiunque sul web o in biblioteca. Cercatevi un po’ le foto che si facevano negli anni ’60 e ’70 alle competizioni sportive e all’avifauna. O anche nel reparto Moda. Sì perché questa aria di importanza che si da all’Autofocus oggigiorno tocca anche questo settore. Ci prova, almeno. Peccato che di scatti con movimento e svolti in velocità se ne facevano anche prima che l’AF diventasse veramente un argomento di discussione serio.
Detto ciò, sembrerebbe – sentendo parlare certi fanatici degli automatismi fotografici – che gli unici ambiti professionali paganti in Fotografia siano, sport e fotografia naturalistica all’avifauna (quella di taglio piccolo e sempre in movimento: gruccioni e colibrì), nonché a un ben dato tipo di Fotografia di Moda.
Vi posso assicurare, senza paura di venire smentito, che si fa fior di Fotografia professionale anche scattando edifici, arredamento di interni, fotografando prodotti con tecniche macro. Vi è, anche, chi nell’ambito della Fotografia di Moda scatta anche mosso, o fuori fuoco, o usa macchine di Largo Formato con tecniche di Light Painting, dove l’autofocus, signori… non esiste. Guardatevi i lavori del grande Paolo Roversi, tanto per fare un esempio, e rendetevi conto.
E quando avete una commissione pagata per coprire un concerto al chiuso e il vostro AF non funziona più tanto bene? E quando, di lavoro in lavoro, succede di urtare l’obiettivo o danneggiare la macchina (quando si lavora l’attrezzatura si può rompere sul più bello, è un dato di fatto), e la macchina e l’obiettivo funzionano, tranne che per il benedetto Autofocus? Il fotoamatore magari dovrà rinunciare alla commessa, il Fotografo invece scatterà focheggiando in manuale, portando comunque a casa la pagnotta – dimostrando oltretutto professionalità.
Posso anche spaventarvi con questo argomento, siete pronti?
Quanto pensate durerà la disponibilità a pagare bene un qualsiasi fotografo, a livello mondiale, da parte dei committenti, quanto la “fotografia computazionale” e l’intelligenza artificiale che già hanno cominciato a far capolino anche in questo mondo, avanzerà oltre? Quando ci saranno strumenti elettronici e/o informatici capaci di fare tutto il lavoro con un solo click? Chi continuerà a venire ben pagato per il proprio lavoro: il Fotografo viziato dagli automatismi della propria attrezzatura, o il Fotografo che sa andare in manuale, che sa inventare soluzioni quando l’affidabilità della propria attrezzatura viene meno? Chi sa creare L’errore calcolato?
Quindi, a chiunque sia alle prime armi con la Fotografia dico: imparate a mettere a fuoco in manuale. Si faceva un tempo, lo faccio io nella mia pratica, lo potete imparare a fare anche voi. Non c’è modo migliore per imparare la fotografia che scattare in manuale.
E con questo amichevole consiglio dal vostro umile praticante di Fotografia, ti saluto – caro lettore – e ti rimando alla prossima, spassosa, diatriba dal luminoso mondo della Fotografia.