Sulle modelle 2 (Panoramiche #9b)
Introduzione
Abbiamo accennato, nella precedente puntata, come le modelle siano fondamentali per costruirsi un Portfolio degno di questo nome, che va bene anche cominciare mirando a soggetti meno impegnativi (economicamente in primis) come parenti e amici, ma che lo studio, la pratica sono essenziali e portano inevitabilmente a cercare soggetti capaci di dare un contributo all’immagine finale.
Abbiamo anche già affermato che, se pure la fonte principale da cui attingere sono le costose agenzie di modelle, esistono altre soluzioni: social e siti specializzati nell’incontro fra domanda e offerta fra fotografi, modelle e altre figure del settore immagine.
Detto ciò, però, resta una domanda a cui dare risposta, quella che impegnerà tutto il presente articolo.
Come si contatta una modella?
Per cominciare occorre avere già fatto almeno qualche ritratto da esibire al momento di presentarsi. Potrebbero anche non essere foto “da Portfolio”, ma provenire da modelsharing, workshop veloci, scatti fatti in casa a parenti e amici, come anche da corsi di Fotografia generalista e meglio ancora ritrattistica. Il tutto serve perché la modella possa valutare a che livello si è.
Quindi, scattare in modelsharing non servirà magari a farsi il Portfolio, ma può essere un inizio di pratica e se si ricavano scatti interessanti da queste occasioni, per lo meno possono servire per intendersi al momento di presentarsi a una modella.
Come già detto, esistono modelle di livello e di esperienza diversa. Alcune sono alle prime armi (non totalmente agli esordi, ma con un’esperienza limitata) e possono accettare di scattare in collaborazione sotto la formula del TF. Altre, magari, che hanno già più esperienza e competenza, possono comunque accettare di scattare in low budget [1].
Quando ci si presenta a una modella, perché per esempio si è visto su un gruppo Facebook un annuncio di disponibilità a posare, si contatta la modella in messaggio privato, presentandosi educatamente e fornendo il link alla pagina web ove si espongono i ritratti che si sono fatti e chiedendole se è disposta a scattare insieme in TF o in low-budget.
Bisogna presentare almeno un quattro/cinque foto di ritratto e ciò perché – cominciamo a farci l’abitudine – un fotografo, di qualsiasi livello, afferma completamente il suo “io sono” esponendo il proprio Portfolio. Nome/Cognome e basta non va bene e non serve se si sta contattando privatamente una persona per chiederle di posare, le si sta solo facendo perdere tempo. Il Portfolio (per quanto incompleto, iniziale) è la chiave. Il Portfolio è molte altre cose, ma ne parleremo un’altra volta. Vi basti sapere che se volete fare sul serio in questo settore, dovete farvene uno.
Bisogna imparare ad aspettare prima di entusiasmarsi troppo
Questo è un errore che si tende a fare per inesperienza e che ovviamente ho fatto personalmente in più occasioni e vorrei risparmiarvelo. Se, al primo contatto infatti, una modella si dichiara disponibile a scattare, ciò non vuol dire ancora che si arriverà per forza di cose a concretizzare con lei il progetto.
Accordata una disponibilità generale, restano ancora da determinare altri elementi – tutti fondamentali per la buona riuscita di uno shooting: stabilire l’idea dello scatto (quale genere di ritratti si intende fare, in quale location, con quale tipo di luce), l’outfit ed eventuali accessori che la modella indosserà, ma soprattutto il perché li deve indossare (cioè: quale emozione si vuole trasmettere con gli abiti e le pose, vale a dire il così detto Look&Feel), tipo di ambiente in cui si scatterà, infine data e orario dello shooting.
Quando si arriva a scambiarsi i numeri di smartphone per continuare a tenersi in contatto via Whatsapp, in vista dell’incontro nella location concordata allora è fatta.
Forse.
Possono ancora arrivare le cavallette in verità, e poi può capitare anche una terribile inondazione e magari la lavanderia potrebbe tardare a pulire il tight.
Ovviamente scherzo, ma i contrattempi che possono ritardare o rovinare del tutto l’organizzazione di uno shooting sono sempre dietro l’angolo. Va bene e bisogna accettarlo.
Se può essere di consolazione, gli appuntamenti non vanno a vuoto solo ai praticanti che ancora devono ultimare il loro primo Portfolio, capita anche ai professionisti con una crew ingaggiata e uno studio già prenotato e progetti importanti (e ben remunerati) da realizzare. Un professoinista provvede al rimpiazzo veloce e non si scompone.
Inoltre, a volte è necessario fornire alla modella un documento chiamato Moodboard, che non è altro che il canovaccio del progetto e ne stabilisce l’idea generale, il tipo di abiti ed eventuali accessori, quali luci e quali inquadrature si pensa di effettuare e altro. Un tipo di documento che si usa normalmente nel mondo della Moda e che ho imparato a stilare nel corso di Fotografia di Moda e consiglio a chiunque voglia seguire il mio medesimo percorso di fare altrettanto.
Nella contrattazione per uno shooting, però, la mia personale esperienza non consiglia di partire a consegnare subito un moodboard a una modella che non si conosce. Potrebbe essere troppo. Qualche modella preferirà accordarsi con un’idea molto vaga e generale di shooting e se si vede piombare addosso un piano per un progetto già molto definito come quando si presente un Moodboard, si può anche intimorire e sparire. Va bene e bisogna accettarlo.
Altre, invece, possono proprio chiederlo. Anche perché, ovviamente, anche se la modella è disposta a una collaborazione TF, non è che sia disposta a perdere il proprio tempo. I livelli di verifica, vedete, possono non finire mai, la capacità di buttare giù un buon Moodboard può essere una di queste prove supplementari.
Vi confesserò a tal proposito, l’anno scorso sono andato dietro a una modella per tre mesi – se non quattro. Le ho proposto idee semplici da realizzare in un parco milanese, poi un moodboard completo per un progetto da realizzare in studio, ho provato sempre a venirle incontro. Alla fine, quando oramai ci avevo rinunciato, lei si è fatta viva e mi ha concesso un’ora per una sessione alquanto improvvisata ai navigli. Perché? Perché non era sicura che il tempo che mi avrebbe concesso sarebbe stato ben speso, che le avrei consegnato poi delle immagini abbastanza buone. Anche questo, accade, va bene e bisogna accettarlo.
Vi sono, inoltre, modelle abituate a scattare in studio con gli strobi [2], che hanno difficoltà ad apprezzare l’idea di andare in un parco al tramonto scattando unicamente con Luce Naturale. Posso tranquillamente dire che, così come ci sono fotografi che amano scattare principalmente in Luce Naturale (come il sottoscritto), altri concepiscono solo i look ottenuti con l’uso di luci artificiali, lo stesso vale per le modelle.
Vedete, una modella – anche se alle prime armi – potrebbe legittimamente ritenere che scattare in studio, con flash sia “professionale”, mentre gli scatti realizzati per strade, piazze e parchi, senza flash, le potrebbero sembrare troppo “poveri” e quindi una perdita di tempo. Ancora una volta, va bene e bisogna accettarlo.
Le condizioni atmosferiche, poi, sono un altro elemento che può inficiare un’organizzazione che sembrava procedere su binari ben solidi. Dopotutto, una modella abituata a posare in Luce Naturale in città o in un parco, se piove non è detto (anzi, dalla mia esperienza direi che è raro) si adatti a scattare in studio. Sino a ora, io personalmente, non ho mai trovato una ragazza disposta a scattare con la pioggia, nemmeno se le ho proposto di posare lei in una macchina, o dietro la vetrina di un negozio, e a scattare fuori, sotto la pioggia, sarei dovuto rimanerci io.
Con la pioggia, che vogliamo farci, il trucco si rovina, i capelli possono patire, umore e motivazioni soffrono. Un’alternativa, in casi simili, potrebbe essere scattare in appartamento, sfruttando la luce che filtra dalle finestre. Anche qui, bisogna vedere se la modella è disponibile. Potrebbe non esserlo. Nel probabile caso, va bene e bisogna accettarlo.
Vedete, quindi: arrivare a concretizzare un progetto non è cosa banale. Sia prima, che durante la fase di scatto (che toccheremo in un’altra parte del presente articolo), chiedere alla modella cosa si sente di fare, se si sente a suo agio a posare come le si chiede di fare, è un atto dovuto.
Qui sta il punto: il ritratto, in nuce, è la risultante del rapporto fra Fotografo e Modella.
Non per niente, è risaputo, la Ritrattistica è uno dei generi più complessi della Fotografia, se non il più difficile in assoluto, ma dopotutto: più alta è la difficoltà, più alta la soddisfazione a riuscire.
Fare un annuncio di ricerca per modella in TF
Dati tutti i contrattempi sopra citati, i quali causano il ritardo nella costruzione di un Portfolio nonché una certa quantità di frustrazione, prima o poi ci si mette a cercare annunci sui social, ma se anche da quelli niente di buono esce fuori non si può fare altro che produrre un annuncio e presentarlo in siti specializzati.
Non è che sia così difficile farne uno, ma nel caso vi sia bisogno di un’ispirazione semplicemente si deve indicare il tipo di ritratto che si intende fare (street, in ambiente naturale, fashion, beauty, etc.), la zona dove si intende farlo, magari ci si presenta anche col solito metodo: nome, cognome più link al portfolio, o altrimenti sui gruppi Facebook si posta qualche foto dai lavori precedenti, infine si dice in quale modalità si vuole scattare, TF, low-budget, o la cifra (se si vuole) che si è disposti a pagare.
Credo di aver scritto abbastanza per questa seconda parte.
La prossima settimana affronteremo il momento della realizzazione dello shooting, delle condizioni di scatto diverse e cosa comportano, della liberatoria fotografica e della differenza, anche in fase di post produzione, fra collaborazioni e scatti per cui si è pagato.
Nel frattempo – penso e spero – ricomincerò a fotografare con modelle – se, ovviamente, tutte le costellazioni e i pianeti si allineano e mi conferiranno l’opportunità di provare le mie capacità e di fornirvi sempre della Belle nuove da ammirare.
Ad Majora!.