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Sulle modelle 3 (Panoramiche #9c)

Introduzione
E così ce la si è fatta. Avuto il primo contatto positivo con la modella si è stabilito un dialogo che ha fissato le condizioni di scatto, il tipo di progetto da realizzare e il come realizzarlo. Scansati giorni piovosi e le invasioni delle cavallette, ora si ha il suo numero di smartphone e ci si tiene in contatto via Whatsapp. Siamo di fronte alla scrivania con tutta l’attrezzatura pronta a venire caricata in borsa prima di uscire. Ne consegue una prima domanda:

Andrew Neel on Unsplash.com

Cosa portare?

In primis la testa, il cuore e spirito. Prima di tutto la considerazione e il rispetto per il soggetto che si va a fotografare, insieme col desiderio di elevarla a una dimensione congelata ed eterna nel tempo. Si vogliono creare foto memorabili, uniche, emozionanti. Non si parte certo per andare a un simile appuntamento con lo spirito del “tanto per fare”.

Suggerisco, vivamente, a questo proposito, di andarsi a guardare la puntata del Photo Factory Modena con Toni Thorimbert. Non è un genere semplice questo, ed è bene che se ne abbia coscienza.

Soggetto e Fotografo, prima dello scatto sono creature diverse da quelle che scatteranno – in sintonia – insieme, così come ancora diverse saranno una volta ultimato la sessione di scatto. Entreranno nel bagaglio del Fotografo nuove casistiche e reazioni a spunti, tecniche e idee che dalla volta successiva egli potrà richiamarle alla memoria per reagire prima e meglio alle più svariate situazioni. Si cresce professionalmente, insomma.

Chiaro è, questa attività può e deve essere percepita come un divertimento, ma ci si deve intrigare nell’inquadrare la modella, suggerirle pose, incontrare e sfruttare spunti che appaiono/scompaiono, farle vedere gli scatti dallo schermo della macchina, perché così poi ci si coordina meglio. E poi, ovviamente c’è l’altra metà dell’opera che deve divertire: la post-produzione.

Alex Iby on unsplash.com

Prima di decidere cosa portare allo shooting, poi, proprio per fare una scelta accurata, bisogna conoscere bene i propri mezzi, pregi e limiti, vedere poi l’effetto che fanno in uso.

Per il resto, i consigli tecnici lasciano un po’ il tempo che trovano. Ci sono fior di Fotografi che non fanno ritratti con obiettivi più grandangolari del 28mm e più tele del 50mm. Altri spergiurano che si devono utilizzare solo lunghezze focali fra gli 85 e i 135mm, ma è possibile trovare chi si diverte un mondo usando – sempre per i ritratti – obiettivi grandangolari o teleobiettivi spinti (200 o 300mm).

Alcuni pregiano lenti super risolventi già a tutta apertura, ma chi fa Moda, magari, non necessità né di grandi aperture, né di un eccesso di dettaglio. Qualcuno crede che l’avanzamento tecnologico nella costruzione degli obiettivi porti solo a fotografie sempre migliori. Per tanti altri, però, la qualità degli obbiettivi di una volta è peculiare e andata perduta.

Tutto sta nel sapere cosa si vuol fare, quale risultato finale ottenere. Quale look imprimere nello scatto. Quale Feel esso debba trasmettere.

Prima di uscire a scattare, infatti, bisognerebbe avere una cultura di film e servizi fotografici e video musicali delle varie epoche. Spesso per ottenere la “voce del brand” richiesta, si fa riferimento a un’epoca particolare dei trend fashion, a qualche film e a dei gruppi del tempo.

Per non parlare del fatto che bisogna conoscere i comportamenti della Luce, che sia Naturale o ambientale o artificiale. Come Luci e Ombre possono cambiare forme e colori.

A proposito di Colori, conoscerne la psicologia è importante, è parte del Linguaggio creativo.

Tanti sono gli strati di lettura e interpretazione possibile di un Ritratto, dopotutto, cosa si credeva? Che contasse solo la gradevolezza del soggetto e quanta pelle scoperta se ne ritrae?

Detto ciò, sì, viene l’elenco:

Jakob Owens on unsplash.com

macchina fotografica, va bene; obiettivi – ottimo! Più di uno? Uno solo? Dipende.

Più di una batteria e diverse schede di memoria, certamente.

Flash e stativi, se si usano. Pannelli riflettenti e traslucidi, magari se si usa la Luce Naturale.

Poi c’è il piccolo prontuario del Ritrattista creativo: filtri, gel, sfere di cristallo, prismi, specchi, bombe fumogene, e via discorrendo in un lunghissimo elenco.

Serve inoltre una o più copie della Liberatoria per soggetto adulto, altrimenti minorenne se si sta fotografando un soggetto minorenne – col consenso e sotto il controllo di almeno un genitore. Questa Liberatoria è necessaria perché il Fotografo possa pubblicamente esporre l’immagine del soggetto e va compilata sia che si scatti in TF, che a pagamento.

Conclusioni

Considerate che, secondo almeno la mia personale esperienza, di foto veramente buone in uno shooting ne escono pochine. Si torna a casa con qualche centinaio di scatti, per poi finire a selezionarne una dozzina su cui lavorarci su in post, da cui ne usciranno sì e no quattro prime scelte e altrettante seconde (detto così, forfettariamente). Foto da Portfolio? Se ne avranno mediamente anche meno.

Visto e considerato che un Portfolio contiene dai 20 ai 25 scatti, potete avere una vaga idea di quant’è lunga la strada per farsene uno e cominciare ad affrontare la Gran Prova di presentare questo succo di Vita, Esperienza e Passione ad Agenzie con cui si ha una, e una sola, occasione per farsi valutare.

Ma questo è l’arduo cimento, questo il salato premio nel riuscire – uno su mille (o dieci, magari anche centomila).


E per oggi questo è quanto.

Seguirà, la prossima settimana, la trattazione sulla postproduzione e il rapporto fra questo e la modella fotografata.

A presto quindi, o lettore!





Ad Majora!