Meditazioni Fotografiche 1 - Orientarsi nel mondo della Fotografia di Ritratto
Francesco Coppola
Premessa
Viviamo, da anni, una realtà lavorativa in mutamento. Non per tutti
gli ambiti, certo, ma in Italia almeno, anche per i lavori in diversi
uffici pubblici, come le biblioteche, si fanno concorsi su concorsi
per lavorare qualche mese alla volta e poi di nuovo a fare concorsi.
Per un giovane laureato in materie umanistiche anche intraprendere
carriere come quelle in editoria o come giornalista, rischiano di finire
in un gran buco nell’acqua.
Anche alcuni professionisti, sicuramente i Fotografi di cerimonia, ma
anche Architetti, e altri, trovano sempre più difficile farsi pagare,
perché trovano sempre più clienti che reputano un lavoro fatto,
almeno in parte, al computer come un hobby, non un lavoro, e quindi
meritevole di venire pagato. Sempre più persone tirano sul prezzo,
anche per gli scatti del loro giorno più importante della vita.
Se, d’altro canto, chi ha avviato una carriera come avvocato di studio
affermato, medico con studio privato, ingegnere di alto profilo, e
ovviamente gli economi, non hanno conosciuto granché crisi, per infinite
schiere di miei coetanei e i più giovani, questa è l’epoca della grande
Confusione. Dove al massimo si riesce a ballare per qualche tempo fra
lavoretti di qualche mese in mansioni di basso livello e mal pagate,
magari a ore di automobile da casa. Lavori discontinui, che difficilmente
daranno una pensione decente o anche solo la tanto sospirata
indipendenza economica e anche questi, alla fin fine, perdono di
concretezza.
Una volta esisteva la concretezza del lavoro da dipendente, contro il
rischio della carriera artistica con la sua imprevedibilità.
Oggigiorno è tutto appiattito allo stesso livello.
Una volta il curriculum vitae aveva un significato: cresceva con le
esperienze lavorative fatte. Ora è una barzelletta, già nel 2011 si
toglievano esperienze di lavoro per sperare di venire assunti, al
secondo livello del contratto nazionale delle telecomunicazioni, in
un qualche call center. Una volta dentro ti scoprivi collega di tanti
altri laureati, di ogni età e di ogni corso di laurea (anche di
ambito medico scientifico cioè) Ah, in gran parte, anche i call center
hanno delocalizzato fuori nazione, quindi pure quella realtà, già mal
pagata, non esiste più.
Inventati un mestiere, si dice in questi casi. Facile a dirsi senza
capitale di accesso e con le nostre banche. Avete notato che di
recente hanno cominciato a vendere in edicola una serie di
modellini da montare per dei trattori? Trattori, capite? Siamo
tutti braccia rubate alla terra e lo saranno anche quelli che
verranno dopo di noi.
Aggiungiamoci che, crescendo così e in questo contesto, si finisce via
via più isolati, si patiscono maggiormente eventi della vita, come ad
esempio: una lunga malattia di un genitore e il suo trapasso, la fine
ignominiosa di un rapporto iniziato con tanta gloria e speranza.
Ne esce, forse, così la ricetta perfetta per un aspirante fotografo che da
una serie di grandi dolori cerca la propria redenzione nel pur difficile
mondo della Fotografia professionale in generale e in quella di Ritratto
in particolare, nel mio caso specifico. Non certo un compito facile.
Questo perché, se c’è proprio il bisogno di spiegarlo, carriere come
questa non hanno percorsi di formazione precisi. Sì, siamo pieni di
accademie (alcune con costi stellari) ma vi assicuro, non si esce come
Fotografi professionisti da lì. Imparare la tecnica, avere qualche contatto
giusto, sono tutte cose che aiutano ma non sono fondamentali. Non mi
risulta, oltretutto, che grandi Fotografi italiani a noi contemporanei e
– più o meno coetanei – gente come Alessio Albi, per dire, siano passati
dalle esose accademie. Nei miei corsi formativi alla Bottega Immagine ho
visto gente incominciare a lavorare nel campo fotografico, proveniente da
altre carriere, come quella dell’infermiere per esempio.
Da un altro punto di vista, non ci sono più da noi le grandi riviste che
tengono una crew di fotografi interna. Sì, esistono ancora pubblicazioni
come Vogue, ma non è quella stessa testata degli anni ottanta che poteva
assumere un fotografo promettente. Solo in Francia, per quel che riguarda il
Ritratto, vi sono realtà simili. Conoscete il francese? Potreste farci un
pensierino. Ma no, in Italia non esistono più – da tempo – realtà simili.
E poi, come ultimo chiodo a chiudere la bara accademica: quel che conta
il Portfolio, e quello deve solo mostrare quel che siamo capaci di fare. Non
contano cose come i posti dove si è studiato, l’età, e altri particolari che
rendono uno brutto scherzo i curriculum vitae. No, il Portfolio non ha
barriere di lingua e all’Officiel Paris, si può finire anche partendo da un
paese di periferia italiano.
Quali rotte di avvicinamento alla professione fotografica ci sono, oggi?
Cosa può dare maggiori chance di farcela, fra corsi in presenza oppure
on line, partecipare a concorsi, a club in presenza oppure forum sul web
fotografici. Puntare sull’ultimo corpo macchina iper tecnologico di alta
gamma, o no?
Uno stralcio di vita
Hinterland settentrionale di Milano, fra fine novembre e inizio dicembre
2021.
Ero impegnato con lo sviluppo delle ultime fasi del modelshoot con
Mia Carvene, dividendomi fra impegni per la famiglia, passeggiate
terapeutiche mattiniere e ore passate davanti al pc, sviluppando scatti
in Photoshop e varia attività social sul web.
Ciò accadeva quando ho ricevuto una mail da mio fratello maggiore,
con in allegato una proposta di lavoro per fotografi in uno studio di
Fotografia Commerciale in provincia di Pavia. La paga, oltretutto, non
era male: 20k euro l’anno. Così, quasi contagiato dall’entusiasmo con
cui mi era stato presentato l’annuncio, vado a leggere sul sito dello
studio il dettaglio della posizione aperta.
Lì, alla voce dei requisiti per candidarsi c’era la richiesta di avere una
comprovabile esperienza di anni di lavoro in altri studi commerciali,
mentre alla descrizione dell’ambiente di lavoro, esso era descritto
come altamente competitivo e di veloce esecuzione.
Traducendo: un posto di lavoro ove entrare in azione il prima
possibile e senza dover dedicare un’altra persona a farmi da tutor,
lavorando in autonomia e con profitto prima di subito, quindi.
Cosa potevo vantare io, sino a quel momento, per candidarmi a
una posizione simile?
Ho studiato per anni in uno studio fotografico a Milano, lì ho
Casini. Ho studiato sia Fotografia di Moda, che l’uso di macchine
fotografiche di Grande Formato e la pratica di sviluppo in Camera
Oscura.
Sino ad allora avevo ricevuto diversi tipi di apprezzamento per i miei
ritratti su alcune piattaforme social che utilizzo da tempo o dallo storico
forum (inserire link alla mia pagina degli scatti più votati su juzaphoto) di
cui sono supporter.
Ho quindi accumulato alcuni complimenti del seguente tenore.
Diversi utenti su Instagram, inoltre, hanno ampiamento apprezzato molte
mie foto,
Per non parlare delle condivisioni di alcuni miei ritratti sugli account delle
riviste quali Marvellous Portraits e Glamour Affair addicted.
Infine, del tutto a sorpresa, in tarda estate sono stato contattato da una rivista
per rilasciare loro una mia intervista.
Con anche una raccolta (non Portfolio) di 20 scatti miei raccolte in un video.
Tutto questo però non è abbastanza: non basta saper gestire un
set, interagire con le modelle, saper svolgere una post
produzione con un workflow concordato con il cliente. In un
contesto professionale come quello si richiedono velocità di
esecuzione (la quale richiede pratica e mezzi per ottenerla),
anche un controllo preciso dei colori che io attualmente non
possiedo. Si tratta di saper gestire la matematica alla base di
Photoshop e sapersi destreggiare con Capture One che per la
gestione dei colori è lo standard del settore.
Non solo non posso vantare, però, competenze di alto livello, ma non
ho ancora fatto il mio Portfolio, quel magico pezzo di lavoro che, al
contrario di un curriculum vitae, non cita età, studi fatti, provenienza
geografica. Con un Portfolio ben fatto e validato, potrei accedere in
una posizione junior in uno studio, anche come quello dell’annuncio
di cui sopra.
Più di 10 milioni di follower su Instagram,
più dell’ultima ammiraglia ipertecnologica
dei soliti brand, più di complimenti di gente
comune (che sono sicuramente sempre
graditi, non fraintendetemi) e anche
fotoamatori, prima ancora di espandere i
miei orizzonti (come prevedo di fare, prima
o poi) dotandomi anche di un corpo macchina
Medio Formato, prima e al di là di tutto ciò,
la via unica che so essere necessaria per
puntare alla professione fotografica è quella
di completare il Portfolio e farlo validare in
Letture professionali.
Conclusioni
Dopo aver passato, dal giugno 2018 all’ottobre 2021 mesi su mesi a
organizzare, realizzare e sviluppare ritratti, il 2022 sarà l’anno della
valutazione del lavoro sin qui fatto.
Sarà, con ogni probabilità, un anno tosto, di cambiamento – forse.
Non ancora, magari, quello del pieno successo, ma nel complesso
di crescita. Non sarebbe affatto male, ci metterei la firma.
Auguriamocelo, quindi, un anno che per quanto duro possa essere,
ci porti crescita professionale, apertura di orizzonti, sorvolare
frontiere.
Auguri!
Vi saluto e ci leggiamo al prossimo mese per una nuova
meditazione.
Nel mentre, state attenti e tenetevi al sicuro!
Per Aspera ad Astra!