Progetto I - Nuova workstation, pt. 6
Francesco Coppola
Ebbene eccoci, vi scrivo per la prima volta dal mio nuovo computer
– finalmente assemblato e configurato a puntino. Suonino le trombe,
si spargano petali di rosa e conflagriamo festini di ebbra felicità.
Nuncio Vobis, gaudio magnum che dall’unione di
AMD Ryzen 5 5600x,
MSI MAG X570 Tomahawk WIFI,
G.Skill Ripjaws V 16gb (8x2) F4 3600mhz cl 16 (t 16 16 16 36)
Noctua NH-U12S Chromax (più Noctua NF-F12 aggiuntiva)
Sabrent Rocket Q Nvme m.2 500gb
Samsung 980 Pro Nvme m.2 500gb
Seagate Firecuda 2 TB Hard Disk
Corsair RM 750W
Palit Geforce GTX 1650 4gb gddr6
Lian Li Lancool II Mesh – performance
Sandisk Extreme Pro SD UHS II USB Reader
Ha preso vita
Light Chaser,
la mia nuova workstation per sviluppo fotografico.
Bastava, quindi, raccogliere i vari pezzi della build, trovare e
chiamare un tecnico per l’assemblaggio e tutto sarebbe andato liscio?
Non esattamente. C’è molto da raccontare, ancora.
Gestazione lunga, parto complicato
In precedenti puntate di questa semestrale ricerca di componenti vi ho
raccontato di spedizioni perse (tre volte su tre diversi prodotti), di
prezzi di alcuni prodotti andati ad allegre signorine, e in generale di
lunghissime attese per le spedizioni che continuavano a tenermi inattivo,
con tutta la voglia di fotografare e di progredire con la mia passione che
sono stato costretto a tenermi dentro, senza poterci fare niente per tutto
quel tempo.
Detto ciò, una volta che si affida tutto il materiale raccolto a un tecnico per
l’assemblaggio, bisogna considerare che vi sono concezioni ed esperienze
diverse nell’uso di un pc che possono creare contrattempi imprevisti. Per
anni, dopotutto, la scelta di riferimento per la configurazione di un computer
era basata su processori Intel. A lungo i fattori di surriscaldamento non sono
stati considerati un problema. Inoltre, la gran parte dei computer costruiti
vengono usati per semplici compiti da ufficio. Macchine che non dovevano
affrontare compiti grafici più impegnativi di una presentazione in Power Point.
Altrimenti, l’altra grande porzione di computer che è stata nel tempo
assemblata è il tipico computer da gaming, sicuramente più adatto a compiti
grafici del precedente, ma non certo il tipo di macchina votato eminentemente
a un lavoro con programmi di editing d’immagine. Un gaming pc performante
potrebbe produrre progetti fotografici e videografici senza problemi… tranne
per il fatto – niente affatto trascurabile – che nell’ambito dei lavori sulle
immagini, è necessario essere dotati di monitor dalla adamantina fedeltà dei
colori, cosa che tendenzialmente i gamer (soprattutto se interessati
principalmente a generi come gli e sport e agli sparatutto frenetici) non
considerano.
Ne consegue che, se un tecnico con lunga esperienza da sistemista aziendale,
potrebbe non comprendere le scelte che gli indicate, possibilmente neanche
le raccomandazioni su come configurare il computer. Magari, se mesi fa fosse
stato possibile uscire dal proprio piccolo comune, ci si poteva affidare a un
negozio specializzato nella compravendita di hardware, ma il mio paesino non
ne è fornito e non potevo uscire dai suoi confini.
Così, quel tecnico, potrebbe non comprendere il perché di tutte le ventole che
avevo comprato. Non apprezzare tutta la spesa in due ssd piccolini, di cui uno
più prestante e costoso. Potrebbe dirvi che avreste fatto meglio a prenderne
uno più ampio, economico e impiegare quanto risparmiato per avere 32gb di
RAM invece di soli 16. (Quindi, cosa avrei dovuto fare, una partizione su un solo
SSD? Puah! Improponibile!) Un simile professionista potrebbe ancora
sconsigliarvi di praticare alcun overclocking.
Potrebbe essere veloce ed efficiente nell’assemblaggio e fornirvi il nuovo pc,
tutto completo e pronto a partire, con tanto di Windows e MS Office installati,
con un cable management di buon livello.
Certo, però, poi non installarvi tutte le ventole che avevate acquistato. L’ssd
più performante per cui avevate tanto investito, prefiggendovi di adoperarlo
per i programmi di fotoritocco, ve lo trovate invece adoperato per il Sistema
Operativo e l’uso generalista – obbligandovi così a pianificare nel medio
termine, così, non solo l’upgrade di processore e scheda grafica, ma anche
dell’SSD di lavoro.
E nel consegnarvelo, questo tecnico potrebbe dirvi:
Ah poi, non fare overclocking di alcun tipo, non ne vale la pena.
Ora, uno che può fare a questo punto? Soprattutto dopo tanti mesi di attesa
per poter riprendere la propria attività fotografica?
Io, personalmente, ho iniziato a usare il computer, ho fatto il passaggio di
quasi 700gb di archivi fotografici e altri file di varia natura dal l’ssd esterno che
ho e noto come già i tempi di trasmissione dei file, dal Toshiba al nuovo pc è
infinitamente più veloce che dal vecchio computer al l’ssd esterno.
La stessa quantità di materiale ci ha messo almeno 5 ore per passare dal
vecchio pc all’ssd esterno, un tre quarti d’ora dal drive esterno al nuovo pc.
Ho iniziato a fare un po’ ordine, a scaricare il client di Adobe Creative Cloud e
mi è sovvenuto un sospetto: visto che il tecnico si è preso certe libertà, chi mi
assicura che abbia fatto tutto quel che gli avevo chiesto di fare, dal lato del
Bios e della configurazione della memoria RAM?
Ciò perché, se non doveste saperlo, le memorie DDR4 vengono vendute con
una certa velocità (o frequenza), che nel mio caso è 3600mhz, ma da appena
installate, queste vanno a 2133 MHz, perché quella è la velocità di base di
questa generazione di memorie. Tutte le DDR4, appena installate, hanno una
frequenza bassa. Passare quindi da 2133 MHz, a 3600mhz è tecnicamente
già per sé stesso un overclock. Ricordavo la raccomandazione del tecnico:
“non fare alcun overclock, non ne vale la pena”.
Così ho riavviato il mio nuovo computer e sono passato al BIOS, ossia il
programma di gestione della macchina. Lì ho appurato che la frequenza a cui
stavano andando le mie memorie erano ancora quella di base. Con un “e lo
sapevo io”, ho abilitato la funzione chiamata Extreme Memory Profile (XMP),
per portare le mie memorie alla frequenza per cui le avevo profumatamente
pagate. Salvati i settaggi esco dal bios.
Il mio monitor rimane nero. No HDMI signal, afferma il mio monitor. Il pc è fermo,
morto. Il computer, quel bestione da quasi 15kg di peso e discreta stazza, che mi
è costato poco meno di duemila testoni, così come era, risultava inutilizzabile. Ho
provato a riavviare, a maneggiare con i comandi del monitor, a passare da cavo
HDMI a cavo Display Port. Niente.
Doglie
Sono rimasto per lunghe decine di minuti fermo a guardare questo mastodontico
blocco di metallo e vetro, chiedendomi cosa fare.
Le opzioni che avevo a quel punto erano, in primis, considerarmi del tutto incapace.
Ho studiato Storia all’università, cosa ne posso sapere mai di faccende tecniche?
Non è il mio campo. Avrei dovuto chiamare di nuovo il tecnico per ingiungergli di
venire a riprendersi il pc e rimetterlo in sesto, facendo tutto quanto gli avevo
chiesto di fare, overclock delle memorie incluse.
Oppure potevo considerarmi quella persona che, nel tempo, mi sono dimostrato
di essere: qualcuno che è sempre capace di apprendere cose nuove e che è
proiettato verso il futuro e non un tipo ancorato a un passato che non esiste più.
Un uomo capace a risolvere imprevisti. I Fotografi, in effetti, devono sviluppare
una capacità da ‘mr Wolf’, dopotutto.
Così, adoperando lo smartphone, mi metto a cercare su Google le possibili cause
di quanto successo al mio computer. Salta fuori che quanto è successo al mio pc è
un comportamento che può capitare nelle schede madre quando si effettua un
overclock che la stessa non regge.
Per risolvere il problema bisognava, però, fare un reset della scheda madre e
riportarla al suo stato di fabbrica. Per effettuare un simile compito vi sono metodi
diversi, alcuni operabili nel caso il problema sia costituito da schermate blu della
morte o continui riavvii. In tal caso il segnale video c’è, si può quindi andare in BIOS
al riavvio e sistemare i problemi da lì.
Non era il mio caso, però. Se non si ha segnale video, i metodi restanti prevedono
di mettere mano sulla scheda madre, o togliendo dal suo alloggiamento la batteria
del CMOS, cosa che resetta la memoria della scheda madre – ma la mia scheda
madre ha un posizionamento di quella batteria poco felice e non sembra, per come
è allocata, che il costruttore abbia pensato tanto a risolvere i problemi in quel modo.
L’altro, ultimo, metodo, prevede l’uso di un cacciavite da porre fra due dei tanti pin
che costellano la scheda madre. Quelli indicati con la sigla JBAT 1.
A quel punto mi potevo considerare fortunato da un lato, perché avendo scelto il
Lian Li Lancool, così facilmente accessibile al suo interno, che arrivare alla scheda
madre non è certo un problema. Dall’altro: valli a trovare i pin specifici che in quel
modo così artigianale vanno collegati.
Sul manuale della scheda madre esiste uno schema dei pin, e c’è l’indicazione che
mi serviva con l’ubicazione del gruppo denominato JBAT 1, peccato che quello
schema fosse semplificato e generico, probabilmente utilizzato per diversi modelli
del produttore. Dovevo mettermi io, con i miei occhi non proprio acuminati, a
scrutare con la torcia dello smartphone a cercare l’eventuale presenza di lettere
indicanti i vari gruppi di pin. Inizialmente non mi sembrava vi fosse scritto niente.
Poi mi sovviene il mio vecchio trucco che utilizzo in situazioni di difficile
visualizzazione. Così accendo tutte le luci disponibili in camera e uso il modulo
fotocamera del mio smartphone per fare la migliore foto possibile alla scheda,
nella zona bassa. Questo per poi andare nella galleria del telefonino e fare
pinch-to-zoom con le dita e, per fortuna, ecco apparire le scritte sulla scheda.
Non mi restava che porre un lungo cacciavite fra quei due pin, in modo da
collegarli (cortocircuitarli?) per una ventina di secondi. Così fatta con tutta la paura
che avevo di sbagliare e rompere tutto. Per fortuna non forzai, piegai, distrussi
niente.
Chiudo perciò tutto, posiziono il computer nella sua posizione operativa, lo collego
e lo riavvio. E quello si accende! Funziona! Operazione perfettamente riuscita!
Primi vagiti del pargolo
Così, sono riuscito ad avere di nuovo un segnale video. Il computer è tornato
a funzionare tranquillamente. Unico problema rimanente era che la scheda
madre stava funzionando come se appena uscita dalla fabbrica, con ogni sorta
di problemi che potevano uscire a breve e medio termine.
C’era da fare gli aggiornamenti, del BIOS e dei vari driver. Altro aspetto che
dovevo andarmi a studiare. Per fortuna non c’era nulla di complicato da fare,
anche perché il software di MSI detto Dragon Center permette
l’aggiornamento direttamente dal web e poi aggiorna lui in automatico il
BIOS.
Continuando a studiare cosa altro c’era da aggiornare viene fuori che conviene
aggiornare, separatamente e scaricando i driver direttamente del sito AMD,
anche il Chipset, vale a dire quella sezione della scheda madre che si collega
direttamente al processore. Cosa che faccio.
A quel punto compio la stessa operazione per Windows e per i driver della
scheda Madre.
Tutto quanto sopra descritto svolto, era tempo di tornare al BIOS e ripetere
quella operazione che aveva causato il primo scombussolamento del computer:
la configurazione della frequenza della memoria RAM, abilitando l’XMP.
Cosa che riesce tranquillamente, senza un singolo singhiozzo da parte del
sistema.
Cosa che mi fa sorgere la domanda: ma il tecnico, esattamente, cosa avrà
aggiornato del mio sistema prima di darmelo per pronto?
Comunque. C’era ancora da configurare Photoshop. Perché non è che basti i
nstallare Photoshop CC 2021 per partire, così come se niente fosse. Vi sono
settaggi da impostare anche lì (lo spazio colore in cui si lavora, per esempio,
oppure la quantità di RAM di sistema che il programma può utilizzare, e vari
altri aspetti).
Tirata fuori, per la prima volta, dopo tanti mesi, la mia macchina fotografica,
faccio un paio di scatti veloci, a una particolare pizza fatta da mia madre, e altri
scatti al divo di casa, il gattone Mosè, per testare come andava la prima
impostazione di Photoshop che avevo fatto.
Se vi dicessi che è andato tutto quanto bene la prima volta, vi mentirei. Mi ci è
voluto un altro giro di tutorial su YouTube su come configurare al meglio quel
programma, poi, esausto, vado a dormire. Il giorno dopo, riesco a finire di
sistemare tutto e i risultati certo non validi di un’iscrizione alla Agenzia Magnum,
sono le prime prove che la nuova macchina – Light Chaser – è nata ed è pronta
a elaborare scatti di Bellezza e Sensualità.
Conclusioni
Come concludere questo mio lunghissimo excursus?
Compratevi un laptop o un preassemblato, che risparmiate in tempo e stress
(ciò, sempre, badando a scegliere bene un prodotto valido e ben costruito).
Per avere un sistema come il mio magari spendereste qualcosa di più, ma volete
mettere l’assistenza e la garanzia di due anni? La mancanza di problemi da
risolvere?
Io, per canto mio, alla fin fine finissima, sono contento di avere acquisito un
minimo di skills in più, e in un settore tecnico – alla strafaccia di chi pensa che
uno storico possa solo vivere da topo di biblioteca e che gli aspiranti Fotografi
siano tutti giovani che sprecano la loro esistenza giocando al computer.
E, in fondo, non è forse questa l’ennesima concretizzazione che la mia vita è
segnata dal motto
Per Aspera ad Astra?
Difatti lo è.
Aspettatevi, di qui in poi, di nuovo delle Belle!
Progetti passati potranno tornare in cantiere. Nuovi modelshoot e progetti vari
possono cominciare a essere immaginati. Nuovo cammino, con la macchina
fotografica in mano, potrà da ora in poi essere fatto.
Evviva!
A presto!