Portfolio Building II - L'ordine delle idee
Francesco Coppola
Capita spesso a molti di infilarsi in un periodo
di tempo in cui le giornate si succedono con un
dato ritmo: quando il compito dell’oggi occupa
la maggior parte del focus mentale e non si
guarda tanto a cosa potrà accadere domani.
Può essere una fase di grande impegno
e fatica, così come può trattarsi invece di
tratti di tempo dove bisogna alzare il piede
dall’acceleratore e badare all’essenziale:
riempire casa di scorte di cibo e acqua,
ammazzare il tempo fra serie tv e dormite
fuori orario, così come è accaduto durante
la recente pandemia.
Può succedere, ancora una volta, in quei
mesi quando, camminando sulle nuvole
mano nella mano di un partner che si
adora a occhi chiusi e tutto sembra
funzionare senza neanche pensarci, ci si
sente forti, smisurati, inaffondabili.
Insomma, si vive quel sogno d’amore
che un giorno tramonterà in un’alba agre
e polverosa, al buio.
Lo stesso può capitare quando ci si
impegna in un progetto creativo in cui si
deve raccogliere tanto materiale da cui
ricavare un Portfolio capace di venire
apprezzato in un contesto molto saturo
e competitivo.
All’inizio di un simile percorso si possono
sentire tremare le gambe se si pensa
troppo in avanti, al traguardo. Così si
china il capo avanzando a tutta forza,
nonostante le difficoltà, altri compiti
che la vita quotidiana richiede: i dubbi
propri e quelli di chi co sta accanto
(quando, invece di vivere in una famiglia
supportante, ci si trova in una che non
capisce il tipo di sforzo che stai facendo).
Comunque sia un lungo viaggio arriva
sempre a una sua fine.
Prima o poi bisogna mettersi nell’Ordine
delle Idee che la vita sta per cambiare
registro.
Nel mio caso specifico, tutto può cambiare
da fine aprile alla metà di maggio.
Il lavoro sul Portfolio sta infatti procedendo
tanto bene che potrei trovarmi in mano la
versione stampata e a cercare sul web
la disponibilità di sessioni di Lettura
Professionale del mio lavoro entro il 30
aprile (tempi di consegna delle stampe
permettendo).
La prima prova del mio valore effettivo
sul mercato professionale fotografico
potrebbe risultare in un completo fiasco.
Le mie sperimentazioni potrebbero
risultare banali, le mie foto più corrette,
sbagliate; la mia inventiva trascurabile.
Non importerebbero, a quel punto, le
tante ore di lavoro, tutta la passione,
l’entusiasmo, l’anima che ci è messi,
l’essere una ferita deambulante.
Così è, sempre, nei mestieri creativi:
inutile fare il diario di quante parole
si sono scritte al giorno, per gli scrittori,
e di quanti accordi si sono messi in
fila per la prossima canzone del
musicista. Il lavoro eseguito deve
trasmettere la tua energia, la tua
visione, le tue ferite e la tua fame.
Se queste cose non traspaiono, se si è
stati pigri o non sinceri fino in fondo,
allora il suggerimento che si riceve è
quello di scambiare la macchina
fotografica con una zappa e di andare
a coltivare la terra. C’è sempre tanto
bisogno di coltivatori, nessun medico
prescrive di fare il fotografo, invece.
Certo che, a questo punto, cambierebbe
il tran tran delle Giornate di un così
fallimentare creativo. Toccasse in sorte a
me, dovrei assistere all’eclissamento
dell’ennesimo futuro agognato. Ancora.
Oppure, all’estremo opposto, il proprio lavoro
fotografico potrebbe non solo riceverei
complimenti e suggerimenti su dove
presentare il mio lavoro, addirittura arrivare
a stretto giro qualche primo lavoro
professionale.
Quando si fa valutare professionalmente un
proprio Portfolio tutti gli esiti, tanto l’estremo
negativo, quanto l’estremo positivo, sono
possibili.
Credo, nel mio caso specifico, che
con molta più probabilità, la bozza del
mio Portfolio riceverà un medio
gradimento, con magari diversi limiti e
qualche ritratto che da cestinare,
rimandandomi in dietro sul sentiero
precedente, a ideare, programmare,
realizzare e sviluppare nuovi modelshoot.
Ciò avverrebbe, però, con avvertenze e
guida ricevuta alla Lettura professionale
e non dovrebbe comportare – si spera –
altri tre anni di attività, ma molto meno.
In giugno potrei trovarmi, quindi, a volare
verso Il mio primo set fotografico pagato.
Oppure potrei trovarmi in agenzia
Interinale a sottopormi per l’ennesima
volta alla giostra dei lavoretti saltuari,
mal pagati e intermittenti.
Quantomeno opportuno è che ciò accada in
questi giorni di primavera, dopo anche i due
anni di emergenza pandemica.
Dopo una serie di esami medici (che sto
ultimando questo settimana) per i quali
sembra che stia relativamente bene, ma
salta fuori che ho una forte necessità di
espormi alla luce del sole. Sono infatti
affetto da una estrema carenza di
vitamina D.
Così, questo inizio di aprile, solco la mia
quotidianità sulle onde di questa canzone
dei Rush che mi fa da generale colonna
sonora.
A presto, quindi, al prossimo aggiornamento
sullo stato di avanzamento della realizzazione
del mio primo Portfolio di Ritratto.
Per Aspera ad Astra!