Sviluppo digitale contro sviluppo analogico (Panoramiche #4)

Comincio qui una mia dissertazione personale in tre parti sul rapporto fra Fotografia analogica e Fotografia digitale. Le tre parti saranno: 1, che male vi ha fatto Photoshop?; 2, Jpeg vs RAW; 3, Il sofismo della “Color Science”.

Premessa

Con le recenti sessioni di scatto effettuate mi trovo attualmente alle prese con lo sviluppo di un bel numero di scatti. Inoltre, non è da molto che ho ultimato il secondo modulo del corso di Fotografia Analogica e ho passato alcune ore in camera oscura, alle prese con vari chimici, fissatori e compagnia cantante. Occasione perfetta per affrontare il discorso sviluppo foto in digitale e in camera oscura (o chimico).

Trovo l’argomento “sviluppo fotografico” divertente da trattare, perché avendo solcato i vasti mari della Fotografia amatoriale, ne ho visto in azione diverse delle sue tempeste di dogmatiche opinioni su vari aspetti di questa Arte. Naturalmente sullo sviluppo digitale e il suo programma più famoso, vale a dire Adobe Photoshop, s’è detto di tutto e il suo contrario.

1 - Che male ti ha mai fatto Photoshop?

Dreaming - photo by Francesco Coppola

Dreaming - photo by Francesco Coppola

Sia chiaro che esistono anche altri programmi di ritocco fotografico a computer. Ho utilizzato il nome di un prodotto ben specifico per indicare l’intero panorama non solo dei programmi per lo sviluppo fotografico digitale, ma anche l’attività stessa di usarli, così come è entrato nell’uso comune fra chi discute di questa attività. Fra l’altro Adobe Photoshop è più una piattaforma di elaborazione grafica, che un programma di solo sviluppo fotografico. La Grafica infatti è un campo molto più vasto e complesso - nella sua elaborazione a computer - rispetto allo sviluppo fotografico. Per intenderci: una volta, tanto tempo fa, fui assunto da un’azienda che produceva siti internet per aziende perché avevo messo fra le mie skill tecniche “uso Photoshop fotografico” e mi avevano messo a svolgere mansioni che richiedevano anche competenze grafiche. Furono i giorni peggiori della mia recente vita. Anche solo imparare a fare un logo letterale mi costò una nottata insonne, perso dietro a tutorial on line.

Premesso quanto sopra, c’è chi riduce tutto quel che si fa e si può fare a computer con le immagini, a quegli esempi di cattivo uso di High Dinamic Range (HDR), Contrasti sparati, Cieli assurdi con forti aloni intorno alle superfici confinanti col cielo nei paesaggi, occhi da alieno nei ritratti di modelle, lune gigantesche poste troppo vicino a montagne, e tutto il nutrito compendio di orrori che la “Fotografia Democratica” (vale a dire quella che la tecnologia ha reso accessibili a una massa di persone) ci ha sbattuto contro il muso. Davanti a tutto questo mal uso dei mezzi tecnici che il digitale mette a disposizione, certo, si tende a mitizzare l’era in cui si scattava a pellicola, anche perché allora la Fotografia era un’arte senza ombra di dubbio più elitaria. L’immagine fotografata circolava di meno e sapeva sicuramente meravigliare più facilmente di quanto non accada oggi.

Succede, però, che questo mito dei tempi passati faccia più di un passo oltre il confine del documentato e lecito e cominci a spararle grosse. Così grosse da travisare del tutto la realtà dei fatti.

C’è chi, infatti, da un manto di “sincerità”, “immediatezza” o “naturalezza” che, francamente parlando, la Fotografia non ha mai avuto. Forse, durante l’ubriacatura positivista del primo dopoguerra, l’occhio della macchina fotografica poteva anche essere scambiato per quello della “verità”. Gli anni ‘60, però, li abbiamo superati da un pezzo, suggerisco di crescere e ammodernarsi anche a chi crede a queste svenevolezze.

Nel caso vi stiate irritando col qui scrivente, abbiate la pazienza di attendere che vi mostri un paio di fattarelli, semplici, semplici, come a volte le cose legate alla Luce possono essere. Cominciamo a guardare questo articolo di una nota testata giornalistica, tanto per cominciare ad approcciare il fatto che il ritocco fotografico si è sempre fatto, è sempre stato tecnicamente possibile - sia in fase di sviluppo che anche dopo, sulla foto stessa. Pensiamo, inoltre, alle vecchie foto dei soldati di trincea della Prima Guerra Mondiale, quando si aggiungeva a china qualche tratto per contrastare di più occhi e altri lineamenti del volto, per poi andare alle falsificazioni dettate dagli uffici di propaganda politica, sino alla scoperta “scandalosa”, che certo fotogiornalismo (quella branca dell’Arte che più si è calata nel vanto del ritrarre il “vero”), anche di denuncia, penso per esempio al caso di Eugene W. Smith, il quale faceva posare i suoi soggetti per fotografie che non erano affatto istantanee provenienti dal tessuto sussultante di dolore di qualche, più o meno esotica, realtà.

Ansel Adams, The Negative, snapshot by Francesco Coppola

Ansel Adams, The Negative, snapshot by Francesco Coppola

Non dovessi avervi ancora convinto, non mi resta che citare lui: Ansel Adams, secondo qualche stordito un esempio di "Fotografia senza ritocchi” e perciò stesso “veritiera”. Costui che è il padre del fotoritocco, del Sistema a Zone e autore di diversi libri di tecnica fotografica, scrive a inizio del suo secondo volume – The Negative – le seguenti parole:

Per una stampa fotografica è impossibile replicare la gamma di luminosità della gran parte dei soggetti, e per questo le fotografie sono, in qualche misura, un’interpretazione del soggetto originario.

Gran parte della creatività nella fotografia sta nella gran varietà di scelte che un fotografo ha fra una rappresentazione quasi letterale del soggetto e una libera interpretazione che si allontana dalla realtà dello stesso. Il mio lavoro, per esempio, viene spesso definito “realistico”, quando in realtà la relazione fra i valori di luminanza nelle mie foto sono alquanto lontani dalla rappresentazione letterale dei soggetti.

Io uso numerosi strumenti fotografici per creare un’immagine che rappresenti ‘l’equivalente di ciò che ho visto e provato’, per parafrasare una frase che ho sentito molte volte pronunciare dal fotografo Alfred Stieglitz – il grande fotografo di inizio Novecento.

E ancora

Nella fotografia in Bianco e Nero registriamo un soggetto tridimensionale in (un’immagine) bidimensionale e in scala di grigi. Abbiamo una considerevole libertà per alterare i valori (di luminanza) attraverso il controllo dell’esposizione e lo sviluppo, l’utilizzo di filtri, e altro.

(The Negative – Ansel Adams, 1949. Traduzione mia dall’inglese)

Contrariamente da quanto creduto da certuni, quindi, postprodurre le foto è un’attività di lunga, nobile e professionale storia. Fondamentale è però imparare a farlo correttamente, di modo che allo sguardo di chi vede per la prima volta la fotografia il messaggio insito nella foto vada a stupirlo, senza venire prima frenato dalla constatazione che: “ah, questa è passata da Photoshop”, così come succede quotidianamente ovunque sul globo terracqueo ogni volta che si vede uno scatto pubblicitario rimanendone piacevolmente colpiti.

C’è, piuttosto da chiedersi: non è che tutta la teologica prurigine contro la post produzione non viene piuttosto da pigrizia, dalla mancanza di voglia di spendere tempo a elaborare scatti al computer?

Chiedo così, tanto per.

Questo è quanto ho per ora da dire in merito e ti rimando, lettore, alla prossima puntata di questa discussione che spero anche tu abbia trovato interessante e, chissà, magari divertente.

Ad Majora!

Mitologia dell'Autofocus e utilità del Focus manuale (panoramiche #2)

Avviso:

In questo blog la Fotografia è considerata pari a un luogo, un territorio vasto, ma non sconfinato. Ne consegue che sia in fase di scatto che di sviluppo si può arrivare a ottenere risultati simili e apprezzabili applicando diverse tecniche, attrezzature e modi di vedere. La qual cosa comporta che in questo ambito affermazioni troppo assolute che iniziano per “non è mai” oppure, “devi sempre” sono come porte chiuse, magari ben piantate a terra, ma senza muri intorno e quindi facilmente aggirabili.

Photo by Xuan Nguyen @darthxuan on unsplash.com

Photo by Xuan Nguyen @darthxuan on unsplash.com

 Alla luce di quanto sopra detto segue l’argomento trattato oggi: l’AF (Autofocus), uno dei più grandi mezzi di marketing applicati dai vari marchi di attrezzatura fotografica. Si vantano trilioni di punti di Messa a Fuoco, disposti lungo l’intero area d’immagine e magari anche oltre, con 3D Tracking, Multi Pixel, e sensibilità alla luce da almeno -10 EV. Ah, e poi naturalmente per l’efficacia dell’AF viene anche declamato quanto è migliore un obiettivo rispetto a un altro, con ovvia prevalenza sui “bianconi”, ossia quei teleobiettivi professionali (quelli della Canon hanno colore bianco, di lì il nomignolo) dal costo elevato.

Il tutto: caratteristiche vantate, recensioni e videorecensioni, ma anche le “guerre di religione” fra i fanboys dei diversi brand, serve solo a un fatto: vendere l’attrezzatura più costosa possibile. Una specie di Apple stile applicato alla Fotografia.

Photo by Jakob Owens @jakobowens1 on unsplash.com

Photo by Jakob Owens @jakobowens1 on unsplash.com

Si tratta di uno dei vari armamentari pubblicitari con cui irretire il mitico allocco con ampia capacità di spesa che si reca in negozio fotografico e ben poca cognizione di cosa sia la Fotografia, tranne una qualche desiderosa idea di “poterci fare tanti soldi”. Tali signori sono i beneamati clienti di quei negozi di Fotografia per cui, probabilmente, il qui scrivente non verrà mai chiamato a lavorarci, tale e tanta è presente qui l’attitudine alla vendita. Pazienza.

Cosa c’è di vero, però, sull’utilità di un formidabile e accurato Autofocus?

Se affermassi “nulla”, contraddirei la premessa del presente articolo, quindi starò cauto scrivendo: “qualcosa, ma nulla di troppo serio”.

Non fraintendetemi, però, per un professionista che ha una commessa pagata per fotografare un evento irripetibile, velocità e accuratezza di un comparto AF efficiente è importante. In altri generi, ugualmente professionali e paganti, della Fotografia e per chi è alle prime armi, però questa importanza è assai relativa.

Lasciate che vi racconti un piccolo aneddoto che mi è capitato.

The One Project @theoneproject on unsplash.com

The One Project @theoneproject on unsplash.com

Un paio di anni fa frequentando uno dei tre moduli di formazione sull’uso di Adobe Lightroom in una classe frontale a Milano. In pausa si faceva la classica conoscenza fra fotoamatori: con che macchina si fotografa, cosa piace fotografare, i progetti fatti e quelli in programma. Quando gli dissi che avevo in programma di fotografare un concerto della band rock di un amico, in uno spazio per concerti, con un vecchio 135mm degli anni ’70, il mio compagno di corso – inviatomi probabilmente dagli Dei della Luce e delle Ombre – mi disse la classica frase topica: “Ma non è possibile, non puoi mettere a fuoco efficacemente un soggetto in movimento con un obiettivo senza autofocus”.

La Fotografia, per chi la pratica, può fare tante cose. Dimostrare la realizzabilità dell’impossibile (o quel che tale viene percepito in qualche mente un poco ristretta) è la mia preferita. Perciò, al primo pomeriggio utile seguito a quel corso di cui sopra, mi recai al parco dell’Adda nord, in località Trezzo sull’Adda, e mi misi a documentare con la mia K3 e il Takumar 135mm f 2,5 (Bayonet), la vita di cigni e folaghe alla presa con la cova e l’espansività – a volte molesta – dei germani reali.  Da quel pomeriggio viene la seguente foto che decisi di intitolare proprio come questo formidabile fotoamatore aveva affermato: ‘Non si può mettere a fuoco efficacemente un soggetto in movimento veloce con una lente manuale’.

You can’t focus manually on fast mooving subjets, by Francesco Coppola

You can’t focus manually on fast mooving subjets, by Francesco Coppola

Esposto quanto sopra e volendo approfondire:

Le macchine fotografiche hanno cominciato ad avere la capacità di mettere a fuoco automaticamente in un tempo assai recente della Storia della Fotografia: del 1977 è il primo modello a montarlo, la prima reflex a usarlo fu la Pentax ME-F, del 1981, e non diventò uno strumento sufficientemente affidabile prima della seconda metà degli anni ‘80. Di Olimpiadi e competizioni sportive indoor; gruccioni, passeracei vari, se ne fotografavano anche prima. In manuale. Questo è un dato storico verificabile da chiunque sul web o in biblioteca. Cercatevi un po’ le foto che si facevano negli anni ’60 e ’70 alle competizioni sportive e all’avifauna. O anche nel reparto Moda. Sì perché questa aria di importanza che si da all’Autofocus oggigiorno tocca anche questo settore. Ci prova, almeno. Peccato che di scatti con movimento e svolti in velocità se ne facevano anche prima che l’AF diventasse veramente un argomento di discussione serio.

Photo by Zhen Hu @zhenhu2424 on unsplash.com

Photo by Zhen Hu @zhenhu2424 on unsplash.com

Detto ciò, sembrerebbe – sentendo parlare certi fanatici degli automatismi fotografici – che gli unici ambiti professionali paganti in Fotografia siano, sport e fotografia naturalistica all’avifauna (quella di taglio piccolo e sempre in movimento: gruccioni e colibrì), nonché a un ben dato tipo di Fotografia di Moda.

Vi posso assicurare, senza paura di venire smentito, che si fa fior di Fotografia professionale anche scattando edifici, arredamento di interni, fotografando prodotti con tecniche macro. Vi è, anche, chi nell’ambito della Fotografia di Moda scatta anche mosso, o fuori fuoco, o usa macchine di Largo Formato con tecniche di Light Painting, dove l’autofocus, signori… non esiste. Guardatevi i lavori del grande Paolo Roversi, tanto per fare un esempio, e rendetevi conto.

E quando avete una commissione pagata per coprire un concerto al chiuso e il vostro AF non funziona più tanto bene? E quando, di lavoro in lavoro, succede di urtare l’obiettivo o danneggiare la macchina (quando si lavora l’attrezzatura si può rompere sul più bello, è un dato di fatto), e la macchina e l’obiettivo funzionano, tranne che per il benedetto Autofocus? Il fotoamatore magari dovrà rinunciare alla commessa, il Fotografo invece scatterà focheggiando in manuale, portando comunque a casa la pagnotta – dimostrando oltretutto professionalità.

Photo by Olesya Yemets @ladymilkydeer on unsplash.com

Photo by Olesya Yemets @ladymilkydeer on unsplash.com

 Posso anche spaventarvi con questo argomento, siete pronti?

Quanto pensate durerà la disponibilità a pagare bene un qualsiasi fotografo, a livello mondiale, da parte dei committenti, quanto la “fotografia computazionale” e l’intelligenza artificiale che già hanno cominciato a far capolino anche in questo mondo, avanzerà oltre? Quando ci saranno strumenti elettronici e/o informatici capaci di fare tutto il lavoro con un solo click? Chi continuerà a venire ben pagato per il proprio lavoro: il Fotografo viziato dagli automatismi della propria attrezzatura, o il Fotografo che sa andare in manuale, che sa inventare soluzioni quando l’affidabilità della propria attrezzatura viene meno? Chi sa creare L’errore calcolato?

Quindi, a chiunque sia alle prime armi con la Fotografia dico: imparate a mettere a fuoco in manuale. Si faceva un tempo, lo faccio io nella mia pratica, lo potete imparare a fare anche voi. Non c’è modo migliore per imparare la fotografia che scattare in manuale.

E con questo amichevole consiglio dal vostro umile praticante di Fotografia, ti saluto – caro lettore – e ti rimando alla prossima, spassosa, diatriba dal luminoso mondo della Fotografia.

 

 

 


Perché la Fotografia (Panoramiche #0)

Inauguro oggi questa che sarà una nutrita rubrica del mio blog, quella delle panoramiche sul mondo della Fotografia in generale.

Perché tento di farmi una carriera nella Fotografia e per giunta nel Ritratto Moda?

Qui infatti volerò veloce sui miei esordi fotografici, sul mondo del lavoro oggi, sulla differenza fra CV e Portfolio, e un iniziale approccio alla panoramica di quali settori della Fotografia possono portare guadagni e cosa non più.

Sunset from Rifugio Citelli, july 1993 - Vivitar V2000+Vivitar 24mm f 2,8 MC

Sunset from Rifugio Citelli, july 1993 - Vivitar V2000+Vivitar 24mm f 2,8 MC

Se tutto, per me, ha avuto inizio dalle tante escursioni fatte da ragazzo sulle balze dell’Etna. Se la pratica fotografica nel tempo ha forgiato a nuovo i miei occhi, capaci ora di vedere dettagli che prima non avrei mai immaginato di riuscire a cogliere. Se mi sono arrivati apprezzamenti, incoraggiamenti, richieste di nuove collaborazioni, questo fa di me – a oggi – niente altro che un amatore della Fotografia, uno che potrebbe anche continuare così, senza pretendere altro che di continuare a fare “click” per soddisfare il proprio senso estetico.

Me at the base camp, PNALM july 1992

Ma non nascondiamoci. Sono un italiano, creativo, umanista, ereditiere di spirito di servizio quanto pessimo venditore, con passione e voglia di mordere la Vita. Ho un passato, anche, da apprendista narratore, redattore e editor di testi in certo sottobosco milanese dell’Editoria. Mi ci sono voluti più di 6 anni per concludere che da quel settore non si poteva ricavare un ragno dal buco. Chi conoscevo in quel micro-mondo e continua a combattervi, ha un altro lavoro e/o si deve accontentare di pubblicare con la micro-editoria o in autonomia con Amazon, non ricavandoci certo il necessario per pagare bollette e affitto. Non ho alcuna nostalgia di quegli anni passati a scrivere articoli per il web.

la lettura eleva

Agenzie interinali e uffici per l’impiego non sanno fare altro che dirmi che hanno troppa gente a cui badare, o che stanno attendendo finanziamenti dalla regione per nuovi progetti. Dagli annunci on line non mi vengono che proposte di consulenza commerciale (a zero fissi) e call center.

Vivere nel hinterland milanese nel 2018, però, con il mio livello di conoscenza di lingua inglese, apre strade una volta non accessibili. Milano è la capitale italiana e una di quelle europee della Moda, un settore internazionale ove il lavoro fatto bene è ancora valutato e pagato come merita. Nessuno in questo mondo dirà corbellerie come: studiare i maestri non serve, conta solo esprimere sé stessi, oppure, non devi fotografare per farti una carriera, pensalo come un hobby, ma anche noi non sappiamo comprendere dove sia la qualità. Un business defunto parla in quel modo. La Fotografia di Moda è ancora viva.

Aggiungiamoci il fatto che nella Fotografia, soprattutto di Moda, saper raccontare con le foto, in una serie di scatti e non solo imbroccare la singola foto “carina”, è importante. Perché con le immagini bisogna raccontare storie e suscitare emozioni. Non ho fatto altro, dal 2005 al 2015 che allenarmi a raccontare storie, con le parole. Posso benissimo imparare a farlo anche con le immagini.

Esulando dal settore specifico della Fotografia di Moda, anche altre specializzazioni possono condurre a una carriera vera e propria. No, non parlo di matrimoni e cerimonie, fotogiornalismo, fotografia di viaggio e street, purtroppo nemmeno scattare paesaggi e animali selvatici, questi sono i vecchi ambiti della Fotografia che sono divenuti sempre più di difficile remunerazione, per un gran numero di motivi. Nel settore della Fotografia di Architettura e Interni, però, va ancora bene: le riviste di questo settore sono fra le ultime a pagare ancora i servizi che pubblicano. Succede anche in alcuni ambiti della Fotografia Sportiva ad alti livelli per i club sportivi maggiori, ma non solo, anche il settore motoristico può fornire trattamenti economici che altri tipi di Fotografia non vedono più da tempo.

Nuovi sbocchi di lavoro remunerato possono essere la Fotografia di animali da compagnia (Pet Photography): c’è chi pagherebbe per dei buoni ritratti o anche book fotografici al proprio amico a quattro zampe. E poi c’è tutto il settore del micro-stock, per Fotografia e Video. Sì, perché le moderne macchine reflex e mirrorless permettono di girare video, anche di buona qualità. Una volta attrezzatura e programmi di sviluppo video costavano tanto, ma ai giorni nostri macchine capaci di girare filmati in 4k se ne trovano anche a meno di 1000 euro, per i programmi di editing video, c’è DaVinci Resolve, che è gratuito. Anche Adobe ora offre, dall’ultimo aggiornamento di Adobe CC, con il pacchetto di applicazioni per fotografi uno strumento per il montaggio e editing di video chiamato Premiere Rush CC.

Questo mi porta anche a YouTube, se si riesce ad avviare un canale con diverse centinaia di migliaia di utenti e si usano varie altre strategie, può portare a un’entrata. Infine, Istagram: la principale fonte di promozione pubblicitaria per le aziende a livello mondiale. Sapendosi fare una platea di almeno 5000 follower lì, ciò può portare al/la fotografo/a l’attenzione di aziende che possono sfruttare le sue capacità fotografiche per farsi pubblicità.

Insomma, con le immagini - siano esse disegnate, fotografate o riprese - non c’è alcuna barriera nazionale. Non si è legati per forza a committenti nazionali, che sanno comprendere il valore del lavoro creativo e sono abituate a non pagare il lavoro altrui, soprattutto se svolto al pc. Con un minimo di inglese, con le immagini si può arrivare dove si vuole. Certo, non è una strada facile, non è per tutti. Necessario è studiare, acculturarsi, praticare praticare praticare e avere pazienza e perseveranza, ma non sono questi percorsi ove si viene tagliati fuori perché non si viene dalla famiglia, o dal giro giusto, non ci sono raccomandazioni, non costa tanto iniziare, molta della formazione necessaria viene fornita a bassissimo prezzo in rete.

Queste strade, quindi, saranno strette, ma sono libere al percorso di chiunque abbia le energie e la volontà personali per riuscire.

Photoman I am

Il mondo della Fotografia, poi, seleziona le persone via Portfolio.

E il Portfolio non cita l’età dell’autore.

Né gli studi fatti.

Né l’attrezzatura usata.

Quindi, perché sono appassionato di Fotografia, oggi?

Perché può diventare uno strumento efficace per raccontare storie venendone remunerato.

Rising star

Un sogno che si rinnova.

Una vecchia fiamma che arde ancora.

 

La Fotografia può fare questo e molte altre cose, nel parlerò più approfonditamente nel prossimo post, per ora ti saluto, caro lettore. A presto!

Benvenuti

Ciò ha reso solo più difficile orientarsi e anche arrivare a farsi una carriera nel settore. Vecchi sbocchi professionali non forniscono più un reddito, qualcuno di nuovo promette di potersi creare un proprio spazio. I produttori di smartphones minacciano di sostituire le macchine fotografiche, e io sto seguendo un corso di fotografia analogica (quella con i vecchi rullini e sviluppo in camera oscura) con macchine a medio e grande formato.

Come ci si può raccapezzare in tutto questo concerto disarmonico?

Provate a seguirmi e una traccia ve la fornirò.

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