Meditazioni Fotografiche 1 - Orientarsi nel mondo della Fotografia di Ritratto

Premessa

Viviamo, da anni, una realtà lavorativa in mutamento. Non per tutti

gli ambiti, certo, ma in Italia almeno, anche per i lavori in diversi

uffici pubblici, come le biblioteche, si fanno concorsi su concorsi

per lavorare qualche mese alla volta e poi di nuovo a fare concorsi.

Per un giovane laureato in materie umanistiche anche intraprendere

carriere come quelle in editoria o come giornalista, rischiano di finire

in un gran buco nell’acqua.

Anche alcuni professionisti, sicuramente i Fotografi di cerimonia, ma

anche Architetti, e altri, trovano sempre più difficile farsi pagare,

perché trovano sempre più clienti che reputano un lavoro fatto,

almeno in parte, al computer come un hobby, non un lavoro, e quindi

meritevole di venire pagato. Sempre più persone tirano sul prezzo,

anche per gli scatti del loro giorno più importante della vita.

 

Se, d’altro canto, chi ha avviato una carriera come avvocato di studio

affermato, medico con studio privato, ingegnere di alto profilo, e

ovviamente gli economi, non hanno conosciuto granché crisi, per infinite

schiere di miei coetanei e i più giovani, questa è l’epoca della grande

Confusione. Dove al massimo si riesce a ballare per qualche tempo fra

lavoretti di qualche mese in mansioni di basso livello e mal pagate,

magari a ore di automobile da casa. Lavori discontinui, che difficilmente

daranno una pensione decente o anche solo la tanto sospirata

indipendenza economica e anche questi, alla fin fine, perdono di

concretezza.

 

Una volta esisteva la concretezza del lavoro da dipendente, contro il

rischio della carriera artistica con la sua imprevedibilità.

Oggigiorno è tutto appiattito allo stesso livello.

Una volta il curriculum vitae aveva un significato: cresceva con le

esperienze lavorative fatte. Ora è una barzelletta, già nel 2011 si

toglievano esperienze di lavoro per sperare di venire assunti, al

secondo livello del contratto nazionale delle telecomunicazioni, in

un qualche call center. Una volta dentro ti scoprivi collega di tanti

altri laureati, di ogni età e di ogni corso di laurea (anche di

ambito medico scientifico cioè) Ah, in gran parte, anche i call center

hanno delocalizzato fuori nazione, quindi pure quella realtà, già mal

pagata, non esiste più.

 

Inventati un mestiere, si dice in questi casi. Facile a dirsi senza

capitale di accesso e con le nostre banche. Avete notato che di

recente hanno cominciato a vendere in edicola una serie di

modellini da montare per dei trattori? Trattori, capite? Siamo

tutti braccia rubate alla terra e lo saranno anche quelli che

verranno dopo di noi.

 

Aggiungiamoci che, crescendo così e in questo contesto, si finisce via

via più isolati, si patiscono maggiormente eventi della vita, come ad

esempio: una lunga malattia di un genitore e il suo trapasso, la fine

ignominiosa di un rapporto iniziato con tanta gloria e speranza.

Ne esce, forse, così la ricetta perfetta per un aspirante fotografo che da

una serie di grandi dolori cerca la propria redenzione nel pur difficile

mondo della Fotografia professionale in generale e in quella di Ritratto

in particolare, nel mio caso specifico. Non certo un compito facile.

 

Questo perché, se c’è proprio il bisogno di spiegarlo, carriere come

questa non hanno percorsi di formazione precisi. Sì, siamo pieni di

accademie (alcune con costi stellari) ma vi assicuro, non si esce come

Fotografi professionisti da lì. Imparare la tecnica, avere qualche contatto

giusto, sono tutte cose che aiutano ma non sono fondamentali. Non mi

risulta, oltretutto, che grandi Fotografi italiani a noi contemporanei e

– più o meno coetanei – gente come Alessio Albi, per dire, siano passati

dalle esose accademie. Nei miei corsi formativi alla Bottega Immagine ho

visto gente incominciare a lavorare nel campo fotografico, proveniente da

altre carriere, come quella dell’infermiere per esempio.

 

Da un altro punto di vista, non ci sono più da noi le grandi riviste che

tengono una crew di fotografi interna. Sì, esistono ancora pubblicazioni

come Vogue, ma non è quella stessa testata degli anni ottanta che poteva

assumere un fotografo promettente. Solo in Francia, per quel che riguarda il

Ritratto, vi sono realtà simili. Conoscete il francese? Potreste farci un

pensierino. Ma no, in Italia non esistono più – da tempo – realtà simili.

 

E poi, come ultimo chiodo a chiudere la bara accademica: quel che conta

il Portfolio, e quello deve solo mostrare quel che siamo capaci di fare. Non

contano cose come i posti dove si è studiato, l’età, e altri particolari che

rendono uno brutto scherzo i curriculum vitae. No, il Portfolio non ha

barriere di lingua e all’Officiel Paris, si può finire anche partendo da un

paese di periferia italiano.

 

Quali rotte di avvicinamento alla professione fotografica ci sono, oggi?

Cosa può dare maggiori chance di farcela, fra corsi in presenza oppure

on line, partecipare a concorsi, a club in presenza oppure forum sul web

fotografici. Puntare sull’ultimo corpo macchina iper tecnologico di alta

gamma, o no?

Uno stralcio di vita

Hinterland settentrionale di Milano, fra fine novembre e inizio dicembre

2021.


Ero impegnato con lo sviluppo delle ultime fasi del modelshoot con

Mia Carvene, dividendomi fra impegni per la famiglia, passeggiate

terapeutiche mattiniere e ore passate davanti al pc, sviluppando scatti

in Photoshop e varia attività social sul web.

Ciò accadeva quando ho ricevuto una mail da mio fratello maggiore,

con in allegato una proposta di lavoro per fotografi in uno studio di

Fotografia Commerciale in provincia di Pavia. La paga, oltretutto, non

era male: 20k euro l’anno. Così, quasi contagiato dall’entusiasmo con

cui mi era stato presentato l’annuncio, vado a leggere sul sito dello

studio il dettaglio della posizione aperta.

Lì, alla voce dei requisiti per candidarsi c’era la richiesta di avere una

comprovabile esperienza di anni di lavoro in altri studi commerciali,

mentre alla descrizione dell’ambiente di lavoro, esso era descritto

come altamente competitivo e di veloce esecuzione.


Traducendo: un posto di lavoro ove entrare in azione il prima

possibile e senza dover dedicare un’altra persona a farmi da tutor,

lavorando in autonomia e con profitto prima di subito, quindi.


Cosa potevo vantare io, sino a quel momento, per candidarmi a

una posizione simile?

Ho studiato per anni in uno studio fotografico a Milano, lì ho

incontrato maestri come Efrem Raimondi, Alessio Albi, Nicola

Casini. Ho studiato sia Fotografia di Moda, che l’uso di macchine

fotografiche di Grande Formato e la pratica di sviluppo in Camera

Oscura.

Sino ad allora avevo ricevuto diversi tipi di apprezzamento per i miei

ritratti su alcune piattaforme social che utilizzo da tempo o dallo storico

forum (inserire link alla mia pagina degli scatti più votati su juzaphoto) di

cui sono supporter.


Ho quindi accumulato alcuni complimenti del seguente tenore.

Commenti da juzaphoto.com

Diversi utenti su Instagram, inoltre, hanno ampiamento apprezzato molte

mie foto,

Apprezzamenti da Instagram.

Per non parlare delle condivisioni di alcuni miei ritratti sugli account delle

riviste quali Marvellous Portraits e Glamour Affair addicted.

Condivisioni su Glamour Affair Addicted e Glamour Affairs

Infine, del tutto a sorpresa, in tarda estate sono stato contattato da una rivista


per rilasciare loro una mia intervista.

Mia intervista su bestentertainment.it


Con anche una raccolta (non Portfolio) di 20 scatti miei raccolte in un video.


Tutto questo però non è abbastanza: non basta saper gestire un

set, interagire con le modelle, saper svolgere una post

produzione con un workflow concordato con il cliente. In un

contesto professionale come quello si richiedono velocità di

esecuzione (la quale richiede pratica e mezzi per ottenerla),

anche un controllo preciso dei colori che io attualmente non

possiedo. Si tratta di saper gestire la matematica alla base di

Photoshop e sapersi destreggiare con Capture One che per la

gestione dei colori è lo standard del settore.



Non solo non posso vantare, però, competenze di alto livello, ma non

ho ancora fatto il mio Portfolio, quel magico pezzo di lavoro che, al

contrario di un curriculum vitae, non cita età, studi fatti, provenienza

geografica. Con un Portfolio ben fatto e validato, potrei accedere in

una posizione junior in uno studio, anche come quello dell’annuncio

di cui sopra.

Più di 10 milioni di follower su Instagram,

più dell’ultima ammiraglia ipertecnologica

dei soliti brand, più di complimenti di gente

comune (che sono sicuramente sempre

graditi, non fraintendetemi) e anche

fotoamatori, prima ancora di espandere i

miei orizzonti (come prevedo di fare, prima

o poi) dotandomi anche di un corpo macchina

Medio Formato, prima e al di là di tutto ciò,

la via unica che so essere necessaria per

puntare alla professione fotografica è quella

di completare il Portfolio e farlo validare in

Letture professionali.

Conclusioni


Dopo aver passato, dal giugno 2018 all’ottobre 2021 mesi su mesi a

organizzare, realizzare e sviluppare ritratti, il 2022 sarà l’anno della

valutazione del lavoro sin qui fatto.

Sarà, con ogni probabilità, un anno tosto, di cambiamento – forse.

Non ancora, magari, quello del pieno successo, ma nel complesso

di crescita. Non sarebbe affatto male, ci metterei la firma.

Auguriamocelo, quindi, un anno che per quanto duro possa essere,

ci porti crescita professionale, apertura di orizzonti, sorvolare

frontiere.


Auguri!

Vi saluto e ci leggiamo al prossimo mese per una nuova

meditazione.



Nel mentre, state attenti e tenetevi al sicuro!











Per Aspera ad Astra!