La settimana a cavallo dei mesi di aprile e maggio 2020 mi ha visto precipitare di nuovo nei miei problemi di coliche biliari.
Iniziò tutto lo scorso lunedì 27, con l’ultima volta che riuscii ad andare con soddisfazione in bagno. Sarei rimasto costipato poi sino al sabato successivo. Passai martedì e mercoledì senza preoccuparmene più di tanto e in quegli stessi giorni capitò di aver fatto l’errore (in una situazione che già cominciava a precipitare), concedendomi un hamburger di carne di bovino adulto.
Questo non avrebbe avuto immediate conseguenze, se non un inizio di senso di nausea, ancora per quel giorno ancora contenuto. Per la prima volta, però, mi sentii in serata bruciare di lieve febbre, e di fatto al controllo che feci prima di coricarmi risultai avere 37.4.
Il giorno dopo, giovedì, il crollo della situazione subito dopo un pranzo morigerato. Nel pomeriggio, in pieno giorno - seduto alla mia solita poltrona davanti al pc, mentre sviluppavo foto - comincia prima il dolore al petto che cresceva e cresceva. Ci metto poco a riconoscerlo. Per controprova mi sposto sulla sedia, ed ecco sento il dolore trasferirsi alla schiena.
Mi metto subito in allarme. Faccio una sessione dei miei allenamenti quotidiani di ginnastica in casa. Provo a liberarmi in bagno. Passa un’ora e niente. Non so da dove, però mi si accende una illuminazione: vado in cucina e mi bevo un bel bicchiere di acqua a temperatura ambiente.
Questo cambia la situazione in breve tempo. Cammino avanti e indietro nel corridoio di casa ancora un paio di volte e sento il dolore recedere. Mi risiedo al pc, per verifica. Sì, il dolore acuto se ne era andato. Le conseguenze però da quel momento in poi avevano solo cominciato a manifestarsi.
La nausea a quel punto era diventata una presenza costante. Le mie urine tornarono a colorarsi di un saturato giallo, la febbre anche quel pomeriggio sale velocemente da 37.2 a 37.4.
Ho pensato di sentire la mia dottoressa chirurga, quella che mi ha preso in incarico al San Raffaele e mi ha messo lì in lista d’attesa per l’operazione, ma era giovedì pomeriggio tardi, prima del Primo Maggio. Non ci sarebbe stata alcun consulto medico quindi per quel resto di settimana.
Ne sono uscito, piano piano, modificando di nuovo le mie abitudini alimentari. In primis, via l’acqua fredda da frigorifero, da allora ho cominciato a bere sempre e solo acqua a temperatura ambiente. Ho detto addio a gran parte dei farinacei che, seppure integrali o fatti da me, senza burro e uova, mi portavano nausea. Inaugurai quindi colazioni e tè pomeridiani senza alcun accompagnamento di biscotto o torta fatta da me.
Ho avuto la cena del sabato sera e il pranzo della domenica mattina più dietetici di sempre. Riso e minestroni sono stati la mia dieta (a parte tanta, ma tanta, frutta).
Così la febbre è scomparsa. Sabato mattina riprendo ad avere una qualche regolarità di stomaco, la nausea è andata scendendo, prima manifestandosi solo durante i pasti. Poi niente del tutto. Solo poco fa, ho avuto un episodio di diarrea, spero l’ultimo.
Lunedì mattina comunico con una mail alla mia dottoressa chirurga, questo medesimo resoconto. Le chiedo 1. se ritiene sia il caso che io faccia nuove analisi. 2. se l’ospedale aveva ripreso a gestire anche gli altri casi di salute, non relativi a pneumologia. La risposta la ritrovai il mattino seguente, con due bei no.
Non è il caso che faccia altre analisi. No, l’ospedale è ancora bloccato. Nel caso dovessero ripresentarsi forti dolori al petto e schiena, venga al pronto soccorso.
Così sto, privo di pane e derivati del grano, chiedendomi come farò a sopravvivere in questo modo sino a fine pandemia. Ciò in quanto ho anche la fortuna di vivere nella regione più colpito in Italia e in Europa dal Coronavirus e che probabilmente l’ha gestita peggio.
Fortunatamente,
ho la mia Fotografia da portare avanti: scatti da sviluppare, nuova attrezzatura da acquisire, lezioni e tutorial on line da seguire, nuovi shooting da immaginare. Queste sono le mie luci in questi giorni.
Questo è quanto,
con speranza di potervi fornire migliori notizie la prossima volta,
vi saluto!