Ben trovate e trovati in questo momento di narrazione sulla mia situazione di salute.
Passò, oramai, un mese dal mio intervento di asportazione della cistifellea ed è bene fare un riassunto di come è andata (brevemente) sia nella quasi settimana di degenza che nel primo mese post operazione. Questo perché per il problema che ho avuto, si sa, l’obiettivo finale è riuscire a recuperare il più possibile la capacità di nutrirsi normalmente – senza per questo cadere in altri problemi quali: diabete, obesità, acuirsi dei problemi cardio circolatori che già mi affliggono.
Andiamo, però, con ordine, un passo alla volta.
La settimana di degenza al San Raffaele e l’operazione
Dopo aver fatto lunedì 1° giugno gli esami di pre-ricovero, il mercoledì successivo sono stato ricoverato nel reparto chirurgia del San Raffaele. Era il 3 giugno, il giorno del mio compleanno. Un modo particolare di festeggiare, ma visto e considerato quello ero ridotto a mangiare nelle settimane precedenti (e senza avere l’assoluta garanzia che non avrei avuto altre coliche biliari), ho accolto volentieri l’opportunità.
Certo, il clima monsonico e alquanto fresco di quei giorni non ha granché aiutato, né l’umore, né la mia spalla destra che in breve cominciò a dolermi, al livello del trapezio.
In quel periodo di ricovero ho avuto la conferma (dopo una gastroscopia) che i calcoli non erano migrati nel coledoco e quindi quel che avrei dovuto affrontare era una semplice laparoscopia. Inoltre, controllato sempre sia per temperatura che per pressione, mi hanno trovato ipoteso sino a un picco di 99 con 57, a quel punto non ho più dovuto prendere le mie pillole per la pressione sino al ritorno a casa. Un punto che spingerebbe ulteriormente per fare – finalmente – quell’esame al cuore al Monzino che attende dal 2016. Vedremo quando potrò farlo.
Per il resto è stata una tranquilla degenza, certo, protrattasi oltre le attese a causa dell’affollamento delle sale operatorie. Mi avrebbero potuto operare il venerdì della settimana di ricovero, ma fra l’operazione precedente la mia andata per le lunghe e l’arrivo di diversi casi di traumatizzati da operare d’urgenza, son dovuto rimanere lì in ospedale anche durante tutto il fine settimana per poi finire sotto i ferri la mattina di lunedì.
Cosa che, fortunatamente, accadde.
Il giorno dell’operazione, finalmente
Lunedì 8 giugno alle 08:30, venne l’infermiere che mi avrebbe portato in sala operatoria e poi indietro in sala. Ricordo il nome: Mario, a cui faccio ora (più in grado di parlare di quei momenti) i miei ringraziamenti e auguri di buon lavoro.
Dell’operazione, la quale prevedeva un’anestesia generale, non ricordo molto. Solo spezzoni del poco prima e dell’appena dopo.
Mario che mi dice: “Mi spiace ma farà un po’ freddo.” (manco a dirlo, era un’altra giornata di pioggia e fresco, quel lunedì) “qua sotto nelle sale operatorie quando c’è freddo si sente molto freddo.”
Ricordo che mi hanno messo poi sdraiato su un fianco, una posizione di riposo innaturale per me, ma utile all’operazione. Ricordo di aver visto uno spezzone verticale di sala, luci, superfici, strumenti e personale medico. Mi hanno messo addosso gli elettrodi che sarebbero serviti a controllare il mio battito cardiaco. Poi ho dovuto aprire la bocca e ingoiare il boccaglio da cui mi avrebbero insufflato l’anestetico e poi, il buio.
Mi risveglio. Inquadro di nuovo la sala operatoria e il paesaggio di prima. Sento parlare fitto: voci femminili. Chiacchieravano fitto di ricette di biscotti e torte. Mi venne il dubbio: avrò parlato nel sonno sotto anestesia?
Poi mi sento muovere e una voce dietro di me (Mario?) che mi fa: “Impressionante, ma fai sport? Hai mantenuto i 60 battiti cardiaci costanti, per tutta la durata dell’operazione”.
Mi sarebbe piaciuto potergli rispondere qualcosa di sensato, tipo: no, non posso permettermi abbonamenti in palestra, ma faccio quotidianamente work out a casa, mattina e sera, faccio anche le scale a piedi, sempre, anche quando torno dalla spesa con le buste dell’acqua. Temo di non esser riuscito, allora, ad articolare niente di ciò. Beh, l’ho fatto qui, ora.
Dopo l’operazione vengo adagiato sul mio letto in camera, attaccato alla flebo. Poi torno a chiudere gli occhi per riposare.
Il mese post operazione
L’operazione è quindi andata bene, nessuna particolarità diversa dal solito esito mi è stata riferita.
Ho avuto i miei punti nei quattro punti in cui mi hanno forato la pancia, che ovviamente mi hanno dato fastidio per una decina di giorni in seguito. Ancora più fastidioso fu il dolore fra deltoide e trapezio, dovuto – mi hanno detto – all’anidride carbonica che hanno usato durante l’operazione per gonfiarmi il ventre. Questi ultimi dolori hanno continuato a perseguitarmi sino a quando, qui, non è scoppiato il caldo afoso, verso fine giugno.
Per il resto, ho dovuto continuare a tenere una dieta rigida (come quella delle ultime settimane prima dell’operazione) e riposo per un mese. Ho dovuto quindi interrompere per un lungo tempo i miei allenamenti quotidiani.
Periodo che si è da poco concluso (fortunatamente)
Il dubbio cocente che mi ha assillato a un certo punto fu: come procedere dopo il primo mese in merito alla dieta? L’unica indicazione chiara era: introdurre alimenti gradualmente. Senza però dire quali, quando, come, eccetera.
Cominciare con i formaggi più stagionati o più grassi come la mozzarella di bufala?
Ripartire dalle uova? Forse dal prosciutto cotto?
Certo, niente fritture per ancora un lungo periodo, ma quando?
E il gelato? Ora che si entra in estate potrò mangiare gelato?
E il cioccolato, il caffè, i cibi piccanti?
Ho cominciato a cercare informazioni su internet e testimonianze di persone che hanno subito la mia medesima operazione, uscendone ancora più confuso di prima.
Questo perché, vedete, i calcoli alla cistifellea (o colecisti) sono molto comuni, ma possono provenire da tante cause. La più diffusa è l’eccesso di colesterolo, la seconda l’eccesso di zuccheri (un diabete insomma). Io, però, non ho mai sofferto di nessuno di questi problemi e di analisi del sangue ne ho sempre fatte, tutti gli anni. Quel che mi è parso di comprendere è che ogni persona reagisce a modo suo.
C’è, per esempio, una buona percentuale di operati di colecistectomia che ingrassano all’inverosimile. C’è chi continua ad avere forti problemi digestivi, con vomito, diarrea e fegato infiammato, per mesi e mesi. Inutile dire che non serve a nulla cercare testimonianze di persone che abitano, ma soprattutto mangiano, fuori Italia. La dieta tipica dell’Italia meridionale che seguo a casa mia, per esempio, ha le sue peculiarità e differenze già con quelle più diffuse nel nord. Per non parlare delle culture alimentari a base di burro e carni bovine e suine, che hanno tutto un altro tipo di problemi da affrontare e da cui si capisce che la loro quasi obbligata opzione è divenire per lo più vegetariani.
Approfondendo, approfondendo, sono venuto alla seguente conclusione.
Considerando il fatto che la cistifellea è un tipo di filtro, che aiuta il fegato a digerire quegli alimenti più difficili, quali grassi, fritture e cibi piccanti, la sua assenza determina un qualche tipo di reset del metabolismo, il quale va riavviato e abituato, gradualmente, a mangiare cibi e tipi di cottura diversi.
In assenza di cistifellea è ora obbligatorio, per me, aggiungere alle meritevoli sessioni quotidiane di work out, anche delle passeggiate – di almeno mezz’ora – a quanto già fatto. La mia capacità di digerire me la forniranno le mie gambe.
Cosa mangiare, cosa reintrodurre prima, non è dato saperlo con certezza. Partendo, però, dalla dieta priva di tutto precedente, posso sperimentare – soprattutto ora che ho cominciato ad allenarmi e a fare camminate – a mano a mano, badando bene a come risponde il mio fegato.
Per dire, nei giorni immediatamente successivi al mio ricovero, quando faceva ancora un tempo piovoso e fresco, mi sono dato di nuovo a fare i biscotti per la mia prima colazione e, senza false modestie, sono rimasto soddisfatto dei frollini all’olio e anice (quindi, senza burro e senza uova) che ho sfornato. La cena del sabato sera è affidata a delle piadine – ancora non me la sento di mandare giù una pizza – ripiene con pecorino, verdura e crudo attentamente privato della parte grassa (in alternativa potrei usare la bresaola), il tutto condito con un giro d’olio.
Invece del gelato, ho acquistato sorbetto nei giorni precedenti. L’ultima volta, però, ho voluto fare un passo oltre, acquistando una vaschetta di gelato basato su latte di mandorla, ai frutti di bosco (ancora non mi azzardo col cioccolato).
Ho ripreso a fare work out, mattina e sera, oltre a camminate (cinque chilometri oggi) solo da due giorni. Lascio passare tutta la prossima settimana e, sì, sabato prossimo farò l’esperimento principe: mi preparerò una pizza. Devo ancora pensare a come condirla, non partirei subito con bufala e crudo, forse mi accontenterò più di una ricotta (ovina) con carciofi e olive. Il tutto, ovviamente, accompagnato sempre e solo da acqua a temperatura ambiente. Non bevo altro, praticamente.
Insomma, tenendomi allenato e attivo, a mano a mano scoprirò cosa potrò fare.
Si tratta di un nuovo inizio, dopotutto.
Questo mi piace e mi dà fiducia.
Ci rivedremo quindi per nuovi aggiornamenti e condivisioni di foto quanto prima!
A presto e – come sempre
Per Aspera ad Astra!