Secondi scatti con Sofia (@spicyroller_sg)

E rieccoci qui,

con un altro poco di scatti dall’editorial realizzato insieme alla modella Sofia (@spicyrollersg) nello studio del fotografo Alessio Mapelli (@alessio_mapelli).

Quindi, dove eravamo rimasti?

Sofia, chin up pose; ph: Francesco Coppola

Sofia, chin up pose; ph: Francesco Coppola

Dopo i primi scatti, appurato che gradivo più sperimentare con l’alto contrasto, mi sono via via liberato di una delle due luci a disposizione, sino ad approdare all’uso dell’anello di luci a led (Ringlight) che ho cominciato a utilizzare sul soggetto, tanto per vedere l’effetto che faceva.

Sofia and the Ringlight 1; ph: Francesco Coppola

Sofia and the Ringlight 1; ph: Francesco Coppola

Appurando così che, con la minore luce fornita dai led ero costretto ad aprire il diaframma, ho valutato che ciò fosse un vantaggio, aggiungendo così le sfumature al contrasto fra aree in luce e aree in ombra.

Sofia and the Ringlight 2; ph: Francesco Coppola

Sofia and the Ringlight 2; ph: Francesco Coppola

La cosa mi è piaciuta tanto da insistere su questa soluzione ancora,

Sofia and the Ringlight 3; ph: Francesco Coppola

Sofia and the Ringlight 3; ph: Francesco Coppola

ancora,

Sofia and the Ringlight 4

Sofia and the Ringlight 4

e ancora.

Sofia and the Ringlight 5

Sofia and the Ringlight 5

Fino a che non ho pensato bene di cambiare angolo di visuale, e per questo mi sono arrampicato su una scaletta lì' a disposizione in studio.

Sofia’s outfit 2 BW; ph: Francesco Coppola

Sofia’s outfit 2 BW; ph: Francesco Coppola

Per fortuna, per quanto inizialmente non mi sentissi sicurissimo sulla posizione, sono qui a redarre questo pezzo. L’esperimento comunque, a mio sicuramente sindacabile giudizio, ha dato buoni frutti.

Sofia and the Ringlight, final; ph: Francesco Coppola

Sofia and the Ringlight, final; ph: Francesco Coppola

Non trovate anche voi?

Questo, per oggi, è tutto quanto possa mostrarvi, ma lunedì prossimo completerò la condivisione di questo editorial con gli ultimi esperimenti, anche con un ritorno dei miei esperimenti in Luce Naturale.

(Ve l’avevo detto che mi ero divertito molto in questa occasione, no?)

A presto, quindi e

Ad Majora!































Un model shooting in studio (Panoramiche #10)

Premessa

In piena funzione, come è, la mia attività di ritrattista con vari incontri, avventure, contrattempi, la mia mente attualmente è un turbine trottolante. Avevo inizialmente grandi progetti in mente, ma di lunga e complicata esecuzione.

Al fine di portarvi in tempi più brevi possibile una nuova panoramica, ho dato un taglio a quanto prima ipotizzato. Quello che, quindi, posso proporvi è la narrazione a stralci dell’ultimo shooting che ho fatto – domenica scorsa – in uno studio fotografico sito in un paese qua vicino, con gli strobi[1], fondali, modelle professioniste e dei fotografi con cui ho scattato.

Questo, nelle mie speranze, dovrebbe offrire una sintetica suggestione sul mondo della Fotografia di Ritratto, in cui mi trovo a far pratica.

I contatti con la modella

Joanna Kosinska on unsplash.com

Joanna Kosinska on unsplash.com

Avevo contattato Sofia (@spicyroller_sg) già durante lo scorso maggembre[2]. L’idea che le avevo proposto – dopo aver visionato il suo profilo Instagram – era di scattare al Parco di Monza, in Luce Naturale, ritratto stretto e figura intera in contesto floreale. Eravamo rimasti per aggiornarci verso metà di giugno.

Benissimo, inizio a scattare con altre ragazze, sino al giorno convenuto del contatto. Contrariamente ad altre persone con cui avrei dovuto scattare, Sofia ha risposto prontamente, mi ha proposto però un cambio di programma: non più scatti in ambiente naturale, ma in uno studio non lontano da casa mia, con un’altra modella e in un model sharing, a un costo un po’ più basso di quello convenuto inizialmente.

“Ma potrò gestire le luci e il set?” le chiedo “Altrimenti, se l’occasione è un model sharing, non lo so quanto mi possa servire al fine del mio Portfolio, e non ho soldi da buttare” E lei mi ha rinviato a parlarne con il titolare dello studio che organizza l’evento, Alessio (@alessio_mapelli). Il quale mi riconforta, dopo che ho a lui spiegato cosa cercavo di realizzare e perché. Questo a patto che fossi riuscito a convincere gli altri partecipanti l’evento.

Alla fin fine il luogo era vicino casa, il costo un po’ minore, avere anche scatti realizzati in studio con luce artificiale per il mio Portfolio possono essere un plus, e al limite a me sarebbe bastata anche una sola la prima ora con Sofia (con la quale ci accordiamo anche per l’outfit nel frattempo) e il resto dello shooting, così, anche tanto per. L’importante è portare a casa degli scatti all’altezza.

Fu così che accettai.

Il giorno dello shooting – tre magliette nere all’ingresso dello studio

Clem Onojeghuo on unsplash.com

Clem Onojeghuo on unsplash.com

Una domenica di questo mese. Luminosa e calda, ma non troppo, arrivo allo studio, maglietta nera e borsa fotografica carica. Lì davanti incontro un’altra maglietta nera e zaino fotografico: un compagno di corso, che aveva già suonato al campanello, così arrivo giusto giusto in tempo per vedere aprire il titolare dello studio, anche lui in maglietta nera.

Che volete farci, in studio è prassi vestire così. Nei progetti complessi, con una numerosa crew di diverse figure professionali, questo almeno aiuta a riconoscere chi è il “commander in chief” – o almeno penso che questo sia il motivo.

Entriamo in uno studio vuoto di persone.

Siamo solo noi a scattare? Chiedo.

, mi risponde Alessio.

Mi sento riconfortato. I partecipanti sono due, e anche le modelle sono due, non ci saremmo intralciati.

Alessio: Venite, vi faccio vedere gli ambienti, l’attrezzatura.

E io, poco dopo: Uh? E queste belle finestrone qua? Hai mai pensato di utilizzato di usarle?

No, veramente no. Ecco qua, questi sono i flash, lo sfondo qui è nero, lì è color nero.

‘Peccato per la finestra’, penso dentro di me ‘comunque vedrò di farci qualcosa’.

Quattro chiacchere fra tre fotografi creativi.

1. Ero a questo modelsharing di nudo con modella super. Mi presento ai fotografi organizzatori e chiedo di scattare per primo e di gestire posa e luci come dico io. I due si incuriosiscono e mi lasciano fare. Io dirigo la modella che si aspetta il solito MdF[3], ma le faccio subito cambiare idea indicandole come posa questo e quest’altro. Faccio mettere due luci strip in alto e di lato, così le illumino il profilo solo ai lati. Quando ottengo lo scatto che voglio, chiudo tutto e me ne vado. I due fotografi mi fermano e mi chiedono il contatto.

2. L’altro giorno ho dato un’occhiata alla nuova ML di Canon. Non so cosa pensarci, ma gli adattatori sono fighi. Ne hanno uno in cui è possibile inserire un filtro. Certo, non è un formato standard e quindi deve essere per forza Canon. Gli ho chiesto quello più economico che avevano. “Per farci cosa?” mi chiedono. “Perché lo voglio rompere” rispondo. “Ma perché lo vuole rompere?” “Eeeeh, sono fatti miei…”

3. S’è per questo io ho un fungo che sta crescendo nel mio 135mm. Quando l’ho scoperto ho temuto di dover buttare l’obiettivo, ma poi ho imparato a sfruttarlo e me lo sono tenuto. Oplà: vi presento il mio fungo. Dico, mostrando uno scatto particolare dal suo account Instagram.

2. Quindi lo stai sfruttando creativamente! Bene! Beh, siamo fatti così: rompiamo filtri…

3. E coltiviamo funghi negli obiettivi.

La fase dello shooting, con Sofia e Jelly

Kevin Jesus Horacio on unsplash.com

Kevin Jesus Horacio on unsplash.com

All’inizio:

Io. Vediamo se funziona il trigger? Ho avuto problemi in passato con flash tempo fa.

Monto, controllo, va.

Davanti al primo set con strobi. Comincio a fare i primi scatti.

‘Mazza come sono piatte ste foto!’ Mi dico controllando i primi scatti dallo schermo posteriore della mia K3ii. Aspè, com’è che si cambia la potenza dei flash?

Mi viene spiegato. Do una differenza di alcuni stop fra i due strobi posizionati in uno schema a farfalla.

‘Ah, adesso cominciamo a ragionare’.

In medias res:

‘Senti va, spegnamone uno e uso solo l’altro’.

Sì, cara, proviamo questa posa e io… vediamo, uh cos’è quella, una scala?

Eh, sì. Mi conferma Alessio, sempre presente ad aiutare quando c’è bisogno.

Fico, voglio provarla!

Rivolto alla modella: Allora dov’eravamo rimast… ooops, vediamo di non cascare di testa da questo trabiccolo.

Bella così, ora su il mento e guarda in distanza.

Alla fine dello shooting:

Davanti a uno dei finestroni con vetro zigrinato e rivolto alla modella:

Ora proviamo a usare la Luce Naturale, userò questo vecchio Konica 40 1.8, che a tutta apertura fa effetto Soft Focus, la qual cosa complica la messa a fuoco, ma il risultato… uh!

Così, stupenda! Guarda verso la luce. La spalla tienila rilassata, giù. Potresti abbassare la spallina?

Ancora un poco… ancora un poco… ecco, fatta!

Avvicinandomi a lei tenendo la macchina fotografica con lo schermo rivolto alla modella.

Visto che bell’effetto? Non sembra male, vero?

Conclusioni

Ed ecco quanto. Oltre all’esperienza di questo particolare shooting, al divertimento e al piacere che ho provato usando spazi e attrezzature come un grande centro di ricerche d’immagini personale, esperienza che sicuramente non posso non definire come positiva[4], vale qui la mia idea per cui: almeno nel settore del Ritratto (nelle sue varie fattispecie preso), il fattore tecnico, la spinta verso l’assoluta qualità d’immagine, viene dopo l’inventiva e la ricerca di un proprio stile, unico, di scatto. E miglia su miglia dopo la capacità di raccontare storie per immagini.

Vedete, potete sicuramente trovare, essendo questa anche mia esperienza personale, quell’annuncio di lavoro da studio fotografico, che richiede come precondizione di accettazione al colloquio di lavoro, il possesso di un qualche costoso corpo macchina Full Frame, con ottiche e altra attrezzatura.

Non mancano, anzi, abbondano le torme di amatori ed entusiasti della Fotografia che non faranno altro che blaterare di Gamma Dinamica, Profondità di Campo, Assenza di Rumore agli Alti Iso, e altre tecnicalità.

Qui no,

qui si possono disegnare solo i profili delle modelle con un paio di luci, si possono usare filtri in vario modo rovinati, o anche “coltivare funghi” in un obiettivo (e usare quelli degli anni ’50, ’60, ’70, mettendo a fuoco in manuale, e usare attrezzi da cucina, e tutto quello che la mente umana può inventarsi), per creare storie dal look diverso dal solito, emozionanti, riconoscibili.

Hic sunt creatores.





Ad Majora!






















[1] Flash da studio, mediamente più grandi e potenti di quelli detti “a slitta” e di più comune uso.

[2] Dicasi con questo neologismo, quello strano mese di freddo e pioggia continua.

[3] Abbreviazione universalmente nota per “Morti di Figa”, quel sostanzioso numero di fotografi, cioè, che presenziano ai modelsharing con l’unico intento di ammirare da vicino il corpo della modella.

[4] E di cui avrò modo di parlare più approfonditamente quando verrà il momento di mostrare la selezione, editata, degli scatti realizzati quel giorno a Sofia (@spicyroller_sg) e a Jelly (@jelly_suicide_).

Convalescenza

Con il model shooting che presento oggi ho voluto portare avanti il non breve editorial autobiografico iniziato con Il Grande Sogno Bianco, infranto e per la cui realizzazione devo ringraziare tanto il contributo della modella Denise Stella.

Convalescenza è uno stato psicofisico di debilitazione post afflizione che reputo essere adatto alla situazione emotiva-affettiva mia e di tutti quelle persone che si sono visti togliere la terra sotto i piedi dopo la fine di un lungo rapporto durato tanti anni.

Là fuori c’è un mondo. Model: Denise Stella, ph: Francesco Coppola

Là fuori c’è un mondo. Model: Denise Stella, ph: Francesco Coppola

La voglia di guardare oltre a un passato oramai lasciato alle spalle c’è, ed è tanta. Lo so: solo chi si arrende è perduto. Solo chi non ci crede più è irrimediabilmente vecchio, scartato, inutile.

Già, perché il fiele lasciato dal trauma dell’abbandono (almeno nella formula particolare regalatami graziosamente dalla mia ex), mi ha fatto proprio sentire così: un giocattolo buttato via perché vecchio e non più funzionante.

"Non so se riesco più a crederci". Model: Denise Stella, ph: Francesco Coppola

"Non so se riesco più a crederci". Model: Denise Stella, ph: Francesco Coppola

Allora sopravviene il naturale timore che una simile ferita venga di nuovo inferta.

"Perché non uscire?" Model: Denise Stella, PH: Francesco Coppola

"Perché non uscire?" Model: Denise Stella, PH: Francesco Coppola

La battaglia fra attesa, desiderosa, del nuovo e anticipazione del dolore, ha inizio. Si passano ore a guardare fuori dalla finestra fantasticando, e quando si suscita un sorriso in un’altra persona ci si ritrae come colpiti da una frustata improvvisa.

Denise Stella in "Non voglio più sentirmi usata"

Denise Stella in "Non voglio più sentirmi usata"

Uno stato dell’essere tormentato, una pena auto-inflitta che non meritiamo e a cui soccombiamo continuamente.

Con ardore

“Non sto più in me”. Model: Denise Stella. Ph: Francesco Coppola

“Non sto più in me”. Model: Denise Stella. Ph: Francesco Coppola

E abbandono della lotta a un altro giorno. Migliore, si spera.

"Forse non sono ancora pronta". Model: Denise Stella. Ph: Francesco Coppola

"Forse non sono ancora pronta". Model: Denise Stella. Ph: Francesco Coppola

Eppure

"Eppure ho ancora fame". Model: Denise Stella. PH: Francesco Coppola

"Eppure ho ancora fame". Model: Denise Stella. PH: Francesco Coppola

Basterà?

Infatti, il discorso ancora non è chiuso. La Guarigione non è compiuta.

C’è ancora qualcosa da comprendere. Qualcosa d’altro da accettare, e il quadro generale contro cui combattere.

Intanto la lotta è ora esposta alla Luce. La sua presa su di me, ora, avrà via via meno presa.

Questa è catarsi ed è solo uno delle tante pietre d’inciampo della lunga strada che va Per Aspera Ad Astra, e comunque

Ad Majora!