Stagioni dell'anima I - Inverno, parte III
Ben ritrovate e
ritrovati in questo terzo episodio
in cui condivido il mio
progetto del modelshoot
narrativo-concettuale
realizzato alla Bottega Immagine
e in collaborazione con la
modella Maria Cristina Bona.
Oramai assiderata, l’anima
qui ritratta, a lungo soppesa
il perché e il per come ella
è arrivata in questo spazio,
in questo tempo glaciale.
Non c’è altro tempo, non
c’è altro ricordo che le
interessi. Tutta la sua
febbrile attenzione è
rivolta a capire quanto
le è piovuto addosso
senza un reale
preavviso.
E questo che un tempo si
chiamava rovello perdura
in siderali attese. Nel
frattempo qualcosa in lei
si spegne, si eclissa, muore.
una lunghissima fase è,
penosa, ma necessaria,
perché qualcosa bisogna
lasciarlo andare via,
prima di potersi
incamminare oltre.
Qualcosa, anche, deve
scattare: una decisione
va presa e sarà, questo,
il tema della prossima
condivisione.
Al prima possibile, allora!
Per Aspera ad Astra!
Stagioni dell'anima I - Inverno, parte II
Benvenute e benvenuti
in questo secondo episodio della
storia che provo a narrare, con
i ritratti fatti all’ottima
Maria Cristina Bona, in quel
della Bottega Immagine in
Milano.
Dopo aver trattato il primo
ingresso nella stagione
invernale, la nostra anima
ora deve rendersi conto
del perché è lì.
L’istinto iniziale, vedete, è
sempre quello di negare
quanto di improvviso e
traumatico di può
accadere.
Prima o poi, però, la
realizzazione colpisce,
permea, emerge alla
attenzione della mente.
E a quel punto,
semplicemente, qualcosa
dentro di noi, muore.
Non è certo questa la fine
del racconto. Oh no! Ne è
solo una tappa e la prossima
(se riuscirò a sviluppare gli
scatti in tempo) dovrebbe
arrivare lunedì prossimo,
altrimenti accadrà in
quello successivo.
Chiedo scusa per questa
incertezza, ma dalla
scorsa settimana ho
iniziato a lavorare in
un nuovo magazzino,
non lontano da casa
(per fortuna) con turni
di 8,30 ore e questo
impatta sul tempo che
posso dedicare alla mia
Fotografia.
Domenica prossima,
oltretutto, ho un nuovo
modelshoot a pellicola in
programma da fare.
Il tempo a mia disposizione
è semplicemente quello
che è.
Alla prossima, quindi,
e statemi bene!
Per Aspera ad Astra!
Il grande sogno bianco, infranto (parte III)
Ed eccoci alla conclusione di questo mio piccolo editorial ricavato dagli scatti eseguiti insieme alla stupenda e brava fotografa e modella Martina Mereu lo scorso dicembre.
Precedentemente ho esposto i sentimenti riguardanti il sentirsi trascurati e poi abbandonati. Quanto segue ora è la reazione a tutto ciò.
Mi sono sempre visto come una caffettiera emozionale: quando ricevo forti colpi inizialmente percepisco il tutto come attraverso una nuvola. Chi mi circonda spesso mi valuta come tipo freddo. Oh, ma poi il “caffè” della rabbia monta, monta e cresce, cresce e sale.
Per quanta rabbia si possa provare, però, non si può evitare di realizzare la vastità della mancanza, e la sua durata infinita, il non poterci fare un accidente. la sensazione di vuoto che ne segue è un vero e proprio lutto.
Comincia quindi il periodo del Tormento. Sopratutto se - come nel mio caso - non si hanno spiegazioni e si viene lasciati a “indovinare” le cause di una fine così ingloriosa di un progetto di Vita in comune che era arrivato a essere toccare alte vette. Eravamo una coppia creativa, abbiamo fatto grandi cose insieme, ne sognavamo e ne programmavamo altre. Perché? Cosa le è mancato, cosa avrei potuto fare di diverso?
Mettere insieme i pezzi del sopraggiunto disamore è un lavoro doloroso. C’ho messo 12 mesi, circa, di pensiero ossessivo, ciclico. E alla fine, amarissima, viene la constatazione: chi pensava lei che fossi davvero, quando le cose funzionavano: il suo centro benessere tutto incluso? Davvero? Ci si scherzava sopra, era ed è un mio piccolo vanto quello di saper viziare una donna. E quale servizio le è venuto a mancare per decidere di finire il rapporto con qualche breve messaggio in chat su Facebook? La risposta arriva. Oh se arriva. E questo era Amore? 11 anni di vita, di energie, di dedizione, per cosa? Ne valeva davvero la pena se si finisce a venire considerato come un tappabuchi?
Giunge quindi il momento di imporsi di dare l’addio al passato. In qualche modo, continuare a tormentarsi sul perché e il percome significa solo farsi male da soli. Il bacio di addio a quel che è stato è un atto di necessario amor proprio. Da quando ho dato il mio, sto sicuramente meglio.
Ovviamente non è facile affrontare una vita in cui bisogna bastare a se stessi, questo è un altro passo, un’altra realizzazione la cui accettazione viene col tempo. Basta nutrirsi di vuoti ricordi. Bisogna cominciare a contare su se stessi, prima lo si fa e meglio è.
E così, per quanto malmesso, ferito, monco di qualche pezzo che una volta, in una vita insieme fa, era importante, ti rivolgi ai tuoi ricordi, rammenti quando - poco dopo la fine del rapporto - la ex ti disse “Possiamo rimanere amici?”, e le rispondi con quel vecchio pezzo dei Fleetwood Mac: You can go your own way. Forse fa male, ma da la sua sincera dose di soddisfazione.
Allora ti metti a cercare, febbrile, sul pc e nei cassetti, qualsiasi ricordo possa essere rimasto della passata relazione e lo distruggi, lo butti, lo dai via.
Mi ci volle, quindi, circa un anno per chiudere le considerazioni e contro considerazioni sulla fine di 11 anni di rapporto, uno che per un lustro è forse stato vero Amore, ma che è finito (come in tanti altri casi), a diventare abitudine e a patire le difficoltà della Vita, le malattie dei nostri genitori, la mancanza di lavoro mia, la mia ipertensione arteriosa stessa.
E a seguito di tutto questo c’è un calcolo affrettato da tenere in conto, però. Fa male considerare che chi mi conosceva tanto bene abbia commesso un simile errore di valutazione.
Succede però: scambiare il presente per il futuro. Il qui per l’ovunque. L’a volte per il sempre. E dare per venduta la pelle del lupo, quando questo ancora non si è dato per sconfitto. Questo vecchio giocattolo rotto, gettato alle spalle da Sua Signoria sarà capace di raccontare tutta la storia. Una Storia che non è ancora stata scritta sino alla fine, ma che per me non ha ancora segnato l’ultima pagina.
Perciò, questa catarsi - oggi - ha fine. Il dolore è stato non solo provato, ma ora anche espulso nel raccontarlo in immagini. Buona Vita a lei, con l’augurio di godersi le conseguenze dei suoi calcoli. Staremo entrambi benissimo privi di qualsiasi conoscenza l’uno dell’altra, privi di qualsiasi contatto, per quanto telematico.
Un caloroso ringraziamento va sempre alla splendida Martina, che ha interpretato così bene la mia anima in pena.
Con questo, caro lettore, ti saluto e ti rinvio ai miei prossimi progetti.