Stagioni dell'anima I - Inverno, parte IV

Ben ritrovate e ritrovati,

eccovi, dopo lunga attesa,

la quarta parte del mio

progetto di concept

fashion photography

realizzato a Bottega

Immagine con la

modella Maria Cristina

Bona

Maria Cristina Bona, Anima in inverno 16; ph: Francesco Coppola

Dicevamo, nel precedente

epidosio, il rovello nato

da certe separazioni

lasciate senza spiegazioni

dura, troppo a lungo dura,

ma prima o poi arriva a una

sua naturale conclusione.

Maria Cristina Bona, Anima in inverno 17; ph: Francesco Coppola

Alla fine, lasciati a se stessi,

una risposta ce la si da e con

quella ci si deve pur vivere.

Pazienza, ma anche basta con

questa tortura.

Solo.

Maria Cristina Bona, Anima in inverno 18; ph: Francesco Coppola

Mentre ci si rende conto

che una fase, una

stagione dell’anima

comincia a sfumare via,

resta comunque da

decidere come ci si pone

rispetto a un importante

pezzo della propria vita

passata, con tutte le

energie, tempo, attenzioni

capacità di dedicarso che

si sono spese: Il meglio di

noi, dato a chi a un certo

punto non sapeva più cosa

farsene.

Maria Cristina Bona, Anima in inverno 19; ph: Francesco Coppola

‘Mi sono sbagliato’ una

frase di tre parole così

pesante da maturare e

da dire.. Un bello sbaglio

durato troppo a lungo,

Non siamo soli, certo.

quando ci rendiamo conto

che abbiamo dato troppo

valore a chi non ne dava a

noi. Queste cose succedono,

fanno parte della vita, Non

avevamo forse fame di vita?

e nella vita capita che le

persone con cui stabiliamo

relazioni ci affibbiamo dei

ruoli, come costumi da

teatro. E qualche volta

tocca ricordare agli altri

che, no, non siamo quello

che loro pensano di noi.

Chi vi scrive può sicuramente

far vivere una relazione a

una donna come se fosse in

una eterna vacanza. Ma non

sono solo quello, nessuno

di noi lo è.

Se veramente di amore si

parla, allora si vive il facile

e il difficile, il premio e la pena,

la scoperta e la noia, almeno se

si vuole essere dei costruttori

di qualcosa di più grande e non

solo dei turisti delle vite

altrui.

Maria Cristina Bona, Anima in inverno 20; ph: Francesco Coppola

Si può rimanere amici dopo

la fine di una relazione?

Dipende, per la mia

personale esperienza,

la risposta è proprio no.

Non che abbia (più) nulla

contro lei che fu una

compagna di cammino per

11 anni. Semplicemente non

ho più tempo per simili

storie.

A certe donne piacciono i

romanzi con dentro

relazioni tormentate,

lascia e piglia, tossiche.

Io no, io amavo leggere

storie epiche, eroiche,

magari fantastiche, ma

sempre dove era presente

un arco narrativo del

personaggio che lo

portava alla propria

crescita.

Maria Cristina Bona, Anima in inverno 21; ph: Francesco Coppola

Ora basta inverno, è tempo

di muoversi oltre, fra

strade lontane dal mare,

tutte curve, sassi e inciampi,

ma sicuramente più sane di

certe paludi.

E’ tempo di provvedere al

mio futuro.

E per questo, vi dico, che

ci vedremo alla prossima

occasione, con ancora un

ultimo tratto di questo

progetto foto-narrativo.

A presto!

Per Aspera ad Astra!

Stagioni dell'anima I - Inverno, parte III

Ben ritrovate e

ritrovati in questo terzo episodio

in cui condivido il mio

progetto del modelshoot

narrativo-concettuale

realizzato alla Bottega Immagine

e in collaborazione con la

modella Maria Cristina Bona.

Maria Cristina Bona, Anima in inverno 12; ph: Francesco Coppola

Oramai assiderata, l’anima

qui ritratta, a lungo soppesa

il perché e il per come ella

è arrivata in questo spazio,

in questo tempo glaciale.

Maria Cristina Bona, Anima in inverno 13; ph: Francesco Coppola

Non c’è altro tempo, non

c’è altro ricordo che le

interessi. Tutta la sua

febbrile attenzione è

rivolta a capire quanto

le è piovuto addosso

senza un reale

preavviso.

Maria Cristina Bona, Anima in inverno 14; ph: Francesco Coppola

E questo che un tempo si

chiamava rovello perdura

in siderali attese. Nel

frattempo qualcosa in lei

si spegne, si eclissa, muore.

Maria Cristina Bona, Anima in inverno 15; ph: Francesco Coppola

una lunghissima fase è,

penosa, ma necessaria,

perché qualcosa bisogna

lasciarlo andare via,

prima di potersi

incamminare oltre.

Qualcosa, anche, deve

scattare: una decisione

va presa e sarà, questo,

il tema della prossima

condivisione.

Al prima possibile, allora!

Per Aspera ad Astra!

Stagioni dell'anima I - Inverno, parte II

Benvenute e benvenuti

in questo secondo episodio della

storia che provo a narrare, con

i ritratti fatti all’ottima

Maria Cristina Bona, in quel

della Bottega Immagine in

Milano.

Maria Cristina Bona, Anima in inverno 7; ph: Francesco Coppola

Dopo aver trattato il primo

ingresso nella stagione

invernale, la nostra anima

ora deve rendersi conto

del perché è lì.

Maria Cristina Bona, Anima in inverno 8; ph: Francesco Coppola

L’istinto iniziale, vedete, è

sempre quello di negare

quanto di improvviso e

traumatico di può

accadere.

Maria Cristina Bona, Anima in inverno 9; ph: Francesco Coppola

Prima o poi, però, la

realizzazione colpisce,

permea, emerge alla

attenzione della mente.

Maria Cristina Bona, Anima in inverno 10; ph: Francesco Coppola

E a quel punto,

semplicemente, qualcosa

dentro di noi, muore.

Maria Cristina Bona, Anima in inverno 11; ph: Francesco Coppola

Non è certo questa la fine

del racconto. Oh no! Ne è

solo una tappa e la prossima

(se riuscirò a sviluppare gli

scatti in tempo) dovrebbe

arrivare lunedì prossimo,

altrimenti accadrà in

quello successivo.

Chiedo scusa per questa

incertezza, ma dalla

scorsa settimana ho

iniziato a lavorare in

un nuovo magazzino,

non lontano da casa

(per fortuna) con turni

di 8,30 ore e questo

impatta sul tempo che

posso dedicare alla mia

Fotografia.

Domenica prossima,

oltretutto, ho un nuovo

modelshoot a pellicola in

programma da fare.

Il tempo a mia disposizione

è semplicemente quello

che è.

Alla prossima, quindi,

e statemi bene!

Per Aspera ad Astra!

Il grande sogno bianco, infranto (parte III)

Ed eccoci alla conclusione di questo mio piccolo editorial ricavato dagli scatti eseguiti insieme alla stupenda e brava fotografa e modella Martina Mereu lo scorso dicembre.

Precedentemente ho esposto i sentimenti riguardanti il sentirsi trascurati e poi abbandonati. Quanto segue ora è la reazione a tutto ciò.

Martina Mereu in: Do you think you can stop me and spit in my eye?

Martina Mereu in: Do you think you can stop me and spit in my eye?

Mi sono sempre visto come una caffettiera emozionale: quando ricevo forti colpi inizialmente percepisco il tutto come attraverso una nuvola. Chi mi circonda spesso mi valuta come tipo freddo. Oh, ma poi il “caffè” della rabbia monta, monta e cresce, cresce e sale.

Martina Mereu in Memorizzazione

Martina Mereu in Memorizzazione

Per quanta rabbia si possa provare, però, non si può evitare di realizzare la vastità della mancanza, e la sua durata infinita, il non poterci fare un accidente. la sensazione di vuoto che ne segue è un vero e proprio lutto.

Martina Mereu in The Harrowing

Martina Mereu in The Harrowing

Comincia quindi il periodo del Tormento. Sopratutto se - come nel mio caso - non si hanno spiegazioni e si viene lasciati a “indovinare” le cause di una fine così ingloriosa di un progetto di Vita in comune che era arrivato a essere toccare alte vette. Eravamo una coppia creativa, abbiamo fatto grandi cose insieme, ne sognavamo e ne programmavamo altre. Perché? Cosa le è mancato, cosa avrei potuto fare di diverso?

Martina Mereu in Was it all worth it?

Martina Mereu in Was it all worth it?

Mettere insieme i pezzi del sopraggiunto disamore è un lavoro doloroso. C’ho messo 12 mesi, circa, di pensiero ossessivo, ciclico. E alla fine, amarissima, viene la constatazione: chi pensava lei che fossi davvero, quando le cose funzionavano: il suo centro benessere tutto incluso? Davvero? Ci si scherzava sopra, era ed è un mio piccolo vanto quello di saper viziare una donna. E quale servizio le è venuto a mancare per decidere di finire il rapporto con qualche breve messaggio in chat su Facebook? La risposta arriva. Oh se arriva. E questo era Amore? 11 anni di vita, di energie, di dedizione, per cosa? Ne valeva davvero la pena se si finisce a venire considerato come un tappabuchi?

Martina Mereu in Kissing goodbye

Martina Mereu in Kissing goodbye

Giunge quindi il momento di imporsi di dare l’addio al passato. In qualche modo, continuare a tormentarsi sul perché e il percome significa solo farsi male da soli. Il bacio di addio a quel che è stato è un atto di necessario amor proprio. Da quando ho dato il mio, sto sicuramente meglio.

Martina Mereu in: Now, I guess, I am Mine all Mine.

Martina Mereu in: Now, I guess, I am Mine all Mine.

Ovviamente non è facile affrontare una vita in cui bisogna bastare a se stessi, questo è un altro passo, un’altra realizzazione la cui accettazione viene col tempo. Basta nutrirsi di vuoti ricordi. Bisogna cominciare a contare su se stessi, prima lo si fa e meglio è.

Martina Mereu in You can go your own way…

Martina Mereu in You can go your own way…

E così, per quanto malmesso, ferito, monco di qualche pezzo che una volta, in una vita insieme fa, era importante, ti rivolgi ai tuoi ricordi, rammenti quando - poco dopo la fine del rapporto - la ex ti disse “Possiamo rimanere amici?”, e le rispondi con quel vecchio pezzo dei Fleetwood Mac: You can go your own way. Forse fa male, ma da la sua sincera dose di soddisfazione.

Allora ti metti a cercare, febbrile, sul pc e nei cassetti, qualsiasi ricordo possa essere rimasto della passata relazione e lo distruggi, lo butti, lo dai via.

Martina Mereu in: ...Just don't come around here anymore. Goodbye!

Martina Mereu in: ...Just don't come around here anymore. Goodbye!

Mi ci volle, quindi, circa un anno per chiudere le considerazioni e contro considerazioni sulla fine di 11 anni di rapporto, uno che per un lustro è forse stato vero Amore, ma che è finito (come in tanti altri casi), a diventare abitudine e a patire le difficoltà della Vita, le malattie dei nostri genitori, la mancanza di lavoro mia, la mia ipertensione arteriosa stessa.

E a seguito di tutto questo c’è un calcolo affrettato da tenere in conto, però. Fa male considerare che chi mi conosceva tanto bene abbia commesso un simile errore di valutazione.

Succede però: scambiare il presente per il futuro. Il qui per l’ovunque. L’a volte per il sempre. E dare per venduta la pelle del lupo, quando questo ancora non si è dato per sconfitto. Questo vecchio giocattolo rotto, gettato alle spalle da Sua Signoria sarà capace di raccontare tutta la storia. Una Storia che non è ancora stata scritta sino alla fine, ma che per me non ha ancora segnato l’ultima pagina.

Perciò, questa catarsi - oggi - ha fine. Il dolore è stato non solo provato, ma ora anche espulso nel raccontarlo in immagini. Buona Vita a lei, con l’augurio di godersi le conseguenze dei suoi calcoli. Staremo entrambi benissimo privi di qualsiasi conoscenza l’uno dell’altra, privi di qualsiasi contatto, per quanto telematico.

Un caloroso ringraziamento va sempre alla splendida Martina, che ha interpretato così bene la mia anima in pena.

Con questo, caro lettore, ti saluto e ti rinvio ai miei prossimi progetti.