Il grande sogno bianco, infranto (parte III)

Ed eccoci alla conclusione di questo mio piccolo editorial ricavato dagli scatti eseguiti insieme alla stupenda e brava fotografa e modella Martina Mereu lo scorso dicembre.

Precedentemente ho esposto i sentimenti riguardanti il sentirsi trascurati e poi abbandonati. Quanto segue ora è la reazione a tutto ciò.

Martina Mereu in: Do you think you can stop me and spit in my eye?

Martina Mereu in: Do you think you can stop me and spit in my eye?

Mi sono sempre visto come una caffettiera emozionale: quando ricevo forti colpi inizialmente percepisco il tutto come attraverso una nuvola. Chi mi circonda spesso mi valuta come tipo freddo. Oh, ma poi il “caffè” della rabbia monta, monta e cresce, cresce e sale.

Martina Mereu in Memorizzazione

Martina Mereu in Memorizzazione

Per quanta rabbia si possa provare, però, non si può evitare di realizzare la vastità della mancanza, e la sua durata infinita, il non poterci fare un accidente. la sensazione di vuoto che ne segue è un vero e proprio lutto.

Martina Mereu in The Harrowing

Martina Mereu in The Harrowing

Comincia quindi il periodo del Tormento. Sopratutto se - come nel mio caso - non si hanno spiegazioni e si viene lasciati a “indovinare” le cause di una fine così ingloriosa di un progetto di Vita in comune che era arrivato a essere toccare alte vette. Eravamo una coppia creativa, abbiamo fatto grandi cose insieme, ne sognavamo e ne programmavamo altre. Perché? Cosa le è mancato, cosa avrei potuto fare di diverso?

Martina Mereu in Was it all worth it?

Martina Mereu in Was it all worth it?

Mettere insieme i pezzi del sopraggiunto disamore è un lavoro doloroso. C’ho messo 12 mesi, circa, di pensiero ossessivo, ciclico. E alla fine, amarissima, viene la constatazione: chi pensava lei che fossi davvero, quando le cose funzionavano: il suo centro benessere tutto incluso? Davvero? Ci si scherzava sopra, era ed è un mio piccolo vanto quello di saper viziare una donna. E quale servizio le è venuto a mancare per decidere di finire il rapporto con qualche breve messaggio in chat su Facebook? La risposta arriva. Oh se arriva. E questo era Amore? 11 anni di vita, di energie, di dedizione, per cosa? Ne valeva davvero la pena se si finisce a venire considerato come un tappabuchi?

Martina Mereu in Kissing goodbye

Martina Mereu in Kissing goodbye

Giunge quindi il momento di imporsi di dare l’addio al passato. In qualche modo, continuare a tormentarsi sul perché e il percome significa solo farsi male da soli. Il bacio di addio a quel che è stato è un atto di necessario amor proprio. Da quando ho dato il mio, sto sicuramente meglio.

Martina Mereu in: Now, I guess, I am Mine all Mine.

Martina Mereu in: Now, I guess, I am Mine all Mine.

Ovviamente non è facile affrontare una vita in cui bisogna bastare a se stessi, questo è un altro passo, un’altra realizzazione la cui accettazione viene col tempo. Basta nutrirsi di vuoti ricordi. Bisogna cominciare a contare su se stessi, prima lo si fa e meglio è.

Martina Mereu in You can go your own way…

Martina Mereu in You can go your own way…

E così, per quanto malmesso, ferito, monco di qualche pezzo che una volta, in una vita insieme fa, era importante, ti rivolgi ai tuoi ricordi, rammenti quando - poco dopo la fine del rapporto - la ex ti disse “Possiamo rimanere amici?”, e le rispondi con quel vecchio pezzo dei Fleetwood Mac: You can go your own way. Forse fa male, ma da la sua sincera dose di soddisfazione.

Allora ti metti a cercare, febbrile, sul pc e nei cassetti, qualsiasi ricordo possa essere rimasto della passata relazione e lo distruggi, lo butti, lo dai via.

Martina Mereu in: ...Just don't come around here anymore. Goodbye!

Martina Mereu in: ...Just don't come around here anymore. Goodbye!

Mi ci volle, quindi, circa un anno per chiudere le considerazioni e contro considerazioni sulla fine di 11 anni di rapporto, uno che per un lustro è forse stato vero Amore, ma che è finito (come in tanti altri casi), a diventare abitudine e a patire le difficoltà della Vita, le malattie dei nostri genitori, la mancanza di lavoro mia, la mia ipertensione arteriosa stessa.

E a seguito di tutto questo c’è un calcolo affrettato da tenere in conto, però. Fa male considerare che chi mi conosceva tanto bene abbia commesso un simile errore di valutazione.

Succede però: scambiare il presente per il futuro. Il qui per l’ovunque. L’a volte per il sempre. E dare per venduta la pelle del lupo, quando questo ancora non si è dato per sconfitto. Questo vecchio giocattolo rotto, gettato alle spalle da Sua Signoria sarà capace di raccontare tutta la storia. Una Storia che non è ancora stata scritta sino alla fine, ma che per me non ha ancora segnato l’ultima pagina.

Perciò, questa catarsi - oggi - ha fine. Il dolore è stato non solo provato, ma ora anche espulso nel raccontarlo in immagini. Buona Vita a lei, con l’augurio di godersi le conseguenze dei suoi calcoli. Staremo entrambi benissimo privi di qualsiasi conoscenza l’uno dell’altra, privi di qualsiasi contatto, per quanto telematico.

Un caloroso ringraziamento va sempre alla splendida Martina, che ha interpretato così bene la mia anima in pena.

Con questo, caro lettore, ti saluto e ti rinvio ai miei prossimi progetti.










Il grande sogno bianco, infranto (parte II)

Ben incontrato di nuovo, lettore.

Eccoci alla seconda di tre parti dell’editorial ricavato dalla sessione di scatto svolta in dicembre con la modella e fotografa Martina Mereu (@maartimerry).

Martina Mereu in Harrowing (tormento)

Martina Mereu in Harrowing (tormento)

In questa fase il sogno è caduto, fluisce il dolore della perdita, si torna indietro ai giorni impressi nella memoria e ci si chiede se era davvero Amore. Se ne è valsa davvero la pena viverlo, quel sogno svanito. Ancora e ancora. Almeno finchè non arriva il momento di decidere se farsi sopraffare dalla perdita o andare oltre.

Martina Mereu in: Was it all worth it?

Martina Mereu in: Was it all worth it?

Questo ultimo aspetto verrà trattato nella terza e ultima parte dell’editorial, per ora, let as go with the drama.

Martina Mereu in: Who do you think I am?

Martina Mereu in: Who do you think I am?

Ringrazio ancora, e sempre, la splendida Martina per la collaborazione e l’occasione che mi ha offerto di esprime il mio personale horrowing.

Per oggi questo è tutto. Spero che gli scatti siano stati di tuo gradimento e ci rivediamo lunedì prossimo per la conclusione con la terza e ultima parte.

Ad Majora!




Il grande sogno bianco, infranto (parte I)

Che mese che è stato dicembre!

 Finalmente, a partire da questo post, posso cominciare a mostrarvene i frutti.

 Iniziamo quindi con la prima parte di tre sul progetto realizzato con Martina Mereu: “Il grande sogno bianco, infranto”.

Martina Mereu in ‘It was White, it was Big, it was just a Dream’.

Martina Mereu in ‘It was White, it was Big, it was just a Dream’.

L’idea di questo piccolo editorial non è stata programmata. Ci eravamo messi d’accordo con Martina per scattare insieme, sì, perché lei doveva provare un vestito che avrebbe potuto utilizzare in un altro suo progetto, e io avevo bisogno di sbloccarmi da due mesi di accordi fatti, riformulati e finiti in nulla con altre modelle. Solo qualche giorno prima la realizzazione di queste foto ho saputo che il vestito in questione era un abito da sposa. Solo una volta vista la modella indossarlo e aver incominciato a farla posare in riva al lago davanti casa sua, ho cominciato a “vedere” la storia che oggi qui comincio a mostrarvi.

Martina Mereu in: Lonely Spouse

Martina Mereu in: Lonely Spouse

E la storia vista non poteva che provenire da una mia personale ferita. Una di quelle profonde, che di quando in quando torna a farsi sentire nelle “notti” giuste, come solo le migliori ferite della vita sanno fare. La Storia del sogno infranto. La Storia del disamore. E di come a questa ferita si può sopravvivere.

Martina Mereu in ‘Love Tears’

Martina Mereu in ‘Love Tears’

La Vita è un mutamento continuo di complessità elevate alla complessità. Le persone che si uniscono in un rapporto non sono più quelle che arrivano a dare a quello stesso rapporto un termine. Il tempo, le difficoltà, piccoli grandi successi e sconfitte, portano a formare corazze, prendere direzioni, mutare gusti, in via costruttiva - come sempre si spera che ciò accada - ma non raramente anche in senso autodistruttivo. Si può finire quindi, spesso, disallineati, fuori sincrono, disarmonici e poi, diciamocelo, vivendo gli anni del regresso generalizzato di un’intera nazione, è fatale che i rapporti fra persone si facciano più fragili. L’ho imparato leggendo “Tramonto e Polvere” di Joe R. Lansdale, bel romanzo storico ambientato durante l’epoca della Grande Depressione statunitense, ambientato nel Texas di cui l’autore è un grande cantore.

Martina Mereu in: In the Light

Martina Mereu in: In the Light

E si arriva, in un flash di luce, a comprendere che i ricordi dei bei momenti passati insieme, le vestigia di un passato che era stato anche glorioso, pieno di calore, di passione e forse di sincero Amore, tutto ciò non basta più. Tutto quello che per qualche tempo è stato un collante dell’organismo-coppia, diventa solo una dolente eco. La ferita, appunto, di quel che era stata una promessa non mantenuta.

Martina Mereu in Awarness

Martina Mereu in Awarness

La consapevolezza che tutto ciò che era stato va terminato è un momento fondamentale. Un momento in cui si realizza quanto seguirà nelle prossime due puntate di questa piccola, sofferente, ma oramai passata, storia.

I miei ringraziamenti, di tutto cuore, vanno alla bravissima modella Martina Mereu (@maartymerry) che è anche valente fotografa e ne potete valutare le sue capacità al suo account professionale: @martinamereuphotographer.

Sperando che quanto sopra mostrato sia stato di tuo gradimento, lettore, ti rimando a lunedì prossimo, quando pubblicherò la seconda parte di questo editorial.

Ad Majora!

Shooting invernale con Martina

Sono in giro da poco tempo, come fotografo ritrattista in costruzione del proprio primo portfolio, per questo motivo, forse, non riesco ad arrivare a scattare con tutte le ragazze che contatto, ed è quindi un enorme piacere quando una modella con cui ho già scattato accetta volentieri di farsi fotografare da me. Grazie di tutto cuore all’incantevole fotografa e modella Martina Mereu per l’occasione concessami.

Avevamo scattato insieme in un magico giorno di luglio, nell’occhio della tempesta, fu meraviglioso allora, ma cosa ci avrebbe riservato una mattina di dicembre?

In the Light, model: Martina Mereu - photo by Francesco Coppola

In the Light, model: Martina Mereu - photo by Francesco Coppola

Semplicemente tanta Luce e Incanto.

Sono quindi in piena fase di selezione immagini (408 furono il totale portato a casa in tre ore di shooting). Come la volta precedente, prevedo che sarà difficile fare una selezione da cui scegliere le migliori. Un piacere è avere simili problemi.

A presto e

Ad Majora!

I primi ritratti da indipendente (sul Portfolio #2)

Comincio qui a trattare la mia esperienza nel scattare con modelle in shooting organizzate da me e in regime di TF-CD (vecchia definizione che significa: Tempo per Foto su CD, è il supporto a essere oramai desueto). Rapporto con modelle, contrattempi logistico-climatici, scattare con obiettivi vintage e di post-produzione, di questo e delle prime foto fatte in questo modo parlerò in questo post.

In realtà è da febbraio di questo anno che ho provato a cominciare questa pratica - subito dopo aver concluso, cioè, il corso di Ritratto Moda con Nicola Casini - ma, vuoi perché ancora non mi conosceva nessuno, vuoi perché preferisco scattare in Luce Naturale in un parco o comunque all’aperto, quando la scorsa primavera si è rivelata essere assai piovosa, sono riuscito a organizzare il primo set con Alessia Cerioli solo in giugno.

Scattare in un set che si è organizzato in autonomia alza il livello di difficoltà, in quanto sta a te relazionare e concordare con la modella luogo, orario e tipo di outfit (abiti) da far indossare prima dello scatto, organizzare la logistica e una volta in sede non hai nessuno a darti suggerimenti e linee guida, devi sfruttare quello che c’è in loco e sai razionalmente oltre a quel che ti detta il tuo istinto.

In questo modo si faranno anche tanti errori, ma sono preziosissimi errori. Questa è l’occasione per imparare appieno, ma anche per sperimentare - se così si vuoi fare. Personalmente la sperimentazione è alla base della mia pratica fotografica. Non, però, senza criterio, bensì un tentare cosa si può fare con la Luce Naturale. Sono anche un patito dei vecchi obiettivi vintage: uso regolarmente il vecchio Vivitar 24mm f 2,8 MC che mi accompagna dai miei primi scatti in analogico, ma scatto anche regolarmente con un smc Pentax 50mm f 1,4 e un Super Takumar 135mm f 2,5 (bayonet), in situazioni particolari impiego anche un Konica AR 40mm f 1,8 (soft focus) e devo ancora sbizzarrirmi a provare pienamente uno Jupiter 9 85mm f 2. (Dell’uso di queste ottiche manuali del passato, in sé e in rapporto con le nuove sarà argomento che tratterò approfonditamente in futuri post di questo blog).

Esplorare il ritratto in Luce Naturale, vedete, non è cosa banale. Si tratta di una pratica di difficile esecuzione e sulla quale vi sono opinioni difformi nel mondo della Fotografia, anche fra i professionisti. Vi è un popolo intero di fotografi che consigliano di scattare col flash, per evitare che in foto sul soggetto appaiano forti, sgradevoli, ombre. Come vedete nello scatto qui sopra, io ho invece deciso di studiare il problema partendo proprio accogliendo le ombre nei miei ritratti. Gradevole o meno che sia, dovranno faticare a convincermi che sia meglio eliminare le ombre del tutto rendendo lo scatto così, al mio occhio, contraffatto.

Così facendo, la Luce fa anche regali. Come quello sopra rappresentato: la trasparenza nel vestito indossato da Alessia. Un tema che ho seguito lungo le due-tre ore di shooting che abbiamo fatto insieme. Queste sono i due scatti da quell’esperienza che ho deciso di includere nel mio portfolio in costruzione.

Like and hurricane

E poi arriva quella situazione speciale che mai ti saresti aspettato. Scrivevo più sopra: i miei tentativi di scattare in primavera furono funestati dal mal tempo. Anche quando stavamo pianificando lo shooting con la fotografa e modella Martina Mereu (sopra rappresentata) minacciava pioggia, ma con lei ci siamo aggiornati al giorno stesso, per vedere come sarebbe esattamente andato il clima. Entro in auto e l’avvio quando mi arriva il suo messaggio “Qui comincia a piovere, meglio non salire in montagna (come avevamo pianificato). Che facciamo?” un brivido freddo mi percorre la spina dorsale. Non un’altra volta, sussurro mentre le scrivo: “E se rimanessimo in riva al lago, vicino casa tua? Male che vada sei vicino casa.” e così l’accordo andò. E fu una magica giornata!

A Portrait Photographer’s Self Portrait

A Portrait Photographer’s Self Portrait

Racconterò più a fondo questo shooting così come lo farò con gli altri, a tempo debito, basti dire qui che ritengo questa sessione di ritratto la migliore che mi sia mai capitata di fare e, difatti, ne ho tirato fuori tanti di quegli ritratti che mi sono piaciuti da trovare difficile stabilire quale vada in Portfolio e quale no.

In the eye of the storm

In the eye of the storm

Fu in questa occasione che scoprii con enorme piacere come venivano i ritratti ambientati col mio vecchio Vivitar 24mm f 2,8 MC: l’angolo di visuale equivalente a circa 35mm mi permetteva inquadrature che ho definito in seguito “narrative”. Un tipo di Fotografia che di sicuro vorrò testare di nuovo, magari dopo che mi sarò potuto permettere l’acquisto del 21mm Limited, il “Pittore” fra gli obiettivi Limited di casa Pentax.

Oleander kiss

Oleander kiss

Naturalmente, dato il periodo dell’anno, in riva al lago gli spunti venivano forniti anche dagli alberi in fiore. Quindi ho diretto lì l’ottima Martina, e posso dire che avevo già in mente il mood e il tipo di post-produzione che avevo in mente.

Ah sì, perché ovviamente la post-produzione c’è ed è fondamentale. Le fasi della Fotografia (direi, per quasi tutte le sue specializzazioni) sono 1. Pianificazione, 2. Scatto. 3. Sviluppo. 4. Consegna. Un altro argomento che affronterò in futuri post (più di uno probabilmente) è quello che riguarda e il rapporto, utilità e uso dei formati Jpg, contro il RAW, l’altro sarà una panoramica sulle “guerre di religione” che sono scoppiato nel mondo dei foto amatori sull’uso della post produzione.

Vi basti qui sapere, personalmente, uso sempre la suite Adobe per fotografi, e che un giorno - quando potrò permettermelo - prenderò e affronterò l’apprendimento anche di Capture One.

Come negli anni ‘60 e ‘70.

Come negli anni ‘60 e ‘70.

E con questo chiudo questa trattazione dei primi due model shooting che ho organizzato per conto mio e svolti in regime di TF.

Spero, lettore, che quanto mostrato sia stato di tuo gradimento e ti rinvio, alla prossima occasione per parlare di Fotografia, Ritratti, Modelle, Attrezzatura, Postproduzione e quanto altro qui condividerò.

A presto!