Secondi scatti con Sofia (@spicyroller_sg)

E rieccoci qui,

con un altro poco di scatti dall’editorial realizzato insieme alla modella Sofia (@spicyrollersg) nello studio del fotografo Alessio Mapelli (@alessio_mapelli).

Quindi, dove eravamo rimasti?

Sofia, chin up pose; ph: Francesco Coppola

Sofia, chin up pose; ph: Francesco Coppola

Dopo i primi scatti, appurato che gradivo più sperimentare con l’alto contrasto, mi sono via via liberato di una delle due luci a disposizione, sino ad approdare all’uso dell’anello di luci a led (Ringlight) che ho cominciato a utilizzare sul soggetto, tanto per vedere l’effetto che faceva.

Sofia and the Ringlight 1; ph: Francesco Coppola

Sofia and the Ringlight 1; ph: Francesco Coppola

Appurando così che, con la minore luce fornita dai led ero costretto ad aprire il diaframma, ho valutato che ciò fosse un vantaggio, aggiungendo così le sfumature al contrasto fra aree in luce e aree in ombra.

Sofia and the Ringlight 2; ph: Francesco Coppola

Sofia and the Ringlight 2; ph: Francesco Coppola

La cosa mi è piaciuta tanto da insistere su questa soluzione ancora,

Sofia and the Ringlight 3; ph: Francesco Coppola

Sofia and the Ringlight 3; ph: Francesco Coppola

ancora,

Sofia and the Ringlight 4

Sofia and the Ringlight 4

e ancora.

Sofia and the Ringlight 5

Sofia and the Ringlight 5

Fino a che non ho pensato bene di cambiare angolo di visuale, e per questo mi sono arrampicato su una scaletta lì' a disposizione in studio.

Sofia’s outfit 2 BW; ph: Francesco Coppola

Sofia’s outfit 2 BW; ph: Francesco Coppola

Per fortuna, per quanto inizialmente non mi sentissi sicurissimo sulla posizione, sono qui a redarre questo pezzo. L’esperimento comunque, a mio sicuramente sindacabile giudizio, ha dato buoni frutti.

Sofia and the Ringlight, final; ph: Francesco Coppola

Sofia and the Ringlight, final; ph: Francesco Coppola

Non trovate anche voi?

Questo, per oggi, è tutto quanto possa mostrarvi, ma lunedì prossimo completerò la condivisione di questo editorial con gli ultimi esperimenti, anche con un ritorno dei miei esperimenti in Luce Naturale.

(Ve l’avevo detto che mi ero divertito molto in questa occasione, no?)

A presto, quindi e

Ad Majora!































Primi scatti con Sofia

Bentornate e bentoranti!

Oggi inizio a mostrare i primi scatti sviluppati da un editorial che ho svolto con Sofia (@spicyroller_sg) e un’altra modella che presenterò più avanti, nello studio fotografico di Alessio Mapelli (@alessio_mapelli) qualche settimana fa.

Sofia, studio portrait BW 1; ph: Francesco Coppola

Sofia, studio portrait BW 1; ph: Francesco Coppola

Ho scelto di fare questo editoriale in studio perché un Portfolio che deve andare valutato dalle agenzie deve essere vario e dimostrare che il suo autore si sa destreggiare in varie situazioni. Quella in studio, con strobi, non poteva mancare quindi.

Sofia, studio portrait BW 2; ph: Francesco Coppola

Sofia, studio portrait BW 2; ph: Francesco Coppola

Naturalmente questo non vuol dire che ci si deve snaturare o fare qualcosa che non piace. Certamente, io continuo a prediligere la ricerca dell’immagine illuminata dalla Luce Naturale, però in quello studio attrezzato mi sono trovato a esplorare, sperimentare, come un bambino alla sua prima visita in una antica sala giochi (per chi ha presente, quelle con le vecchie cabine con giochi arcade come Dragon’s Lair e Space Age). I miei più sinceri ringraziamenti ad Alessio per avermi supportato e guidato nel suo studio!

Sofia, studio portrait BW 2; ph: Francesco Coppola

Sofia, studio portrait BW 2; ph: Francesco Coppola

Possibile è anche trovare una proprio continuità stilistica, anche attraverso diverse situazioni di illuminazione. Anzi, è auspicabile che ciò sia, o diventi presto, se si vuole provare a lavorare con i Brand.

Sofia, studio portrait BW 3; ph: Francesco Coppola

Sofia, studio portrait BW 3; ph: Francesco Coppola

Ringrazio tanto la brava Sofia per aver collaborato con me ed essere stata così professionale e capace di dare il massimo.

Sofia's colors 1; ph: Francesco Coppola

Sofia's colors 1; ph: Francesco Coppola

Questo non è che solo il primo appuntamento di una lunga serie di post, in cui passeremo dal Fashion al Glamour! Attendetevene quindi delle belle e alla prossima!

Ad Majora!




Streetwear in Riviera part 2

Benvenute/i a questa seconda puntata in cui mostro la selezione di scatti realizzati in quel di Bellaria (Rn) con la talentuosa modella Cate Ercolani (@cate.keit), che ancora una volta ringrazio per l’impegno profuso e i risultati ottenuti.

Ma senza ulteriori tergiversazioni, cominciamo!

Cate Ercolani, outfit 2, primo scatto; ph: Francesco Coppola

Cate Ercolani, outfit 2, primo scatto; ph: Francesco Coppola

Ed eccoci al primo scatto col secondo outfit, qui cercavamo riparo dal gran solleone - una costante estiva inaspettata come avevo spiegato nell’episodio antecedente - abbiamo dovuto attendere il passaggio di alcuni pedoni, ma non è stato un grosso problema: il tempo di cercare diverse angolazioni, provare la luce, e via!

Cate Ercolani, outfit secondo 2 BW; ph: Francesco Coppola

Cate Ercolani, outfit secondo 2 BW; ph: Francesco Coppola

Qui ho cercato la luce invece dell’ombra, esponendo proprio per la prima. Ottenuto così un low key, ho voluto contestualizzare Cate come fiore di ragazza fra i fiori. Concettualmente almeno, il tutto è coerente.

Cate Ercolani outfit secondo, scatto 3; ph: Francesco Coppola

Cate Ercolani outfit secondo, scatto 3; ph: Francesco Coppola

Per provare qualcosa di diverso, ho voluto ritrarre qualche posa con Cate seduta su una delle panchine pubbliche del paese. Notato sullo sfondo, inquadrandola, una linea di bokeh balls che conduceva al suo sguardo, click! L’ho immortalata e ho ottenuto così il mio nuovo sfondo dello schermo.

Cate Ercolani, outfit secondo, scatto 4

Cate Ercolani, outfit secondo, scatto 4

A proposito di contestualizzare il soggetto: non appena ho visto una palma mi sono precipitato a mettere l’ottima Cate sotto di essa. Ho anche cambiato obiettivo, passando al mio Super Takumar 50mm f 1,4 e a tutta apertura l’ho messa a fuoco in manuale. Niente di difficile, niente di più divertente e soddisfacente, ed ecco a voi una posa-sfondo classici della Ritrattistica nella nostra interpretazione.

Cate Ercolani in Lady-of-Light; ph: Francesco Coppola

Cate Ercolani in Lady-of-Light; ph: Francesco Coppola

Quando si dice “la firma di un obiettivo vintage”. Eccovi quella del Super Takumar 50mm f 1.4 :)

Cate Ercolani in Outfit 2, final shot; ph: Francesco Coppola

Cate Ercolani in Outfit 2, final shot; ph: Francesco Coppola

E con questo ultimo scatto, posso dichiarare concluso questo accaldato quanto entusiasmante editorial realizzato insieme alla bravissima Cate!

Spero che queste foto vi piacciano almeno un minimo di quanto piacciono a me, perché ne sono assai soddisfatto!

Sono certo che, durante la prossima sessione di scelta di scatti da inserire nel mio Portfolio, da qui potrò attingere e, anzi, dovrò trattenermi da non inserire troppi scatti da un unico shooting.

Tutto questo, come sempre, per andare per aspera ad Astra, e

Ad Majora!







Qui, invece di cercare l’ombra, ho provato a sfruttare la luce, esponendo proprio per questo e ottenendo così un low-key













Streetwear in Riviera p 1

Ed eccoci arrivati a condividere la prima parte, di due, dello shooting realizzato a Bellaria (RN) insieme all’incantevole Cate Ercolani (@cate.keit).

Cate Ercolani in streetwear shoot in Riviera 1; ph: Francesco Coppola

Cate Ercolani in streetwear shoot in Riviera 1; ph: Francesco Coppola

Il solo viaggio per arrivare al luogo per l’appuntamento fu una di quelle avventure ferroviarie italiane che molti di noi creativi, studenti e lavoratori pendolari tristemente conoscono. Ho dovuto ovviare a un primo treno annullato - per esempio - e risolvermi a spendere qualcosa in più per il biglietto per assicurarmi di arrivare per tempo nel riminese.

Cate Ercolani in streetwear shoot in Riviera 2; ph: Francesco Coppola

Cate Ercolani in streetwear shoot in Riviera 2; ph: Francesco Coppola

Anche la situazione nella location, una volta pervenutovi e incontrata Cate, non era semplice: nonostante un pomeriggio previsto nuvoloso, abbiamo avuto invece un cielo terso e assolato. Scattando dalle 15, poi, la luce era forte e contrastante. Certo, avevo con me un (troppo) grande pannello riflettente 5 in 1, che in un paio di scatti ha aiutato, ma faceva anche effetto vela, oltre ad ingombrare, e alla fine l’abbiamo dovuto - difficoltosamente - chiudere. I risultati ottenuti, però, mi sembrano apprezzabili.

Cate Ercolani in streetwear shoot in Riviera 3; ph: Francesco Coppola

Cate Ercolani in streetwear shoot in Riviera 3; ph: Francesco Coppola

Non trovate?

Cate Ercolani in streetwear shoot in Riviera 4; ph: Francesco Coppola

Cate Ercolani in streetwear shoot in Riviera 4; ph: Francesco Coppola

In ogni caso, rimesso a posto il pannello 5 in 1 nella sua custodia, ci siamo risolti a cercare l’ombra, e di lì in poi possiamo dire che lo shooting ha preso il suo abbrivio. Devo ringraziare tanto Cate per la sua pazienza e l’aiuto che mi ha offerto, oltre che per l’impegno che ha messo nel posare per me.

Cate Ercolani in streetwear shoot in Riviera 5; ph: Francesco Coppola

Cate Ercolani in streetwear shoot in Riviera 5; ph: Francesco Coppola

E con questo ultimo scatto,

Cate Ercolani in streetwear shoot in Riviera 6; ph: Francesco Coppola

Cate Ercolani in streetwear shoot in Riviera 6; ph: Francesco Coppola

Vi saluto e vi rimando alla prossima settimana, quando potrò mostrarvi la seconda parte di questo shooting estivo.

A presto e

Ad Majora!





Prepararsi al salto (Panoramiche #11)

Premessa
Un’uscita speciale per questa panoramica, non solo per il giorno diverso e coincidente con uno shooting, ma soprattutto per il contenuto che segue. Certo, è un mio shooting, ma è anche uno speciale e che mi lega al me futuro, oltre che a ogni altro fotografo, apprendista o professionista.

Di Flussi e Salti

Preparing for the job, ph: Francesco Coppola

Preparing for the job, ph: Francesco Coppola

Il percorso di un Fotografo che prende seriamente la sua passione e mira a farne una professione è come un flusso. Quando tutto va bene, almeno, le giornate passano fra contatti con modelle, moodboard da creare, visite a mercatini e negozi di abiti usati da visitare, guardare le nuove uscite fra campagne e editorial su Models.com, sessioni di scatto, sviluppo degli scatti a pc, corsi ed eventuali workshop di vario tipo inerente sempre alla Fotografia. Lo fa il praticante, lo fa il professionista (anche se quest’ultimo ha in più altre incombenze, come magari corsi e lezioni da preparare, viaggi da organizzare, visite dal commercialista, ecc.)

Prima o poi, però, arriva auspicabilmente un momento in cui questa fila di eventi perviene a un momento di salto qualitativo. Può essere questo costituito dal presentarsi a una nuova agenzia, o cominciare una nuova collaborazione con un committente importante. Può essere, e questo è lo stadio certo iniziale – quello in cui mi trovo personalmente – in cui ti trovi a collaborare a un certo punto dello spazio-tempo (il quale è anche interno al Fotografo) in cui non si propone più “una sessione di ritratto per sperimentare”, bensì per creare delle immagini abbastanza precise in cui riversare l’esperienza dei vari mesi passati a scattare sperimentando.

Questo, infatti, è quanto mi prefiggo di fare fra poche ore, quando fotograferò le due sorelle Melissa e Valeria nel piacentino.

Non è mai un evento come un altro, andare a fotografare una modella, ma in queste occasioni ci si può sentire come su un trampolino per tuffi. Si può anche sbagliare, in parte se non del tutto, non essere abbastanza focalizzato, attento e pronto a dare il meglio di se stessi. Si può fare una gran panciata, insomma, con tanto rumore, un grosso schizzo d’acqua e un bruciante dolore. Nulla dice, però, che le cose debbano andare così.

Se ci si focalizza su tutto quello che può andare male, si è già perso. Bisogna invece concentrarsi su quel che si vuole fare, su quel che si vuole ottenere, sulla gioia dell’evento. Ci si deve chiedere: Cosa desidero? Immaginarlo, e lanciarsi.

Il tutto per arricchire sostanzialmente un Portfolio che deve convincere chi lo guarda che sono in grado di produrre immagini emozionanti, d’impatto e uniche.

Il tutto per avvicinarsi a una possibilità di carriera.


Il tutto, Ad Majora!





































Un model shooting in studio (Panoramiche #10)

Premessa

In piena funzione, come è, la mia attività di ritrattista con vari incontri, avventure, contrattempi, la mia mente attualmente è un turbine trottolante. Avevo inizialmente grandi progetti in mente, ma di lunga e complicata esecuzione.

Al fine di portarvi in tempi più brevi possibile una nuova panoramica, ho dato un taglio a quanto prima ipotizzato. Quello che, quindi, posso proporvi è la narrazione a stralci dell’ultimo shooting che ho fatto – domenica scorsa – in uno studio fotografico sito in un paese qua vicino, con gli strobi[1], fondali, modelle professioniste e dei fotografi con cui ho scattato.

Questo, nelle mie speranze, dovrebbe offrire una sintetica suggestione sul mondo della Fotografia di Ritratto, in cui mi trovo a far pratica.

I contatti con la modella

Joanna Kosinska on unsplash.com

Joanna Kosinska on unsplash.com

Avevo contattato Sofia (@spicyroller_sg) già durante lo scorso maggembre[2]. L’idea che le avevo proposto – dopo aver visionato il suo profilo Instagram – era di scattare al Parco di Monza, in Luce Naturale, ritratto stretto e figura intera in contesto floreale. Eravamo rimasti per aggiornarci verso metà di giugno.

Benissimo, inizio a scattare con altre ragazze, sino al giorno convenuto del contatto. Contrariamente ad altre persone con cui avrei dovuto scattare, Sofia ha risposto prontamente, mi ha proposto però un cambio di programma: non più scatti in ambiente naturale, ma in uno studio non lontano da casa mia, con un’altra modella e in un model sharing, a un costo un po’ più basso di quello convenuto inizialmente.

“Ma potrò gestire le luci e il set?” le chiedo “Altrimenti, se l’occasione è un model sharing, non lo so quanto mi possa servire al fine del mio Portfolio, e non ho soldi da buttare” E lei mi ha rinviato a parlarne con il titolare dello studio che organizza l’evento, Alessio (@alessio_mapelli). Il quale mi riconforta, dopo che ho a lui spiegato cosa cercavo di realizzare e perché. Questo a patto che fossi riuscito a convincere gli altri partecipanti l’evento.

Alla fin fine il luogo era vicino casa, il costo un po’ minore, avere anche scatti realizzati in studio con luce artificiale per il mio Portfolio possono essere un plus, e al limite a me sarebbe bastata anche una sola la prima ora con Sofia (con la quale ci accordiamo anche per l’outfit nel frattempo) e il resto dello shooting, così, anche tanto per. L’importante è portare a casa degli scatti all’altezza.

Fu così che accettai.

Il giorno dello shooting – tre magliette nere all’ingresso dello studio

Clem Onojeghuo on unsplash.com

Clem Onojeghuo on unsplash.com

Una domenica di questo mese. Luminosa e calda, ma non troppo, arrivo allo studio, maglietta nera e borsa fotografica carica. Lì davanti incontro un’altra maglietta nera e zaino fotografico: un compagno di corso, che aveva già suonato al campanello, così arrivo giusto giusto in tempo per vedere aprire il titolare dello studio, anche lui in maglietta nera.

Che volete farci, in studio è prassi vestire così. Nei progetti complessi, con una numerosa crew di diverse figure professionali, questo almeno aiuta a riconoscere chi è il “commander in chief” – o almeno penso che questo sia il motivo.

Entriamo in uno studio vuoto di persone.

Siamo solo noi a scattare? Chiedo.

, mi risponde Alessio.

Mi sento riconfortato. I partecipanti sono due, e anche le modelle sono due, non ci saremmo intralciati.

Alessio: Venite, vi faccio vedere gli ambienti, l’attrezzatura.

E io, poco dopo: Uh? E queste belle finestrone qua? Hai mai pensato di utilizzato di usarle?

No, veramente no. Ecco qua, questi sono i flash, lo sfondo qui è nero, lì è color nero.

‘Peccato per la finestra’, penso dentro di me ‘comunque vedrò di farci qualcosa’.

Quattro chiacchere fra tre fotografi creativi.

1. Ero a questo modelsharing di nudo con modella super. Mi presento ai fotografi organizzatori e chiedo di scattare per primo e di gestire posa e luci come dico io. I due si incuriosiscono e mi lasciano fare. Io dirigo la modella che si aspetta il solito MdF[3], ma le faccio subito cambiare idea indicandole come posa questo e quest’altro. Faccio mettere due luci strip in alto e di lato, così le illumino il profilo solo ai lati. Quando ottengo lo scatto che voglio, chiudo tutto e me ne vado. I due fotografi mi fermano e mi chiedono il contatto.

2. L’altro giorno ho dato un’occhiata alla nuova ML di Canon. Non so cosa pensarci, ma gli adattatori sono fighi. Ne hanno uno in cui è possibile inserire un filtro. Certo, non è un formato standard e quindi deve essere per forza Canon. Gli ho chiesto quello più economico che avevano. “Per farci cosa?” mi chiedono. “Perché lo voglio rompere” rispondo. “Ma perché lo vuole rompere?” “Eeeeh, sono fatti miei…”

3. S’è per questo io ho un fungo che sta crescendo nel mio 135mm. Quando l’ho scoperto ho temuto di dover buttare l’obiettivo, ma poi ho imparato a sfruttarlo e me lo sono tenuto. Oplà: vi presento il mio fungo. Dico, mostrando uno scatto particolare dal suo account Instagram.

2. Quindi lo stai sfruttando creativamente! Bene! Beh, siamo fatti così: rompiamo filtri…

3. E coltiviamo funghi negli obiettivi.

La fase dello shooting, con Sofia e Jelly

Kevin Jesus Horacio on unsplash.com

Kevin Jesus Horacio on unsplash.com

All’inizio:

Io. Vediamo se funziona il trigger? Ho avuto problemi in passato con flash tempo fa.

Monto, controllo, va.

Davanti al primo set con strobi. Comincio a fare i primi scatti.

‘Mazza come sono piatte ste foto!’ Mi dico controllando i primi scatti dallo schermo posteriore della mia K3ii. Aspè, com’è che si cambia la potenza dei flash?

Mi viene spiegato. Do una differenza di alcuni stop fra i due strobi posizionati in uno schema a farfalla.

‘Ah, adesso cominciamo a ragionare’.

In medias res:

‘Senti va, spegnamone uno e uso solo l’altro’.

Sì, cara, proviamo questa posa e io… vediamo, uh cos’è quella, una scala?

Eh, sì. Mi conferma Alessio, sempre presente ad aiutare quando c’è bisogno.

Fico, voglio provarla!

Rivolto alla modella: Allora dov’eravamo rimast… ooops, vediamo di non cascare di testa da questo trabiccolo.

Bella così, ora su il mento e guarda in distanza.

Alla fine dello shooting:

Davanti a uno dei finestroni con vetro zigrinato e rivolto alla modella:

Ora proviamo a usare la Luce Naturale, userò questo vecchio Konica 40 1.8, che a tutta apertura fa effetto Soft Focus, la qual cosa complica la messa a fuoco, ma il risultato… uh!

Così, stupenda! Guarda verso la luce. La spalla tienila rilassata, giù. Potresti abbassare la spallina?

Ancora un poco… ancora un poco… ecco, fatta!

Avvicinandomi a lei tenendo la macchina fotografica con lo schermo rivolto alla modella.

Visto che bell’effetto? Non sembra male, vero?

Conclusioni

Ed ecco quanto. Oltre all’esperienza di questo particolare shooting, al divertimento e al piacere che ho provato usando spazi e attrezzature come un grande centro di ricerche d’immagini personale, esperienza che sicuramente non posso non definire come positiva[4], vale qui la mia idea per cui: almeno nel settore del Ritratto (nelle sue varie fattispecie preso), il fattore tecnico, la spinta verso l’assoluta qualità d’immagine, viene dopo l’inventiva e la ricerca di un proprio stile, unico, di scatto. E miglia su miglia dopo la capacità di raccontare storie per immagini.

Vedete, potete sicuramente trovare, essendo questa anche mia esperienza personale, quell’annuncio di lavoro da studio fotografico, che richiede come precondizione di accettazione al colloquio di lavoro, il possesso di un qualche costoso corpo macchina Full Frame, con ottiche e altra attrezzatura.

Non mancano, anzi, abbondano le torme di amatori ed entusiasti della Fotografia che non faranno altro che blaterare di Gamma Dinamica, Profondità di Campo, Assenza di Rumore agli Alti Iso, e altre tecnicalità.

Qui no,

qui si possono disegnare solo i profili delle modelle con un paio di luci, si possono usare filtri in vario modo rovinati, o anche “coltivare funghi” in un obiettivo (e usare quelli degli anni ’50, ’60, ’70, mettendo a fuoco in manuale, e usare attrezzi da cucina, e tutto quello che la mente umana può inventarsi), per creare storie dal look diverso dal solito, emozionanti, riconoscibili.

Hic sunt creatores.





Ad Majora!






















[1] Flash da studio, mediamente più grandi e potenti di quelli detti “a slitta” e di più comune uso.

[2] Dicasi con questo neologismo, quello strano mese di freddo e pioggia continua.

[3] Abbreviazione universalmente nota per “Morti di Figa”, quel sostanzioso numero di fotografi, cioè, che presenziano ai modelsharing con l’unico intento di ammirare da vicino il corpo della modella.

[4] E di cui avrò modo di parlare più approfonditamente quando verrà il momento di mostrare la selezione, editata, degli scatti realizzati quel giorno a Sofia (@spicyroller_sg) e a Jelly (@jelly_suicide_).

Convalescenza

Con il model shooting che presento oggi ho voluto portare avanti il non breve editorial autobiografico iniziato con Il Grande Sogno Bianco, infranto e per la cui realizzazione devo ringraziare tanto il contributo della modella Denise Stella.

Convalescenza è uno stato psicofisico di debilitazione post afflizione che reputo essere adatto alla situazione emotiva-affettiva mia e di tutti quelle persone che si sono visti togliere la terra sotto i piedi dopo la fine di un lungo rapporto durato tanti anni.

Là fuori c’è un mondo. Model: Denise Stella, ph: Francesco Coppola

Là fuori c’è un mondo. Model: Denise Stella, ph: Francesco Coppola

La voglia di guardare oltre a un passato oramai lasciato alle spalle c’è, ed è tanta. Lo so: solo chi si arrende è perduto. Solo chi non ci crede più è irrimediabilmente vecchio, scartato, inutile.

Già, perché il fiele lasciato dal trauma dell’abbandono (almeno nella formula particolare regalatami graziosamente dalla mia ex), mi ha fatto proprio sentire così: un giocattolo buttato via perché vecchio e non più funzionante.

"Non so se riesco più a crederci". Model: Denise Stella, ph: Francesco Coppola

"Non so se riesco più a crederci". Model: Denise Stella, ph: Francesco Coppola

Allora sopravviene il naturale timore che una simile ferita venga di nuovo inferta.

"Perché non uscire?" Model: Denise Stella, PH: Francesco Coppola

"Perché non uscire?" Model: Denise Stella, PH: Francesco Coppola

La battaglia fra attesa, desiderosa, del nuovo e anticipazione del dolore, ha inizio. Si passano ore a guardare fuori dalla finestra fantasticando, e quando si suscita un sorriso in un’altra persona ci si ritrae come colpiti da una frustata improvvisa.

Denise Stella in "Non voglio più sentirmi usata"

Denise Stella in "Non voglio più sentirmi usata"

Uno stato dell’essere tormentato, una pena auto-inflitta che non meritiamo e a cui soccombiamo continuamente.

Con ardore

“Non sto più in me”. Model: Denise Stella. Ph: Francesco Coppola

“Non sto più in me”. Model: Denise Stella. Ph: Francesco Coppola

E abbandono della lotta a un altro giorno. Migliore, si spera.

"Forse non sono ancora pronta". Model: Denise Stella. Ph: Francesco Coppola

"Forse non sono ancora pronta". Model: Denise Stella. Ph: Francesco Coppola

Eppure

"Eppure ho ancora fame". Model: Denise Stella. PH: Francesco Coppola

"Eppure ho ancora fame". Model: Denise Stella. PH: Francesco Coppola

Basterà?

Infatti, il discorso ancora non è chiuso. La Guarigione non è compiuta.

C’è ancora qualcosa da comprendere. Qualcosa d’altro da accettare, e il quadro generale contro cui combattere.

Intanto la lotta è ora esposta alla Luce. La sua presa su di me, ora, avrà via via meno presa.

Questa è catarsi ed è solo uno delle tante pietre d’inciampo della lunga strada che va Per Aspera Ad Astra, e comunque

Ad Majora!















Sulle modelle 3 (Panoramiche #9c)

Introduzione
E così ce la si è fatta. Avuto il primo contatto positivo con la modella si è stabilito un dialogo che ha fissato le condizioni di scatto, il tipo di progetto da realizzare e il come realizzarlo. Scansati giorni piovosi e le invasioni delle cavallette, ora si ha il suo numero di smartphone e ci si tiene in contatto via Whatsapp. Siamo di fronte alla scrivania con tutta l’attrezzatura pronta a venire caricata in borsa prima di uscire. Ne consegue una prima domanda:

Andrew Neel on Unsplash.com

Andrew Neel on Unsplash.com

Cosa portare?

In primis la testa, il cuore e spirito. Prima di tutto la considerazione e il rispetto per il soggetto che si va a fotografare, insieme col desiderio di elevarla a una dimensione congelata ed eterna nel tempo. Si vogliono creare foto memorabili, uniche, emozionanti. Non si parte certo per andare a un simile appuntamento con lo spirito del “tanto per fare”.

Suggerisco, vivamente, a questo proposito, di andarsi a guardare la puntata del Photo Factory Modena con Toni Thorimbert. Non è un genere semplice questo, ed è bene che se ne abbia coscienza.

Soggetto e Fotografo, prima dello scatto sono creature diverse da quelle che scatteranno – in sintonia – insieme, così come ancora diverse saranno una volta ultimato la sessione di scatto. Entreranno nel bagaglio del Fotografo nuove casistiche e reazioni a spunti, tecniche e idee che dalla volta successiva egli potrà richiamarle alla memoria per reagire prima e meglio alle più svariate situazioni. Si cresce professionalmente, insomma.

Chiaro è, questa attività può e deve essere percepita come un divertimento, ma ci si deve intrigare nell’inquadrare la modella, suggerirle pose, incontrare e sfruttare spunti che appaiono/scompaiono, farle vedere gli scatti dallo schermo della macchina, perché così poi ci si coordina meglio. E poi, ovviamente c’è l’altra metà dell’opera che deve divertire: la post-produzione.

Alex Iby on unsplash.com

Alex Iby on unsplash.com

Prima di decidere cosa portare allo shooting, poi, proprio per fare una scelta accurata, bisogna conoscere bene i propri mezzi, pregi e limiti, vedere poi l’effetto che fanno in uso.

Per il resto, i consigli tecnici lasciano un po’ il tempo che trovano. Ci sono fior di Fotografi che non fanno ritratti con obiettivi più grandangolari del 28mm e più tele del 50mm. Altri spergiurano che si devono utilizzare solo lunghezze focali fra gli 85 e i 135mm, ma è possibile trovare chi si diverte un mondo usando – sempre per i ritratti – obiettivi grandangolari o teleobiettivi spinti (200 o 300mm).

Alcuni pregiano lenti super risolventi già a tutta apertura, ma chi fa Moda, magari, non necessità né di grandi aperture, né di un eccesso di dettaglio. Qualcuno crede che l’avanzamento tecnologico nella costruzione degli obiettivi porti solo a fotografie sempre migliori. Per tanti altri, però, la qualità degli obbiettivi di una volta è peculiare e andata perduta.

Tutto sta nel sapere cosa si vuol fare, quale risultato finale ottenere. Quale look imprimere nello scatto. Quale Feel esso debba trasmettere.

Prima di uscire a scattare, infatti, bisognerebbe avere una cultura di film e servizi fotografici e video musicali delle varie epoche. Spesso per ottenere la “voce del brand” richiesta, si fa riferimento a un’epoca particolare dei trend fashion, a qualche film e a dei gruppi del tempo.

Per non parlare del fatto che bisogna conoscere i comportamenti della Luce, che sia Naturale o ambientale o artificiale. Come Luci e Ombre possono cambiare forme e colori.

A proposito di Colori, conoscerne la psicologia è importante, è parte del Linguaggio creativo.

Tanti sono gli strati di lettura e interpretazione possibile di un Ritratto, dopotutto, cosa si credeva? Che contasse solo la gradevolezza del soggetto e quanta pelle scoperta se ne ritrae?

Detto ciò, sì, viene l’elenco:

Jakob Owens on unsplash.com

Jakob Owens on unsplash.com

macchina fotografica, va bene; obiettivi – ottimo! Più di uno? Uno solo? Dipende.

Più di una batteria e diverse schede di memoria, certamente.

Flash e stativi, se si usano. Pannelli riflettenti e traslucidi, magari se si usa la Luce Naturale.

Poi c’è il piccolo prontuario del Ritrattista creativo: filtri, gel, sfere di cristallo, prismi, specchi, bombe fumogene, e via discorrendo in un lunghissimo elenco.

Serve inoltre una o più copie della Liberatoria per soggetto adulto, altrimenti minorenne se si sta fotografando un soggetto minorenne – col consenso e sotto il controllo di almeno un genitore. Questa Liberatoria è necessaria perché il Fotografo possa pubblicamente esporre l’immagine del soggetto e va compilata sia che si scatti in TF, che a pagamento.

Conclusioni

Considerate che, secondo almeno la mia personale esperienza, di foto veramente buone in uno shooting ne escono pochine. Si torna a casa con qualche centinaio di scatti, per poi finire a selezionarne una dozzina su cui lavorarci su in post, da cui ne usciranno sì e no quattro prime scelte e altrettante seconde (detto così, forfettariamente). Foto da Portfolio? Se ne avranno mediamente anche meno.

Visto e considerato che un Portfolio contiene dai 20 ai 25 scatti, potete avere una vaga idea di quant’è lunga la strada per farsene uno e cominciare ad affrontare la Gran Prova di presentare questo succo di Vita, Esperienza e Passione ad Agenzie con cui si ha una, e una sola, occasione per farsi valutare.

Ma questo è l’arduo cimento, questo il salato premio nel riuscire – uno su mille (o dieci, magari anche centomila).


E per oggi questo è quanto.

Seguirà, la prossima settimana, la trattazione sulla postproduzione e il rapporto fra questo e la modella fotografata.

A presto quindi, o lettore!





Ad Majora!










Sulle modelle 1 (Panoramiche #9a)

Introduzione

Working on a dream, (in photo model: Martina Mereu); ph Francesco Coppola

Working on a dream, (in photo model: Martina Mereu); ph Francesco Coppola

Non ci sarebbe Fotografia di Ritratto[1] senza soggetti da fotografare. Certo, si può ricorrere ad amici, partner, volendo anche il gatto o il cane di casa, sono sempre dei punti di partenza, così come invece non sono i passanti per strada che vengono immortalati mentre sono occupati in proprie faccende. Neanche lo scatto rubato a una modella professionale, fotografata mentre posa per il proprio fotografo in una piazza, si può parlare di Ritratto.

Ciò, perché:

Il ritratto è tale solo quando il soggetto ha coscienza di essere ritratto[2].

Iniziare con soggetti che non sanno come stare in posa senza che il fotografo, in primis, sappia come mettere in posa i propri soggetti, però, non porta molto lontano. Certo, ci sono luoghi su internet come Pinterest, o i siti fotografici come 500pix e Flickr da cui trovare idee, ma senza una formazione iniziale del Fotografo neanche così si ottiene molto.

Photo by Drew Graham on unsplash.com

Photo by Drew Graham on unsplash.com

Le modelle (detto in generale da ora in poi anche per i maschi), sono quindi necessarie per la costruzione di un buon Portfolio da presentare poi alle agenzie. Sono professioniste così come lo sono i Fotografi e ovviamente ve ne sono di amatoriali, alle prime armi, così come più o meno affermate sia parte di un’agenzia che indipendenti. Come tali sono persone che meritano ogni rispetto e vanno consultate per chiedere il loro parere sugli scatti che si faranno insieme, questo soprattutto quando si è in una situazione di collaborazione alla pari che va sotto il titolo di TF-CD[3].

Modelsharing e workshop veloci

C’è anche una certa offerta di modelsharing o workshop veloci[4] di Ritratto in cui si possono fotografare delle modelle. Per cominciare a prendere la mano con composizione e pose, se si riesce a cogliere qualche esempio o suggerimenti dal fotografo accompagnatore, possono anche andare bene[5]. Non ci si aspetti, però, che foto così ottenute possano avere un qualsiasi uso professionale o andare in Portfolio.

Questo perché gli scatti che vanno a Portfolio devono essere solo quelli in cui location, illuminazione, posa, style eventuali prop[6] sono stati decisi dal fotografo e concordati con la modella.

Bisogna anche valutare il tipo di workshop o modelsharing a cui si va a partecipare: se non si è ancora imboccata una strada specifica, ok, altrimenti si consideri che la fuori si offre sin troppo facilmente un’esperienza di scatto glamour, che non è esattamente la stessa cosa del Ritratto Ambientato, di quello Beauty o Fashion.

Corsi frontali e workshop propriamente detti

Francesca Moro in Prova Colore, ph: Francesco Coppola

Francesca Moro in Prova Colore, ph: Francesco Coppola

Il modo propriamente detto, più formativo e anche più costoso, ma non così tanto, è costituito dalla frequentazione di corsi e workshop frontali classici, organizzati in una sede di studio fotografico o associazione abbastanza grande. La spesa ammonta a qualche centinaio di euro, ma se si sceglie bene, si entra in contatto con fotografi insegnanti di livello che sanno trasmettere informazioni di prima mano dal mondo della Ritrattistica professionale. Scatti realizzati nel giusto workshop, qualora questo sottoponga i partecipanti a esercizi individuali di realizzazione di un concept, possono entrare a far parte di un Portfolio.

In seguito, bisognerebbe organizzare le proprie sessioni di scatto contattando le agenzie, presentando un progetto di scatto e richiedendo loro una modella, il tutto pagando quanto richiesto per il tot di tempo necessario.

Nel caso si abbia la disponibilità economica per permettersi simili investimenti, sono certamente consigliati in quanto una modella di agenzia è molto probabile che sappia dare un buon contributo decisivo alla ricerca fotografica del fotografo.

L’alternativa degli shooting in TF

Martina Mereu in Realizzazione; ph: Francesco Coppola

Se si è cronicamente in bolletta come il sottoscritto, però, pagare per tre o quattro sessioni di scatto al mese un’agenzia non è un’opzione neanche vagamente accessibile. Si può allora ricorrere a siti come Fotoportale. it che permettono l’iscrizione gratuita come fotografo amatoriale e la pubblicazione di annunci di ricerca di modelle (e altre figure del settore) amatoriali. Altrimenti vi sono i social (Facebook e Istagram) e in essi gruppi specifici per annunci di ricerca di modelle, fra le quali ve ne sono anche di amatoriali e disponibili a scattare nella formula di collaborazione TF.

Amatoriale, ovviamente, significa che la modella non ha un suo book[7] completo, oppure lo fa per puro piacere personale, possono comunque essere anche persone di una certa competenza. A me così è capitato di scattare con studentesse dell’Accademia di Brera, magari esse stesse appassionate di fotografia. Ho ritratto anche una giovane fotografa che trovava utile passare dall’altro lato dell’obiettivo per ampliare la propria conoscenza delle pose. Tutte persone che, per un Fotografo che comincia a specializzarsi, sono valide.

E questo per oggi è quanto, la prossima settimana parlerò di come contattare sui social le modelle per scatti in TF. A presto, quindi, e



Ad Majora!





[1] A parte l’autoritratto, ovviamente.

[2] Efrem Raimondi: http://blog.efremraimondi.it/ritratto-quattro-regole-pero/ 15, 6, 2015

[3] Tempo per Foto su CD, oppure, visto che quel supporto quasi non si usa più, basta indicarlo come TF.

[4] Di circa 4 ore.

[5] Dopo aver fatto quei corsi che consentono di padroneggiare macchina fotografica e le ottiche da ritratto, ma anche dopo averne seguito qualcuno pure di post produzione digitale.

[6] Style e prop nel mondo della Fashion Photography indicano i capi di abbigliamenti che indossa la modella, mentre il secondo termine indica un qualsiasi oggetto della più varia natura che viene aggiunto per aggiungere un elemento di stile. Per esempio: in una sessione di scatti dove l’obiettivo è ricreare lo stile di abiti strada degli anni ’80 americani, l’aggiunta in scena di un grosso stereo a cassette portatile, costituisce il prop del caso.

[7] Equivalente per modelle e modelli del Portfolio dei fotografi.

Riflessi del nuovo anno

Giorno 3 gennaio del corrente anno ho avuto il piacere di conoscere e fari un primo shooting conoscitivo con la Make Up Artist e modella, Alexandra Iovita (@alexandra.iovita)

Alexandra Iovita in: Riflessioni-di-inverno

Alexandra Iovita in: Riflessioni-di-inverno

Da tempo volevo sperimentare sul tema “riflessi”, e così non solo la portai la dove sapevo che avrei potuto farla affacciare da grandi finestroni opportunamente orientati, in zona di Porta Ticinese a Milano, ma mi sono anche procurato degli specchi in una famosa catena di articoli per il fai da te.

Alexandra Iovita in Specchiata bellezza 1

Alexandra Iovita in Specchiata bellezza 1

Alexandra Iovita in Bellezza Specchiata 2

Era un gelido tramonto, quello del 3 gennaio, e Alexandra pativa quella temperatura, così, un imprevisto secondo mini set si è svolto in un bar lì vicino, durante una confortante pausa caffè.

Alexandra Iovita in "L'attesa"

Alexandra Iovita in "L'attesa"

Alexandra Iovita, in In her eyes

Alexandra Iovita, in In her eyes

Dopo una lunga attesa, alla fine due caffè arrivarono e ce li siamo gustati a fondo.

Alexandra Iovita in "Caffeine"

Alexandra Iovita in "Caffeine"

Finita la pausa caffè abbiamo avuto il tempo di qualche altro esperimento con lo specchio, di cui questo è il risultato che più mi sembra accettabile

Alexandra Iovita in "A window in the sky

Alexandra Iovita in "A window in the sky

In seguito il sole era già abbastanza basso e l’aria andava ulteriormente raffreddandosi, così ci incamminammo insieme verso la più vicina fermata della Metro, ma come saluto ho avuto modo di prenderle un ultimo ritratto mentre camminavamo lungo i Navigli milanesi.

Un saluto e ringraziamento ad Alexandra Iovita

Un saluto e ringraziamento ad Alexandra Iovita

E questo è quanto concerne questa breve prova di scatto, tenuta tanto in attesa a causa di una lunga perdita di tempo, un trappolone che può capitare sul cammino di uno studente di Fotografia di Ritratto e che mi ha tenuto lontano quasi due mesi da questo sito, cosa che non si ripeterà più.

Avrò modo di parlare più avanti, di percorsi formativi e trappoloni di modo che, forse, qualche altro praticante questo cammino creativo riesca a individuarlo per tempo e, chissà, forse a evitare di perdere così tanto tempo senza costrutto.

Per ora non posso che ringraziare sentitamente, Alexandra per la forza con cui ha affrontato il gelo milanese e per come ha seguito le mie indicazioni.

Novità riguardanti la Ritrattistica, nuovi corsi e un po’ di attrezzatura nuova in arrivo, seguiranno ma per prima cosa, venerdì prossimo, sarà anche ora di finire il mio lungo articolo in tre parti sullo sviluppo fotografico.

A presto quindi, e

Ad Majora!



Passione Vintage

Rieccomi, dopo lunghi mesi passati in un trappolone di cui avrò modo di parlare a tempo debito, a pubblicare gli scatti selezionati dagli shooting che ho svolto in regime di TF a Milano. Quello che oggi condivido qui vede come modella con cui ho avuto il piacere di collaborare miss Alessia Petrini (@wawa_289).

Quindi, era un tramonto luminoso quanto gelido nella nuova Darsena di Milano, quando cominciammo a prendere le misure alla luce e agli spazi a disposizione.

Alessia Petrini in: Winter Has Come, photo by Francesco Coppola

Alessia Petrini in: Winter Has Come, photo by Francesco Coppola

Un bel muro di mattoni rossi mi è sembrato uno sfondo quantomeno sfruttabile.

Alessia Petrini posing for ph Francesco Coppola

Alessia Petrini posing for ph Francesco Coppola

Ovviamente mi sono premurato di sfruttare il mio soggetto sia nella qui sopra figura intera, quanto nel ritratto stretto.

Alessia Petrini in Portrait in Red, ph: Francesco Coppola

Alessia Petrini in Portrait in Red, ph: Francesco Coppola

Una prima e una seconda volta

Alessia Petrini in Winter Feeling, ph: Francesco Coppola

Alessia Petrini in Winter Feeling, ph: Francesco Coppola

Non solo di muri si vive, così, ci spostammo di qualche passo più in là, ove scoprimmo un interessante scala…

Alessia Petrini in Lines, ph: Francesco Coppola

Alessia Petrini in Lines, ph: Francesco Coppola

Presto giunse l’imbrunire, luce e colori cambiarono e io ne approfittai per provare qualcosa di diverso

Winter feeling, ph: Francesco Coppola

Winter feeling, ph: Francesco Coppola

Era già così buio che ebbi da aprire del tutto il diaframma del mio Konica 40mm f 1,8, la qual cosa produsse i suoi gradevoli effetti, non trovate?

Alessia Petrini in Soft and Grainy, ph: Francesco Coppola

Alessia Petrini in Soft and Grainy, ph: Francesco Coppola

Venuta a cadere la Luce naturale e aumentato il freddo, fummo costretti a interrompere lo shooting. Un’esperienza breve, spesa più che altro a studiarci a vicenda e a sperimentare con la location e la luce che offriva.

Nel complesso sono abbastanza soddisfatto di quanto ottenuto, sicuramente l’esperienza di scatto e post produzione è stata molto più appagante dell’esperienza che sarebbe seguita e che mi avrebbe in seguito lontano da questo sito per due mesi. Si tratta però di una storia per un altro post.

Spero che questo mio ritorno, con nuovi scatti da una nuova modella sia stato di tuo gradimento, lettore, e a presto per vederne sempre delle belle!

Ad Majora!










Il grande sogno bianco, infranto (parte II)

Ben incontrato di nuovo, lettore.

Eccoci alla seconda di tre parti dell’editorial ricavato dalla sessione di scatto svolta in dicembre con la modella e fotografa Martina Mereu (@maartimerry).

Martina Mereu in Harrowing (tormento)

Martina Mereu in Harrowing (tormento)

In questa fase il sogno è caduto, fluisce il dolore della perdita, si torna indietro ai giorni impressi nella memoria e ci si chiede se era davvero Amore. Se ne è valsa davvero la pena viverlo, quel sogno svanito. Ancora e ancora. Almeno finchè non arriva il momento di decidere se farsi sopraffare dalla perdita o andare oltre.

Martina Mereu in: Was it all worth it?

Martina Mereu in: Was it all worth it?

Questo ultimo aspetto verrà trattato nella terza e ultima parte dell’editorial, per ora, let as go with the drama.

Martina Mereu in: Who do you think I am?

Martina Mereu in: Who do you think I am?

Ringrazio ancora, e sempre, la splendida Martina per la collaborazione e l’occasione che mi ha offerto di esprime il mio personale horrowing.

Per oggi questo è tutto. Spero che gli scatti siano stati di tuo gradimento e ci rivediamo lunedì prossimo per la conclusione con la terza e ultima parte.

Ad Majora!




Il grande sogno bianco, infranto (parte I)

Che mese che è stato dicembre!

 Finalmente, a partire da questo post, posso cominciare a mostrarvene i frutti.

 Iniziamo quindi con la prima parte di tre sul progetto realizzato con Martina Mereu: “Il grande sogno bianco, infranto”.

Martina Mereu in ‘It was White, it was Big, it was just a Dream’.

Martina Mereu in ‘It was White, it was Big, it was just a Dream’.

L’idea di questo piccolo editorial non è stata programmata. Ci eravamo messi d’accordo con Martina per scattare insieme, sì, perché lei doveva provare un vestito che avrebbe potuto utilizzare in un altro suo progetto, e io avevo bisogno di sbloccarmi da due mesi di accordi fatti, riformulati e finiti in nulla con altre modelle. Solo qualche giorno prima la realizzazione di queste foto ho saputo che il vestito in questione era un abito da sposa. Solo una volta vista la modella indossarlo e aver incominciato a farla posare in riva al lago davanti casa sua, ho cominciato a “vedere” la storia che oggi qui comincio a mostrarvi.

Martina Mereu in: Lonely Spouse

Martina Mereu in: Lonely Spouse

E la storia vista non poteva che provenire da una mia personale ferita. Una di quelle profonde, che di quando in quando torna a farsi sentire nelle “notti” giuste, come solo le migliori ferite della vita sanno fare. La Storia del sogno infranto. La Storia del disamore. E di come a questa ferita si può sopravvivere.

Martina Mereu in ‘Love Tears’

Martina Mereu in ‘Love Tears’

La Vita è un mutamento continuo di complessità elevate alla complessità. Le persone che si uniscono in un rapporto non sono più quelle che arrivano a dare a quello stesso rapporto un termine. Il tempo, le difficoltà, piccoli grandi successi e sconfitte, portano a formare corazze, prendere direzioni, mutare gusti, in via costruttiva - come sempre si spera che ciò accada - ma non raramente anche in senso autodistruttivo. Si può finire quindi, spesso, disallineati, fuori sincrono, disarmonici e poi, diciamocelo, vivendo gli anni del regresso generalizzato di un’intera nazione, è fatale che i rapporti fra persone si facciano più fragili. L’ho imparato leggendo “Tramonto e Polvere” di Joe R. Lansdale, bel romanzo storico ambientato durante l’epoca della Grande Depressione statunitense, ambientato nel Texas di cui l’autore è un grande cantore.

Martina Mereu in: In the Light

Martina Mereu in: In the Light

E si arriva, in un flash di luce, a comprendere che i ricordi dei bei momenti passati insieme, le vestigia di un passato che era stato anche glorioso, pieno di calore, di passione e forse di sincero Amore, tutto ciò non basta più. Tutto quello che per qualche tempo è stato un collante dell’organismo-coppia, diventa solo una dolente eco. La ferita, appunto, di quel che era stata una promessa non mantenuta.

Martina Mereu in Awarness

Martina Mereu in Awarness

La consapevolezza che tutto ciò che era stato va terminato è un momento fondamentale. Un momento in cui si realizza quanto seguirà nelle prossime due puntate di questa piccola, sofferente, ma oramai passata, storia.

I miei ringraziamenti, di tutto cuore, vanno alla bravissima modella Martina Mereu (@maartymerry) che è anche valente fotografa e ne potete valutare le sue capacità al suo account professionale: @martinamereuphotographer.

Sperando che quanto sopra mostrato sia stato di tuo gradimento, lettore, ti rimando a lunedì prossimo, quando pubblicherò la seconda parte di questo editorial.

Ad Majora!

Shooting "a sorpresa" con Alessia Petrini

Sapete quando inseguite una persona per collaborare con lei per mesi e mesi, alla fine ci rinunciate e mentre vi state preoccupando di sviluppare altri scatti, costei vi dà appuntamento per il giorno dopo, così, fra capo e collo? No? Beh, è quel che mi è capitato in questo caso con Alessia Petrini, la quale ha potuto finalmente concedermi un’ora del suo tempo sabato scorso.

Così, ci siamo accordati per sfruttare l’ora blu di sabato alla Darsena dei Navigli di Milano.

Alessia Petrini in Winter has come

Alessia Petrini in Winter has come

Questo, quindi, non è uno dei tre shooting previsti precedentemente, e non è nemmeno l’unico felice contrattempo occorsomi di recente.

A quanto pare, quindi, farò una fine d’anno molto più impegnata di quanto non sia stato l’intero autunno, ma che dire? Tutto ciò è buono e giusto. Quando arriva, arriva, e il mio costruendo Portfolio da ritrattista non potrà che ringraziare.

Aggiornerò, quanto prima, il mio programma di scatti lunedì prossimo

Non mi rimane quindi che rinviarvi a una prossima volta e, come sempre,

Ad Majora!


Shooting invernale con Martina

Sono in giro da poco tempo, come fotografo ritrattista in costruzione del proprio primo portfolio, per questo motivo, forse, non riesco ad arrivare a scattare con tutte le ragazze che contatto, ed è quindi un enorme piacere quando una modella con cui ho già scattato accetta volentieri di farsi fotografare da me. Grazie di tutto cuore all’incantevole fotografa e modella Martina Mereu per l’occasione concessami.

Avevamo scattato insieme in un magico giorno di luglio, nell’occhio della tempesta, fu meraviglioso allora, ma cosa ci avrebbe riservato una mattina di dicembre?

In the Light, model: Martina Mereu - photo by Francesco Coppola

In the Light, model: Martina Mereu - photo by Francesco Coppola

Semplicemente tanta Luce e Incanto.

Sono quindi in piena fase di selezione immagini (408 furono il totale portato a casa in tre ore di shooting). Come la volta precedente, prevedo che sarà difficile fare una selezione da cui scegliere le migliori. Un piacere è avere simili problemi.

A presto e

Ad Majora!

3 shooting in 30 giorni (sul Portfolio #5)

Se va tutto bene, infatti, nei prossimi trenta giorni avrò occasione di scattare in tre set di mia esclusiva o parziale organizzazione. Si tratterà in tutti i casi ancora di Ritratti in Luce Naturale ed è ovvio che sia così: la Luce dei mesi invernali è una delle preferite da chi fa Ritrattistica all’aperto, in quanto il sole non è quasi mai tanto intenso e le tonalità tenue di Luce proprie di questa stagione sono spesso apprezzabili.

Ognuno, poi, “cucinerà” in post le fotografie secondo proprio gusto e visione, io lo scoprirò a partire dai prossimi giorni verso quale tipo di mood propendo in questa particolare sfumatura di Luce, sia in scatto che in postproduzione.

Speriamo quindi in una felice sincronia con gli attuali umori, alquanto ballerini, dei cieli lombardi.

photo by Tobias Oetiker from unsplash.com

photo by Tobias Oetiker from unsplash.com

Primo,

in ordine di tempo, sarà un setting in riva ai laghi del lecchese. Avevo già operato in questo contesto, certo, ma in inverno da quelle parti non ho mai scattato modelle, in nessun caso. Sarà lo shooting con la maggiore organizzazione di sempre e coinvolgerà più del sottoscritto e della modella. Abito e trucco saranno importanti, la modella è più che degna di posare in questo progetto. Il mood? Sarà la giornata a dettarlo. L’importante è che lo spunto iniziale venga mantenuto lungo tutta la sessione di scatto.

Credo che userò nell’occasione un vecchio obiettivo (soft focus) ma in maniera diversa da quanto fatto in passato. Sperimentare sì, sperimenterò oh se lo farò!

Taxi Boat Service, photo by Francesco Coppola, 2016

Taxi Boat Service, photo by Francesco Coppola, 2016

Il secondo,

solo per questioni di tempo, avverrà nel centro cittadino milanese. Nottetempo. Riprenderò un particolarissimo fiore di modella nel contesto della Milano agghindata per le feste. Sarà molto freddo in quei giorni (ho già iniziato a monitorare le previsioni da ieri), e sarà magico. L’istinto mi dice che sarà l’occasione di incidere nei pixel – e se va tutto bene anche su carta fotografica – una particolare magia natalizia milanese.

Anche in questo caso, punterei più sulla morbidezza, e dovrò anche porre attenzione a non cadere nel solito cliché del bokeh facile facile che si usa sin troppo solitamente quando si scatta in questo periodo dell’anno. Ne parlerò in un prossimo articolo, ma le scelte ini fatto di sfocato sono di più che non la sola condanna a inserire per forza colorati punti di luce sferici nello sfondo.

Zeiss Tessar 50mm f 2,8 Bokeh balls, photo by Francesco Coppola 2017

Zeiss Tessar 50mm f 2,8 Bokeh balls, photo by Francesco Coppola 2017

Il terzo,

solo in ordine di tempo, arriverà – diciamo così – per bene iniziare il 2019. Si contestualizzerà sempre in Milano, ma sarà una metropoli tutta diversa. Giocheremo con altre caratteristiche che la città offre. Il tutto, naturalmente, dipende da che tempo troveremo quel giorno, ma oso pensare che questo tipo di progetto potrebbe resistere a più di una situazione atmosferica. Lo voglio tanto sperare dopo i tanti progetti finiti in nulla causa pioggia, almeno. Di questo posso avanzare meno ipotesi, ma il tema – il mood – sarà il risveglio.

Riflesso su acqua, photo by Francesco Coppola 2014

Riflesso su acqua, photo by Francesco Coppola 2014

Si cerca, sempre, di fare meglio che in passato. Gli shooting del 2017, alla fin fine, saranno neanche la metà di quelli che avevo inizialmente progettato, ma saranno comunque buoni. Certo, con l’obiettivo di mettere insieme fra i 40 e i 50 scatti migliori fra i ritratti da me pianificati, organizzati e realizzati, di questo passo mi ci vorrà una vita.

Ciò mi fornisce lo spunto per una nuova voce da pubblicare in questo blog: un annuncio fotografico per scatti con modella in TF. Non aveva senso, dopotutto, farlo prima con ancora meno foto in portfolio di quante ora ne abbia.

photo by Khalid ELBAZ, from unsplash.com

photo by Khalid ELBAZ, from unsplash.com

Che i giochi foto-dicembrini abbiano inizio, quindi! E che la Bellezza risplenda! Arda! Sempre!

Ad Majora!


















































































































































I primi ritratti da indipendente (sul Portfolio #2)

Comincio qui a trattare la mia esperienza nel scattare con modelle in shooting organizzate da me e in regime di TF-CD (vecchia definizione che significa: Tempo per Foto su CD, è il supporto a essere oramai desueto). Rapporto con modelle, contrattempi logistico-climatici, scattare con obiettivi vintage e di post-produzione, di questo e delle prime foto fatte in questo modo parlerò in questo post.

In realtà è da febbraio di questo anno che ho provato a cominciare questa pratica - subito dopo aver concluso, cioè, il corso di Ritratto Moda con Nicola Casini - ma, vuoi perché ancora non mi conosceva nessuno, vuoi perché preferisco scattare in Luce Naturale in un parco o comunque all’aperto, quando la scorsa primavera si è rivelata essere assai piovosa, sono riuscito a organizzare il primo set con Alessia Cerioli solo in giugno.

Scattare in un set che si è organizzato in autonomia alza il livello di difficoltà, in quanto sta a te relazionare e concordare con la modella luogo, orario e tipo di outfit (abiti) da far indossare prima dello scatto, organizzare la logistica e una volta in sede non hai nessuno a darti suggerimenti e linee guida, devi sfruttare quello che c’è in loco e sai razionalmente oltre a quel che ti detta il tuo istinto.

In questo modo si faranno anche tanti errori, ma sono preziosissimi errori. Questa è l’occasione per imparare appieno, ma anche per sperimentare - se così si vuoi fare. Personalmente la sperimentazione è alla base della mia pratica fotografica. Non, però, senza criterio, bensì un tentare cosa si può fare con la Luce Naturale. Sono anche un patito dei vecchi obiettivi vintage: uso regolarmente il vecchio Vivitar 24mm f 2,8 MC che mi accompagna dai miei primi scatti in analogico, ma scatto anche regolarmente con un smc Pentax 50mm f 1,4 e un Super Takumar 135mm f 2,5 (bayonet), in situazioni particolari impiego anche un Konica AR 40mm f 1,8 (soft focus) e devo ancora sbizzarrirmi a provare pienamente uno Jupiter 9 85mm f 2. (Dell’uso di queste ottiche manuali del passato, in sé e in rapporto con le nuove sarà argomento che tratterò approfonditamente in futuri post di questo blog).

Esplorare il ritratto in Luce Naturale, vedete, non è cosa banale. Si tratta di una pratica di difficile esecuzione e sulla quale vi sono opinioni difformi nel mondo della Fotografia, anche fra i professionisti. Vi è un popolo intero di fotografi che consigliano di scattare col flash, per evitare che in foto sul soggetto appaiano forti, sgradevoli, ombre. Come vedete nello scatto qui sopra, io ho invece deciso di studiare il problema partendo proprio accogliendo le ombre nei miei ritratti. Gradevole o meno che sia, dovranno faticare a convincermi che sia meglio eliminare le ombre del tutto rendendo lo scatto così, al mio occhio, contraffatto.

Così facendo, la Luce fa anche regali. Come quello sopra rappresentato: la trasparenza nel vestito indossato da Alessia. Un tema che ho seguito lungo le due-tre ore di shooting che abbiamo fatto insieme. Queste sono i due scatti da quell’esperienza che ho deciso di includere nel mio portfolio in costruzione.

Like and hurricane

E poi arriva quella situazione speciale che mai ti saresti aspettato. Scrivevo più sopra: i miei tentativi di scattare in primavera furono funestati dal mal tempo. Anche quando stavamo pianificando lo shooting con la fotografa e modella Martina Mereu (sopra rappresentata) minacciava pioggia, ma con lei ci siamo aggiornati al giorno stesso, per vedere come sarebbe esattamente andato il clima. Entro in auto e l’avvio quando mi arriva il suo messaggio “Qui comincia a piovere, meglio non salire in montagna (come avevamo pianificato). Che facciamo?” un brivido freddo mi percorre la spina dorsale. Non un’altra volta, sussurro mentre le scrivo: “E se rimanessimo in riva al lago, vicino casa tua? Male che vada sei vicino casa.” e così l’accordo andò. E fu una magica giornata!

A Portrait Photographer’s Self Portrait

A Portrait Photographer’s Self Portrait

Racconterò più a fondo questo shooting così come lo farò con gli altri, a tempo debito, basti dire qui che ritengo questa sessione di ritratto la migliore che mi sia mai capitata di fare e, difatti, ne ho tirato fuori tanti di quegli ritratti che mi sono piaciuti da trovare difficile stabilire quale vada in Portfolio e quale no.

In the eye of the storm

In the eye of the storm

Fu in questa occasione che scoprii con enorme piacere come venivano i ritratti ambientati col mio vecchio Vivitar 24mm f 2,8 MC: l’angolo di visuale equivalente a circa 35mm mi permetteva inquadrature che ho definito in seguito “narrative”. Un tipo di Fotografia che di sicuro vorrò testare di nuovo, magari dopo che mi sarò potuto permettere l’acquisto del 21mm Limited, il “Pittore” fra gli obiettivi Limited di casa Pentax.

Oleander kiss

Oleander kiss

Naturalmente, dato il periodo dell’anno, in riva al lago gli spunti venivano forniti anche dagli alberi in fiore. Quindi ho diretto lì l’ottima Martina, e posso dire che avevo già in mente il mood e il tipo di post-produzione che avevo in mente.

Ah sì, perché ovviamente la post-produzione c’è ed è fondamentale. Le fasi della Fotografia (direi, per quasi tutte le sue specializzazioni) sono 1. Pianificazione, 2. Scatto. 3. Sviluppo. 4. Consegna. Un altro argomento che affronterò in futuri post (più di uno probabilmente) è quello che riguarda e il rapporto, utilità e uso dei formati Jpg, contro il RAW, l’altro sarà una panoramica sulle “guerre di religione” che sono scoppiato nel mondo dei foto amatori sull’uso della post produzione.

Vi basti qui sapere, personalmente, uso sempre la suite Adobe per fotografi, e che un giorno - quando potrò permettermelo - prenderò e affronterò l’apprendimento anche di Capture One.

Come negli anni ‘60 e ‘70.

Come negli anni ‘60 e ‘70.

E con questo chiudo questa trattazione dei primi due model shooting che ho organizzato per conto mio e svolti in regime di TF.

Spero, lettore, che quanto mostrato sia stato di tuo gradimento e ti rinvio, alla prossima occasione per parlare di Fotografia, Ritratti, Modelle, Attrezzatura, Postproduzione e quanto altro qui condividerò.

A presto!