Progetto I - Nuova workstation, pt. 6

Ebbene eccoci, vi scrivo per la prima volta dal mio nuovo computer

– finalmente assemblato e configurato a puntino. Suonino le trombe,

si spargano petali di rosa e conflagriamo festini di ebbra felicità.

Nuncio Vobis, gaudio magnum che dall’unione di

Light Chaser newborn; ph: Francesco Coppola

Light Chaser newborn; ph: Francesco Coppola


AMD Ryzen 5 5600x,

MSI MAG X570 Tomahawk WIFI,

G.Skill Ripjaws V 16gb (8x2) F4 3600mhz cl 16 (t 16 16 16 36)

Noctua NH-U12S Chromax (più Noctua NF-F12 aggiuntiva)

Sabrent Rocket Q Nvme m.2 500gb

Samsung 980 Pro Nvme m.2 500gb

Seagate Firecuda 2 TB Hard Disk

Corsair RM 750W

Palit Geforce GTX 1650 4gb gddr6

Lian Li Lancool II Mesh – performance

Sandisk Extreme Pro SD UHS II USB Reader

Ha preso vita

Light Chaser,

la mia nuova workstation per sviluppo fotografico.





Bastava, quindi, raccogliere i vari pezzi della build, trovare e

chiamare un tecnico per l’assemblaggio e tutto sarebbe andato liscio?





Non esattamente. C’è molto da raccontare, ancora.

Gestazione lunga, parto complicato

Testing; ph: Francesco Coppola

Testing; ph: Francesco Coppola

In precedenti puntate di questa semestrale ricerca di componenti vi ho

raccontato di spedizioni perse (tre volte su tre diversi prodotti), di

prezzi di alcuni prodotti andati ad allegre signorine, e in generale di

lunghissime attese per le spedizioni che continuavano a tenermi inattivo,

con tutta la voglia di fotografare e di progredire con la mia passione che

sono stato costretto a tenermi dentro, senza poterci fare niente per tutto

quel tempo.





Detto ciò, una volta che si affida tutto il materiale raccolto a un tecnico per

l’assemblaggio, bisogna considerare che vi sono concezioni ed esperienze

diverse nell’uso di un pc che possono creare contrattempi imprevisti. Per

anni, dopotutto, la scelta di riferimento per la configurazione di un computer

era basata su processori Intel. A lungo i fattori di surriscaldamento non sono

stati considerati un problema. Inoltre, la gran parte dei computer costruiti

vengono usati per semplici compiti da ufficio. Macchine che non dovevano

affrontare compiti grafici più impegnativi di una presentazione in Power Point.

Altrimenti, l’altra grande porzione di computer che è stata nel tempo

assemblata è il tipico computer da gaming, sicuramente più adatto a compiti

grafici del precedente, ma non certo il tipo di macchina votato eminentemente

a un lavoro con programmi di editing d’immagine. Un gaming pc performante

potrebbe produrre progetti fotografici e videografici senza problemi… tranne

per il fatto – niente affatto trascurabile – che nell’ambito dei lavori sulle

immagini, è necessario essere dotati di monitor dalla adamantina fedeltà dei

colori, cosa che tendenzialmente i gamer (soprattutto se interessati

principalmente a generi come gli e sport e agli sparatutto frenetici) non

considerano.





Ne consegue che, se un tecnico con lunga esperienza da sistemista aziendale,

potrebbe non comprendere le scelte che gli indicate, possibilmente neanche

le raccomandazioni su come configurare il computer. Magari, se mesi fa fosse

stato possibile uscire dal proprio piccolo comune, ci si poteva affidare a un

negozio specializzato nella compravendita di hardware, ma il mio paesino non

ne è fornito e non potevo uscire dai suoi confini.





Così, quel tecnico, potrebbe non comprendere il perché di tutte le ventole che

avevo comprato. Non apprezzare tutta la spesa in due ssd piccolini, di cui uno

più prestante e costoso. Potrebbe dirvi che avreste fatto meglio a prenderne

uno più ampio, economico e impiegare quanto risparmiato per avere 32gb di

RAM invece di soli 16. (Quindi, cosa avrei dovuto fare, una partizione su un solo

SSD? Puah! Improponibile!) Un simile professionista potrebbe ancora

sconsigliarvi di praticare alcun overclocking.





Potrebbe essere veloce ed efficiente nell’assemblaggio e fornirvi il nuovo pc,

tutto completo e pronto a partire, con tanto di Windows e MS Office installati,

con un cable management di buon livello.





Certo, però, poi non installarvi tutte le ventole che avevate acquistato. L’ssd

più performante per cui avevate tanto investito, prefiggendovi di adoperarlo

per i programmi di fotoritocco, ve lo trovate invece adoperato per il Sistema

Operativo e l’uso generalista – obbligandovi così a pianificare nel medio

termine, così, non solo l’upgrade di processore e scheda grafica, ma anche

dell’SSD di lavoro.

E nel consegnarvelo, questo tecnico potrebbe dirvi:





Ah poi, non fare overclocking di alcun tipo, non ne vale la pena.

Ora, uno che può fare a questo punto? Soprattutto dopo tanti mesi di attesa

per poter riprendere la propria attività fotografica?





Io, personalmente, ho iniziato a usare il computer, ho fatto il passaggio di

quasi 700gb di archivi fotografici e altri file di varia natura dal l’ssd esterno che

ho e noto come già i tempi di trasmissione dei file, dal Toshiba al nuovo pc è

infinitamente più veloce che dal vecchio computer al l’ssd esterno.





La stessa quantità di materiale ci ha messo almeno 5 ore per passare dal

vecchio pc all’ssd esterno, un tre quarti d’ora dal drive esterno al nuovo pc.

Ho iniziato a fare un po’ ordine, a scaricare il client di Adobe Creative Cloud e

mi è sovvenuto un sospetto: visto che il tecnico si è preso certe libertà, chi mi

assicura che abbia fatto tutto quel che gli avevo chiesto di fare, dal lato del

Bios e della configurazione della memoria RAM?





Ciò perché, se non doveste saperlo, le memorie DDR4 vengono vendute con

una certa velocità (o frequenza), che nel mio caso è 3600mhz, ma da appena

installate, queste vanno a 2133 MHz, perché quella è la velocità di base di

questa generazione di memorie. Tutte le DDR4, appena installate, hanno una

frequenza bassa. Passare quindi da 2133 MHz, a 3600mhz è tecnicamente

già per sé stesso un overclock. Ricordavo la raccomandazione del tecnico:

“non fare alcun overclock, non ne vale la pena”.





Così ho riavviato il mio nuovo computer e sono passato al BIOS, ossia il

programma di gestione della macchina. Lì ho appurato che la frequenza a cui

stavano andando le mie memorie erano ancora quella di base. Con un “e lo

sapevo io”, ho abilitato la funzione chiamata Extreme Memory Profile (XMP),

per portare le mie memorie alla frequenza per cui le avevo profumatamente

pagate. Salvati i settaggi esco dal bios.





Il mio monitor rimane nero. No HDMI signal, afferma il mio monitor. Il pc è fermo,

morto. Il computer, quel bestione da quasi 15kg di peso e discreta stazza, che mi

è costato poco meno di duemila testoni, così come era, risultava inutilizzabile. Ho

provato a riavviare, a maneggiare con i comandi del monitor, a passare da cavo

HDMI a cavo Display Port. Niente.





Doglie

Cerca che ti cerca; ph: Francesco Coppola

Cerca che ti cerca; ph: Francesco Coppola

Sono rimasto per lunghe decine di minuti fermo a guardare questo mastodontico

blocco di metallo e vetro, chiedendomi cosa fare.





Le opzioni che avevo a quel punto erano, in primis, considerarmi del tutto incapace.

Ho studiato Storia all’università, cosa ne posso sapere mai di faccende tecniche?

Non è il mio campo. Avrei dovuto chiamare di nuovo il tecnico per ingiungergli di

venire a riprendersi il pc e rimetterlo in sesto, facendo tutto quanto gli avevo

chiesto di fare, overclock delle memorie incluse.





Oppure potevo considerarmi quella persona che, nel tempo, mi sono dimostrato

di essere: qualcuno che è sempre capace di apprendere cose nuove e che è

proiettato verso il futuro e non un tipo ancorato a un passato che non esiste più.

Un uomo capace a risolvere imprevisti. I Fotografi, in effetti, devono sviluppare

una capacità da ‘mr Wolf’, dopotutto.





Così, adoperando lo smartphone, mi metto a cercare su Google le possibili cause

di quanto successo al mio computer. Salta fuori che quanto è successo al mio pc è

un comportamento che può capitare nelle schede madre quando si effettua un

overclock che la stessa non regge.





Per risolvere il problema bisognava, però, fare un reset della scheda madre e

riportarla al suo stato di fabbrica. Per effettuare un simile compito vi sono metodi

diversi, alcuni operabili nel caso il problema sia costituito da schermate blu della

morte o continui riavvii. In tal caso il segnale video c’è, si può quindi andare in BIOS

al riavvio e sistemare i problemi da lì.





Non era il mio caso, però. Se non si ha segnale video, i metodi restanti prevedono

di mettere mano sulla scheda madre, o togliendo dal suo alloggiamento la batteria

del CMOS, cosa che resetta la memoria della scheda madre – ma la mia scheda

madre ha un posizionamento di quella batteria poco felice e non sembra, per come

è allocata, che il costruttore abbia pensato tanto a risolvere i problemi in quel modo.

L’altro, ultimo, metodo, prevede l’uso di un cacciavite da porre fra due dei tanti pin

che costellano la scheda madre. Quelli indicati con la sigla JBAT 1.





A quel punto mi potevo considerare fortunato da un lato, perché avendo scelto il

Lian Li Lancool, così facilmente accessibile al suo interno, che arrivare alla scheda

madre non è certo un problema. Dall’altro: valli a trovare i pin specifici che in quel

modo così artigianale vanno collegati.





Sul manuale della scheda madre esiste uno schema dei pin, e c’è l’indicazione che

mi serviva con l’ubicazione del gruppo denominato JBAT 1, peccato che quello

schema fosse semplificato e generico, probabilmente utilizzato per diversi modelli

del produttore. Dovevo mettermi io, con i miei occhi non proprio acuminati, a

scrutare con la torcia dello smartphone a cercare l’eventuale presenza di lettere

indicanti i vari gruppi di pin. Inizialmente non mi sembrava vi fosse scritto niente.





Poi mi sovviene il mio vecchio trucco che utilizzo in situazioni di difficile

visualizzazione. Così accendo tutte le luci disponibili in camera e uso il modulo

fotocamera del mio smartphone per fare la migliore foto possibile alla scheda,

nella zona bassa. Questo per poi andare nella galleria del telefonino e fare

pinch-to-zoom con le dita e, per fortuna, ecco apparire le scritte sulla scheda.





Non mi restava che porre un lungo cacciavite fra quei due pin, in modo da

collegarli (cortocircuitarli?) per una ventina di secondi. Così fatta con tutta la paura

che avevo di sbagliare e rompere tutto. Per fortuna non forzai, piegai, distrussi

niente.





Chiudo perciò tutto, posiziono il computer nella sua posizione operativa, lo collego

e lo riavvio. E quello si accende! Funziona! Operazione perfettamente riuscita!





Primi vagiti del pargolo

Stavo dormendo, che vuoi?: ph: Francesco Coppola

Stavo dormendo, che vuoi?: ph: Francesco Coppola

Così, sono riuscito ad avere di nuovo un segnale video. Il computer è tornato

a funzionare tranquillamente. Unico problema rimanente era che la scheda

madre stava funzionando come se appena uscita dalla fabbrica, con ogni sorta

di problemi che potevano uscire a breve e medio termine.






C’era da fare gli aggiornamenti, del BIOS e dei vari driver. Altro aspetto che

dovevo andarmi a studiare. Per fortuna non c’era nulla di complicato da fare,

anche perché il software di MSI detto Dragon Center permette

l’aggiornamento direttamente dal web e poi aggiorna lui in automatico il

BIOS.






Continuando a studiare cosa altro c’era da aggiornare viene fuori che conviene

aggiornare, separatamente e scaricando i driver direttamente del sito AMD,

anche il Chipset, vale a dire quella sezione della scheda madre che si collega

direttamente al processore. Cosa che faccio.






A quel punto compio la stessa operazione per Windows e per i driver della

scheda Madre.






Tutto quanto sopra descritto svolto, era tempo di tornare al BIOS e ripetere

quella operazione che aveva causato il primo scombussolamento del computer:

la configurazione della frequenza della memoria RAM, abilitando l’XMP.






Cosa che riesce tranquillamente, senza un singolo singhiozzo da parte del

sistema.






Cosa che mi fa sorgere la domanda: ma il tecnico, esattamente, cosa avrà

aggiornato del mio sistema prima di darmelo per pronto?






Comunque. C’era ancora da configurare Photoshop. Perché non è che basti i

nstallare Photoshop CC 2021 per partire, così come se niente fosse. Vi sono

settaggi da impostare anche lì (lo spazio colore in cui si lavora, per esempio,

oppure la quantità di RAM di sistema che il programma può utilizzare, e vari

altri aspetti).






Tirata fuori, per la prima volta, dopo tanti mesi, la mia macchina fotografica,

faccio un paio di scatti veloci, a una particolare pizza fatta da mia madre, e altri

scatti al divo di casa, il gattone Mosè, per testare come andava la prima

impostazione di Photoshop che avevo fatto.






Se vi dicessi che è andato tutto quanto bene la prima volta, vi mentirei. Mi ci è

voluto un altro giro di tutorial su YouTube su come configurare al meglio quel

programma, poi, esausto, vado a dormire. Il giorno dopo, riesco a finire di

sistemare tutto e i risultati certo non validi di un’iscrizione alla Agenzia Magnum,

sono le prime prove che la nuova macchina – Light Chaser – è nata ed è pronta

a elaborare scatti di Bellezza e Sensualità.






Conclusioni

Pizza messinese mom made; ph: Francesco Coppola

Pizza messinese mom made; ph: Francesco Coppola

Come concludere questo mio lunghissimo excursus?

Compratevi un laptop o un preassemblato, che risparmiate in tempo e stress

(ciò, sempre, badando a scegliere bene un prodotto valido e ben costruito).

Per avere un sistema come il mio magari spendereste qualcosa di più, ma volete

mettere l’assistenza e la garanzia di due anni? La mancanza di problemi da

risolvere?






Io, per canto mio, alla fin fine finissima, sono contento di avere acquisito un

minimo di skills in più, e in un settore tecnico – alla strafaccia di chi pensa che

uno storico possa solo vivere da topo di biblioteca e che gli aspiranti Fotografi

siano tutti giovani che sprecano la loro esistenza giocando al computer.






E, in fondo, non è forse questa l’ennesima concretizzazione che la mia vita è

segnata dal motto






Per Aspera ad Astra?






Difatti lo è.

Aspettatevi, di qui in poi, di nuovo delle Belle!

Progetti passati potranno tornare in cantiere. Nuovi modelshoot e progetti vari

possono cominciare a essere immaginati. Nuovo cammino, con la macchina

fotografica in mano, potrà da ora in poi essere fatto.






Evviva!






A presto!







Progetto I - nuova workstation, pt. 2

Premessa

Una comoda mattinata miciosa; ph: Francesco Coppola

Una comoda mattinata miciosa; ph: Francesco Coppola

Benvenute e benvenuti in questo nuovo appuntamento col mio

progetto riguardante la costruzione necessitata della mia nuova

workstation fotografica. Questa volta parliamo da un discorso

generale, che va affrontato prima dell’acquisto di qualsiasi pezzo

hardware, ciò per evitare possibili problemi di incompatibilità che

posso sorgere nella computer building fai da te.



Selezionare gli elementi di un nuovo computer, da dove

cominciare

Nathan Anderson @nathananderson at unsplash.com

Nathan Anderson @nathananderson at unsplash.com

Quando si pensa a selezionare da sé i componenti di un nuovo

computer per avere la migliore configurazione adatta ai propri bisogni

creativi e al miglior rapporto qualità/costo possibile, bisogna cominciare

da una scelta di campo basilare: decidere se il nuovo pc avrà un processore

di marca Intel o AMD.



Non sto considerando qui un grande player del settore che è Apple, ma la

Apple solo di recente ha iniziato a produrre i propri processori, ma non li

vende a parte e quei sistemi in cui sono presenti sono ben poco configurabili

o aggiornabili. La qual cosa, se ci pensate bene, è così bene caratterizzante

della policy di questo marchio: alta qualità dei prodotti, ottima assistenza post

vendita, ma scarsa apertura del proprio Sistema Operativo e possibilità di

aggiornamento dei propri computer raramente esistente. L’unico prodotto

con possibilità di configurazione e aggiornamento nel tempo di Apple è quella

gran grattugia cromata che è il Mac Book Pro, la cui configurazione di partenza

però ha come prezzo di partenza una cifra così stellare da risultare fuori ogni

mia scala, possibile o anche immaginabile, dei miei radar di povero acquirente.

Restiamo con i piedi per terra, perciò e focalizziamoci su quali opzioni restano

a disposizione di noi poveri comuni mortali, vediamo cosa scegliere come

processore e perché è così importante per il resto della configurazione di un

computer.



Dal marchio del processore, infatti, promanano scelte e opportunità specifiche.

Al processore devono essere compatibili elementi come scheda madre, memoria

RAM. Inoltre, scegliere un marchio come AMD rispetto al concorrente da accesso

alla quarta generazione di connessioni PCIE e M.2, capaci queste di velocità di

scambio dati dal doppio in su, rispetto alla generazione terza e quindi garanzia

di compatibilità per futuri rinnovi della configurazione.



Un altro vantaggio di una scelta che verte sui processori di casa AMD è la

retrocompatibilità fra schede madre e processori. Per risparmiare, per

esempio, potrei montare su una scheda madre AMD nuova un processore

di generazione passata, che funzionerebbe appieno e solo in seguito

(cominciando a guadagnare con la Fotografia, magari, o ereditando), potrei

cambiare il processore con uno della generazione più recente e potente. A

naso, infatti, ora come ora sono orientato per scegliere il Ryzen (AMD) 3900x,

col quale dovrei poter lavorare perfettamente per tutto quello che mi serve

per qualche anno, e solo dopo qualche tempo mi procurerei il Ryzen 5800X o

addirittura il 5900X (quando l’attuale crisi dei prezzi del tutto impazziti, magari,

sarà superata…) Intel, invece, è solitamente quel marchio che costringe a

cambiare scheda madre al massimo ogni due generazioni di processori,

per non parlare del fatto che solo con le nuove schede madri, dedicate ai

processori di undicesima generazione Intel, si parla di utilizzare tecnologie

di quarta generazione per le linee PCIE e M.2.



Va detto, però, che quest’anno si aspettano – finalmente – novità interessanti

da Intel, la quale potrebbe tornare a offrire in una nuova generazione di loro

processori, qualche novità tecnica e non il solito aggiornamento e

ottimizzazione del precedentemente visto.



Il tipo di processore, poi, influisce anche sulla scelta della

memoria RAM.

Jorge Ramirez @jorgedevs on unsplash.com

Jorge Ramirez @jorgedevs on unsplash.com

Scegliere AMD o Intel, infatti, ha a che fare anche con la quantità di banchi

RAM e della loro velocità. Sintetizzando l’argomento, si può affermare che

i sistemi Intel sono meno schizzinosi riguardo alla RAM, probabilmente quindi

in questo campo si potrebbe risparmiare. Un processore Intel, infatti, non

patirebbe troppo se accoppiato a un singolo banco RAM e neanche

necessiterebbe di una velocità di clock della RAM tanto alta. Intorno ai 3000 Mhz

potrebbe bastare, mentre per i sistemi AMD è necessario lavorare in coppie di

banchi RAM e questi devono avere una velocità di almeno 3200 Mhz, ma meglio

ancora se questi stanno sui 3600 Mhz. In più, un processore AMD Ryzen predilige

RAM con elementi interni di qualità.



Da processore a scheda madre fino ai dischi vari

Jonas Svidras @jonassvidras at unsplash.com

Jonas Svidras @jonassvidras at unsplash.com



Per quanto riguarda i dischi quali SSD e Hard Disk, come sopra detto, scegliere

AMD permette di sfruttare le connessioni per schede di rete e di SSD di tipo

NMVE M.2 di quarta generazione, assai più veloci della precedente generazione.

Difatti la mia scelta, già fatta e in mio possesso, è caduta su un Samsung 980 Pro,

come mio disco di lavoro (o scratch disk). Capace, come è, di velocità di scambio

dati sino a 7000 mb/s in lettura e di 5000 mb/s in scrittura. Questo dovrebbe di far

lavorare le mie applicazioni Adobe, con tutti i loro filtri, strumenti basati su IA e

plug-in possibili e immaginabili, fluidamente.



Il resto della configurazione

Joseph Greve @lime517 at unsplash.com

Joseph Greve @lime517 at unsplash.com

Per il resto non ci sono grandi differenze fra un sistema o un altro, AMD o Intel che

sia. Si possono scegliere liberamente e a seconda della disponibilità degli store,

tutte le schede grafiche, alimentatori, dissipatori e cabinet che si vuole, tenendo

però conto di alcuni fattori. Uno dei quali è che l’alimentatore deve essere di

adeguata potenza per supportare i sistemi interni, in primis la scheda grafica e le

generazioni più recenti di queste sono più energivore. Personalmente mi orienterò

per un 750 Wat, grosso modo e con certificazione Bronze (se non Gold) 80+. Come

secondo punto, sia le schede grafiche che i dissipatori (se ad aria soprattutto)

influiscono sul tipo di cabinet che si può scegliere: deve esserci spazio sufficiente

per farci entrare tutto, ovviamente e anche per una futura gestione dei componenti

interni.


Conclusioni

Ribadisco, però, che se chi mi legge può spendere in una sola volta, oppure

accede a rate, ci sono sia laptop che computer fissi pre assemblati da acquistare

che possono coprire ogni esigenza.





Il mio caso è, come già detto precedentemente, diverso e non a caso sono

legato al motto:

Per Aspera ad Astra

Ci rivedremo allora per la prossima puntata di questo racconto della

realizzazione della mia nuova workstation fotografica.

E con questo vi saluto e vi rimando alla prossima puntata di questa mia

progettuale avventura!





A presto!






Guardando al futuro

Va bene il lock-down, lo “state tutti a casa”. Capisco che si dovrà restare tappati in casa ancora per tutto il mese di aprile e parte di maggio (se va bene). Questo però non deve interrompere il mio personale percorso fotografico - ciò che mi tiene in vita, positivo e proattivo, capace ancora di guardare con speranza al futuro.

Black and White, Focus Stacked pear; ph: Francesco Coppola

Black and White, Focus Stacked pear; ph: Francesco Coppola

Un breve riassunto delle puntate precedenti

Ho avviato questo sito presentandomi come fotoamatore impegnato in una serie di set di Ritratto, ambientato e in studio, principalmente - ma non solo - in Luce Naturale, per creare il mio primo Portfolio di Ritratto e Ritratto moda. Ero dotato di due corpi macchina a formato croppato (apsc) Pentax con alcune ottiche sia moderne che vintage. Cosa che è andata avanti per diversi mesi, con una piccola esperienza fatta con diverse modelle, sia amatoriali che indipendenti e di maggiore esperienza.

Poi, da questo autunno, cominciarono a piombarmi addosso diverse problematiche. Sia la mia continua disoccupazione, la quale mi rende soggetto a “distrazioni”, nel senso che fui convinto da parenti a provare a farmi assumere come supplente in qualche scuola, in quanto la cosa sembrava essere assai più accessibile di quanto non si sia dimostrata in realtà. In seguito si è sommata la mia colecisti calcolotica e la coliche biliari che mi fecero passare quattro notti in bianco fra fine novembre e circa metà gennaio. Tutto ciò ben prima che l’Italia conoscesse l’attuale crisi pandemica, che complica ulteriormente le cose.

Ciò mi ha reso difficile organizzare nuovi modelshoot e mi rallentava gravemente la post produzione degli scatti presi sino a inizio settembre dell’anno scorso. Deliberai(nel giorno dei morti 2019) per il passaggio a Full Frame, vendendo le due K3 che avevo e gli obbiettivi più moderni, per acquistare con il ricavato la Pentax K 1.

Da novembre è, quindi, che possiedo la K 1, ma per i mesi successivi non ho potuto utilizzarla se non con gli obiettivi vintage. Nel frattempo ho svolto parte del lavoro arretrato sugli scatti realizzato in agosto e settembre. Ero pure stato contattato da una modella indipendente internazionale per fare una sessione di scatto in gennaio. L’appuntamento era per il 19 gennaio, ma a quella data esatta risale anche la mia ultima - e più grave - crisi di coliche biliari, mandando a monte shooting e qualsiasi velleità di organizzare nuovi progetti sino a che non venissi operato.

Ho passato il resto di quel gennaio e l’inizio di febbraio fra ospedali, centri di analisi, studio del mio medico curante, spendendo una barca di soldi (tutto compreso) per finire poi in lista d’attesa per l’operazione al San Raffaele. Per poi vedere il paese e la regione dove vivo piombare nella brutta crisi con conseguente lock down, il quale dura non so più io nemmeno da quanto tempo.

smc Pentax 100mm f28 Macro; ph: Francesco Coppola

smc Pentax 100mm f28 Macro; ph: Francesco Coppola

L’smc Pentax 100mm f 2.8 Macro

Ok, va bene. Avevo comunque da finire i lavori pregressi e attrezzare la mia nuova Full Frame. Così, ho cominciato a fare uno studio di filiera per sostituire il 70mm limited che avevo e usavo su apsc. Un 100 macro, a questo fine, sembrava essere una buona opzione. L’attuale 100mm f 2.8 Macro della gamma Pentax l’ho considerato per qualche tempo, ma, appurato che è stato progettato eminentemente per la Fotografia Macro all’aperto e a mano libera. Va pertanto bene in quel ambito, è pure Weather Resistant, ma il suo AF per ritratti rischia di risultare lento e impreciso. Il costo, poi, era un altro elemento che non mi entusiasmava.

Approfondendo le mie ricerche mi sono orientato in seguito per la versione immediatamente precedente di quel obiettivo. Un’ottica di diversa concezione e costruzione. Un po’ più pesante magari, ma mantenendo pur sempre l’Autofocus, questa versione presenta un utilissimo limitatore di focale con diversi gradi di funzionamento. In questo modo si può scegliere la distanza massima e minima a cui fare lavorare l’autofocus, rendendolo veloce. Essendo poi di una generazione passata lo si può trovare intorno ai 250 euro nel mercato di seconda mano. Così fu che lo ordinai e me ne innamorai non appena mi è arrivato e ho potuto metterlo alla prova!

Photographer's BW smile; ph: Francesco Coppola

Photographer's BW smile; ph: Francesco Coppola

Prime prove macro

Il primo e naturale soggetto dei miei esperimenti ogni volta che mi arriva dell’attrezzatura nuova è il gatto di casa.

Macro cat 1 BW; ph: Francesco Coppola

Macro cat 1 BW; ph: Francesco Coppola

Essendo così versatile, questo 100mm macro (buono sia per Macro, che per Ritratto, Pet e Product Photography) ovviamente le foto di prova riguardavano sia l’AF con e senza limitatore,

Freedom I seek; ph: Francesco Coppola

Freedom I seek; ph: Francesco Coppola

sia la resa dello scatto, e a distanza,

Feline macro profile; ph: Francesco Coppola

Feline macro profile; ph: Francesco Coppola

e da vicino.

Careful analysis; ph: Francesco Coppola

Careful analysis; ph: Francesco Coppola

Dopo questa attenta, quanto entusiasta, analisi delle caratteristiche di questo mio nuovo acquisto, non posso che dichiararmene innamorato! Sono convinto che ne potrò trarre ritratti di gran classe.

Piani per il futuro - attrezzatura

Ora che sono in possesso di questo piccolo gioiellino, il primo per la mia preziosa K 1, mi resta ancora da sostituire quello che rendeva per me il vecchio 35mm che usavo su apsc - il più usato in assoluto - cioè mi serve un 50mm e, in questo caso, non andrò al risparmio, ma punterò direttamente su quel obiettivo 50mm * (Star) che di recente Pentax ha sfornato. Una lente Pentax Star appartiene alla gamma professionale di questo brand, è stato prodotto con i più alti standard di materiali, tecniche costruttive e formule di progettazione. Semplicemente, per un Ritrattista, l’HD 50mm f 1.4 AW * è un’ottica imperdibile. Date le mie scarse risorse economiche, naturalmente, mi tocca aspettare ancora un poco prima di poterlo acquistare. Arriverà, però, eccome se arriverà!

Tanto, prima evitavo di uscire per scarsità di fondi, ora lo devo fare comunque per mancanza di libertà di movimento.

A completare il mio corredo di obiettivi AF sarà poi, l’onesto HD 35mm f 2, abbastanza abbordabile come costo, luminoso senza esagerare, questo 35 mm permetterà di sbizzarrirmi (con diverse sorprese positive) nel Ritratto ambientato, nel Ritratto Glamour e nel Nudo. A quel punto potrei considerarmi a posto e pronto a riprendere i miei shooting.

Piani per il futuro - nuovi modelshoot

Non arriveranno presto, lo so. Personalmente non prevedo che verranno allentate le restrizioni di movimento e di aggregazione prima della seconda metà di maggio. In ogni caso, i primi ad essere liberi di muoversi saranno i lavoratori e ciò per tornare a lavoro. Un fotografo amatoriale e senza Partita Iva, quale sono io, dovrà attendere oltre. Ciò sposta l’orizzonte temporale verso la seconda metà di giugno se non l’inizio di luglio.

Tutto ciò, sempre, ammesso e non concesso che tutto vada bene: che la gran parte dei connazionali continui a rispettare l’impegno a restare a casa. Che i furbi siano sempre meno, di modo che la fine clausura imposta finisca prima. Fintanto che non sarà disponibile alle masse mondiali un vaccino efficace (cosa che vedremo, forse, l’anno prossimo) alla normalità non si torna.

In ogni caso, prima mi devo comunque attrezzare e finire di sviluppare gli scatti dai modelshoot della scorsa estate. Detto questo, mi prudono già le mani per le nuove sessioni di Ritratto Moda, Glamour, Intimo e Nudo che posso realizzare. Le idee, figuriamoci, quelle ci sono sempre.

Sono passato a Full Frame, dopotutto, con un preciso intento fotografico personale: portare oltre la mia ricerca di Look & Feel e di immagini di Bellezza femminile in Luce Naturale. Questa volta senza limiti. Questa volta per dire sempre e ogni volta: non esiste distinzione fra “cattiva” e “buona luce”, la Luce è sempre Luce!

Conclusioni

Quindi,

mentre continuo a far dieta (adesso ancora più stringente di prima), aumento il mio carico di allenamenti mattutini e serali quotidiani, continuo a sviluppare foto e ad attendere il momento buono per acquistare un nuovo pezzo della mia attrezzatura professionale, continuo a guardare con speranza al futuro.

Ho sempre dei motivi per alzarmi, mettermi sotto, fare del mio meglio, per lo meno vivere nella mia mente quella situazione migliore che spero di vivere, un giorno non lontano.

Per il momento, questo è tutto,

cari lettori, ma soprattutto care lettrici!

A presto e

Per Aspera ad Astra et Ad Majora!









C’è da fare (Panoramiche #8)

Introduzione

Nel 2019 potrebbe sembrare che nel mondo della Fotografia non ci sia più niente da inventare, che tutto sia stato già fotografato, in ogni modo possibile. Certo, al giorno d’oggi si fa tanto citazionismo di style e color palette di epoche passate. L’industria fotografica oltretutto propone con marketing alquanto aggressivo l’ennesima corsa ad aumentare i megapixel dei sensori, nuovi sistemi di messa a fuoco automatica più veloci ed efficienti. Si introduce perfino l’Intelligenza Artificiale, sia per aiutare l’autofocus nei corpi macchina, che per l’editing delle foto nei programmi di sviluppo fotografico. Il Medio Formato digitale non è mai stato tanto economico.

Non so dire per altri settori fotografici, ma per il Ritratto è altamente consigliabile non fare troppo affidamento su queste novità, e – in generale – sugli aspetti più tecnici della Fotografia. Restando inamovibile il fatto che a supporto di registrazione immagine più grande (pellicola o sensore) può dare maggiore qualità d’immagine, resta veritiero il motto per cui: “il perfetto è nemico del buono”.

photo by Nicolas Thomas on unsplash.com

photo by Nicolas Thomas on unsplash.com

Dopotutto, come mai il nuovo calendario Pirelli è stato affidato a un Paolo Roversi che scatta a pellicola con macchine di Largo Formato, con focus manuale, un frame ogni ‘n’ minuti e possibilmente usando luci continue? Perché, ancora, sulle riviste di Moda compaiono editorial e campagne di Brand con presenti foto sfocate, granulose, mosse e/o per altra via tecnicamente “sbagliate”?

Se volete, si tratta anche di una questione di “scarsità contro abbondanza”: se bastasse comperare la migliore macchina fotografica con i migliori obiettivi e accessori, sarebbero in tanti – troppi – e ancora insufficiente sarebbe la scrematura se agenzie, riviste e brand si accontentassero solo di alta risoluzione e correttezza formale delle immagini. Comunque, i professionisti del Ritratto Moda sarebbero troppi, e quel punto quanti di questi verrebbero pagati? La quantità di budget per promuovere con la Fotografia brand di vestiti, accessori, cosmetici, è tutto sommato abbastanza stabile nel tempo, se aumentassero di numero i fotografi quindi…

Inoltre, i costruttori di macchine fotografiche e di programmi di foto ritocco hanno cominciato a tirare fuori, in alcune applicazioni ben definite, l’Intelligenza Artificiale. Ciò mi porta a domandarmi: a quando la sostituzione dei fotografi con dei sistemi completamente automatizzati? Telecamere che scattano foto già ne esistono, la tecnologia per ottenere simili diavolerie potrà anche non essere attuale, ma temo non sia distantissima.

Se questa tragedia dovesse cominciare, comunque, affliggerà prima i professionisti che devono catturare delle realtà: foto da competizioni sportive, foto giornalistiche, forse anche eventi e cerimonie. I generi a maggior tasso creativo, quale appunto il Ritratto e il Ritratto Moda, dovrebbero cominciare a risentirne più avanti, semmai dovesse accadere.

photo by Kenny Luo on unsplash.com

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Dopotutto, una buona foto va oltre al semplice dettaglio, una illuminazione e composizione appena buone. Nella creazione di un ritratto spettacolare, entrano in gioco anche altri elementi quali la psicologia dei colori, le trame, la capacità di evocare emozioni. Non dimentichiamo, ovviamente, il ruolo, la partecipazione e connessione fra Fotografo e Modella.

Insomma, una buona foto è una stratificazione di tecniche, concetti, intenti e soprattutto lo è in quanto è un deliberato atto del Fotografo, non un caso o un colpo di fortuna. Deve essere replicabile, almeno con un buon grado di approssimazione date le possibili differenti condizioni ambientali di scatto.

Jupiter 9 85mm F2 BW, photo by Francesco Coppola

Jupiter 9 85mm F2 BW, photo by Francesco Coppola

Quanto sopra scritto è detto in generale, anche se incentrato sulla Ritrattistica e la Ritrattistica di Moda, quanto personalmente mi prefiggo per la prossima stagione di scatti che ho già iniziato a pianificare è: Affermare, con scatti che farò, che non esiste distinzione fra buona e cattiva Luce. La Luce è Luce, sempre. M’impegnerò ad abbracciare alcuni elementi d’immagine solitamente additati come difetti: ombre – anche nette se lo riterrò necessario – e rumore. M’impegno ancora a dare più strati di lettura ai miei ritratti. Composizione, colori, Luce e Ombre, sfumature e trame. Per questo, credo, pre-visualizzerò le foto in Bianco e Nero – fra le altre cose. Sperimenterò tecniche di scatto per composit, anche. Compatibilmente con la disponibilità delle mie collaboratrici, sono anche disponibile a scattare in interni, con luce filtrata, o in qualsiasi altro modo scarsa.

Poi, certo, ho ora il compito di trovare una nuova musa per completare l’editorial autobiografico iniziato lo scorso dicembre. Non è compito facile, ma neanche impossibile. Vedremo.

T-Max 400 BW, photo by Francesco Coppola

T-Max 400 BW, photo by Francesco Coppola

Non ho affatto rinunziato a scattare ritratto (e altro) in analogico e di sperimentare anche con quello. Mi rendo però conto che, a meno non riesca a trovare un lavoro pagante, non posso disperdere le mie già scarse risposte in troppi progetti. Oltretutto, il workshop che avrei dovuto fare questo mese e che è finito rinviato al prossimo autunno è fondamentale per i miei piani in analogico. Quindi, al momento, questo piano andrà in stand by.

Le idee da sperimentare e i piani per la prossima battagliera stagione di ritratti è a buon punto, perciò – o lettore – resta sintonizzato che da giugno in poi, ne vedrai di nuovo delle belle!

Ad Majora!