Gear talk – Il processo di scelta dei nuovi obiettivi del mio corredo fotografico
Benvenute e benvenuti in questo nuovo episodio in cui parlo di attrezzatura fotografica.
In questa domenica di metà maggio del pandemico 2020, in cui la nazione si prepara a riaprire gran parte delle attività commerciali e degli studi professionali (inclusi, immagino e spero, quelli fotografici) vi presenterò il mio arrovellato processo di scelta per i prossimi obiettivi che comporranno il mio corredo fotografico Full Frame – sperando di non incorrere nella G.A.S.
La situazione attuale
Ciò perché, nel caso vi foste persa la precedente puntata in cui ne ho riferito, ho fatto il passaggio a un corpo macchina Full Frame (FF d’ora in poi) vendendo i due corpi macchina apsc che avevo utilizzato dal 2016 per i corsi e la creazione (ancora in fase di post produzione) del mio primo Portfolio di Ritratto.
Vendendo i corpi macchina ho anche dato via le due ottiche moderne che possedevo: il 35mm f 2.4 AL e il Pentax HD 70mm f 2.4 Limited. Questo per accumulare risorse per il nuovo parco ottiche, adatto al nuovo corso a Pieno Formato.
Il cammino già fatto suggerisce i prossimi passi da seguire
Per buona parte di altri tipi di fotografia, rispetto al mio, potrei decidere di dotarmi solo di un paio di zoom. Il solito 24-70mm f 2,8 * e, per contenere i costi, il 70-210mm f 4. Questa però sarebbe una scelta adatta a un fotografo di matrimoni ed eventi, cosa che io – fermamente – non sono.
Tendendo al Ritratto creativo e in Luce Naturale. Mirando a esplorare tutte le doti della Luce del sole e ambientale, necessito di luminosità. Sono passato, inoltre, a un sensore più grande non per seguire il sentito dire o capriccio, ma proprio perché sia che debba fotografare al chiuso o all’aperto, vuoi per un Editorial o un possibile futuro Assignment, voglio avere a disposizione ogni opzione espressiva, di separazione dei piani, e di scatto in poca Luce, che posso. Il rispetto del formato di immagine, poi, è più importante della comodità e velocità del passaggio da una lunghezza focale a un’altra.
So che un 35mm offre un dato tipo di look, e di narrativa, differente da un 50mm e un 85mm. Non rinuncerei, per nulla al mondo, alla chiarezza che mi offre l’essere consapevole di quale scena offre l’ottica che monto. Oltre al fatto che un obiettivo a lunghezza focale fissa ha sempre una qualità d’immagine complessivamente superiore a uno zoom.
Per non dimenticare che uno zoom come un 24-70mm è un mulo da lavoro per la gran massa dei fotografi. La Fotografia di Ritratto, però, impone (scusate se mi ripeto) di distinguersi dalla massa, di avviare una propria ricerca sulla Luce e su quel che può fare – insieme alle Ombre – alle forme, le trame, i colori, l’atmosfera e i sentimenti che una buona immagine deve evocare.
Per questo, ho sempre usato – anche su apsc – ottiche a focale fissa.
Al fine di cominciare a valutare quale pezzo pregiato acquistare, con le ben limitate risorse a mia disposizione, non ho fatto altro che controllare quali ottiche fisse ho usato più di frequente con la vecchia attrezzatura, convertendo le lunghezze focali al loro equivalente FF.
La strada verso il Pentax HD D-FA 50mm f 1.4 * AW
Ne è saltato fuori che la gran parte delle mie storie fotografiche le ho raccontate a 50mm, seguite da quelle scattate a 75mm (abbastanza vicino in termini FF all’85mm) e poco meno sono i ritratti ambientati eseguiti a 35mm. Solo in quinta posizione è il numero dei ritratti che ho preso a 105mm – per quanto a questa distanza focale ho realizzato il mio scatto più apprezzato a livello internazionale.
Tenendo conto che continuo a disporre solo di quel budget mensile che mi passa la famiglia, oltre che dei soldi ricavati dalla vendita della mia vecchia attrezzatura e che mi sono già dotato del 100mm f 2.8 Macro, mi resta un solo colpo (calcolando bene i tempi di acquisto, visto le spese fisse a cui devo far fronte) per acquistare un obiettivo di alta qualità fra quelli offerti dal mio marchio di riferimento per l’attrezzatura fotografica.
Come sopra detto, in passato ho utilizzato principalmente una lunghezza focale paragonabile a un 50mm. Sembrerebbe una scelta logica, puntare sul 50mm f 1.4 *
Però, Pentax produce e vende anche un 50mm f 1.4 autofocus, il quale costa un terzo del nuovo *, e nei giorni scorsi è stato annunciato, in uscita per fine anno, un nuovissimo 85mm f 1.4 * che promette di essere davvero speciale. Non esiste niente altro, inoltre, a 85mm in casa Pentax, a meno di non prendere il vecchio FA* 85mm f 1.4 uscito nel 1992 – un’ottica apprezzata dai professionisti, ma prona al flare e alle aberrazioni cromatiche, soprattutto se si scatta in Luce Naturale. Oppure potrei considerare il 77mm f 1.8 Limited, il cui prezzo nel mercato di seconda mano, potrebbe/dovrebbe scendere una volta che la nuova ottica 85mm * sarà disponibile sugli scaffali. Solo un anno fa i prezzi su E-Bay del così detto “Meraviglioso” 77mm Limited superavano i 1000 euro, mentre oggi sono ampiamente sotto, fra i 650 e gli 850. In fine anno dovrebbero scendere ulteriormente.
Proprio perché ho un solo colpo da sparare, forse avrebbe più senso dotarmi durante il prossimo mese di giugno dei 35mm f 2 e del più vecchio 50mm f 1.4, e aspettare che l’85mm * esca per acquistarlo.
Un altro aspetto, poi, da considerare quando ci si dota di un parco ottiche con cui spingere avanti la propria carriera fotografica, è anche la percezione che ne hanno i possibili clienti. I nuovi obiettivi di classe * Pentax, già dal look, impongono rispetto e un 85mm f 1.4 * può portare lavori più di un 50mm *. Ciò perché mentre il 50mm è un’ottica tuttofare, l’85mm (con il 105 e il 135mm) sono le lunghezze focali classicamente più da ritratto.
(Mi piacerebbe, tanto, che Pentax se ne uscisse a breve con un nuovo 135mm f 2 o 1.8 *, sarebbe un’ottica pazzesca, i lavori che attirerebbe quella, uh! Vabbè, sogna, fotografo, sogna).
Proprio perché ho avuto maestri fotografi del calibro di un Efrem Raimondi, però, so che nel Ritratto non è affatto detto che l’ottica più lunga sia preferibile. Scattare fra i 35mm e i 50mm, offre dei vantaggi: si lavora più vicino e con maggiore efficacia con la modella, la separazione dei piani è migliore. Dopotutto tutte le lunghezze focali da 85mm e superiori sono, nel generale consenso, destinate al Ritratto da mezzo busto a quello del volto, se si volesse scattare una figura intera la distanza aumenterebbe.
L’influenza sulla decisione della situazione sanitaria generale e personale.
Va anche detto che, ora come ora, non ci sarebbe alcuna fretta di fare acquisti. Questo, sia perché siamo solo agli inizi di una “Fase 2” che – già fra luglio e agosto, se non in autunno – potrebbero scaraventarci in una nuova fase di chiusura generalizzata, sia perché fintanto che non mi tolgono la colecisti calcolotica che ho, non posso permettermi di organizzare shooting troppo impegnativi. Non posso impegnare il tempo di una modella professionista, la disponibilità oraria di uno studio, col rischio di dover disdire all’ultimo momento, cosa che già mi è capitata (purtroppo) lo scorso gennaio.
Vero è anche, che un qualsiasi obiettivo fotografico, necessita di tempo per saperlo utilizzare al meglio. In primis, ottiche a f 1.4 sarebbe bene tararle (e sulla K1 c’è la funzione apposita) nell’autofocus, sia perché l’occhio fotografico personale deve calarsi nel tipo di look che da la data ottica. Il periodo di incertezza e pericolo che stiamo per cominciare a vivere, quindi, andrebbe bene per, intanto, cominciare a prendere le misure del 50mm *.
Magari potrei organizzare una sessione di scatti con una nuova modella che sta facendo esperienza, di modo che io possa fare quella necessaria pratica, con appuntamenti che – nel peggiore dei casi – posso venire rinviati senza problemi, nel caso dovessi avere nuovamente attacchi di coliche.
Conclusioni.
Come potete vedere, la mia mente ondivaga fra due soluzioni, visto che – per quanto bello e auspicabile sia – non credo proprio che questo 2020 (e anche sino a inizio 2021), mi potrò permettere di dotarmi sia del 50mm f 1.4 * e del prossimo venturo 85mm f 1.4 * (dovendo acquistare anche il 35mm f 2, ed essendo questo l’anno della revisione della mia automobile, per non dire del bollo auto va comunque pagato, e tutte le altre voci di spesa fissa che mi servono per comunicare, tenere attivo il mio sito fotografico, eccetera).
Però – magia della scrittura – mentre scrivevo questo pezzo, la mia mente si sente più confortevole alla prospettiva di avere un parco ottiche definitivo che va dall’HD 35mm f 2, al 50mm f 1.4 *, al 77mm f 1.8 Limited, col 100mm f 2.8 Macro già in mio possesso, che non l’alternativa dell’HD 35mm f 2, il vecchio 50mm f 1.4 (non *) e l’85mm f 1.4 * col 100mm macro sopra citato.
Quindi è deciso, sostanzialmente. Spero una volta per tutte: in vista del mio compleanno che cade il mese prossimo, farò questo investimento e ordinerò da un negozio fisico italiano il Pentax HD D-FA 50mm f 1.4* AW.
Sperando di non averi annoiato con queste mie elucubrazioni,
e ringraziandovi di cuore se siete arrivati a leggere sino a questa conclusione,
vi saluto e vi invito alle prossime condivisioni di immagini dai miei shooting.
Alla prossima, quindi e
Ad Majora!
Guardando al futuro
Va bene il lock-down, lo “state tutti a casa”. Capisco che si dovrà restare tappati in casa ancora per tutto il mese di aprile e parte di maggio (se va bene). Questo però non deve interrompere il mio personale percorso fotografico - ciò che mi tiene in vita, positivo e proattivo, capace ancora di guardare con speranza al futuro.
Un breve riassunto delle puntate precedenti
Ho avviato questo sito presentandomi come fotoamatore impegnato in una serie di set di Ritratto, ambientato e in studio, principalmente - ma non solo - in Luce Naturale, per creare il mio primo Portfolio di Ritratto e Ritratto moda. Ero dotato di due corpi macchina a formato croppato (apsc) Pentax con alcune ottiche sia moderne che vintage. Cosa che è andata avanti per diversi mesi, con una piccola esperienza fatta con diverse modelle, sia amatoriali che indipendenti e di maggiore esperienza.
Poi, da questo autunno, cominciarono a piombarmi addosso diverse problematiche. Sia la mia continua disoccupazione, la quale mi rende soggetto a “distrazioni”, nel senso che fui convinto da parenti a provare a farmi assumere come supplente in qualche scuola, in quanto la cosa sembrava essere assai più accessibile di quanto non si sia dimostrata in realtà. In seguito si è sommata la mia colecisti calcolotica e la coliche biliari che mi fecero passare quattro notti in bianco fra fine novembre e circa metà gennaio. Tutto ciò ben prima che l’Italia conoscesse l’attuale crisi pandemica, che complica ulteriormente le cose.
Ciò mi ha reso difficile organizzare nuovi modelshoot e mi rallentava gravemente la post produzione degli scatti presi sino a inizio settembre dell’anno scorso. Deliberai(nel giorno dei morti 2019) per il passaggio a Full Frame, vendendo le due K3 che avevo e gli obbiettivi più moderni, per acquistare con il ricavato la Pentax K 1.
Da novembre è, quindi, che possiedo la K 1, ma per i mesi successivi non ho potuto utilizzarla se non con gli obiettivi vintage. Nel frattempo ho svolto parte del lavoro arretrato sugli scatti realizzato in agosto e settembre. Ero pure stato contattato da una modella indipendente internazionale per fare una sessione di scatto in gennaio. L’appuntamento era per il 19 gennaio, ma a quella data esatta risale anche la mia ultima - e più grave - crisi di coliche biliari, mandando a monte shooting e qualsiasi velleità di organizzare nuovi progetti sino a che non venissi operato.
Ho passato il resto di quel gennaio e l’inizio di febbraio fra ospedali, centri di analisi, studio del mio medico curante, spendendo una barca di soldi (tutto compreso) per finire poi in lista d’attesa per l’operazione al San Raffaele. Per poi vedere il paese e la regione dove vivo piombare nella brutta crisi con conseguente lock down, il quale dura non so più io nemmeno da quanto tempo.
L’smc Pentax 100mm f 2.8 Macro
Ok, va bene. Avevo comunque da finire i lavori pregressi e attrezzare la mia nuova Full Frame. Così, ho cominciato a fare uno studio di filiera per sostituire il 70mm limited che avevo e usavo su apsc. Un 100 macro, a questo fine, sembrava essere una buona opzione. L’attuale 100mm f 2.8 Macro della gamma Pentax l’ho considerato per qualche tempo, ma, appurato che è stato progettato eminentemente per la Fotografia Macro all’aperto e a mano libera. Va pertanto bene in quel ambito, è pure Weather Resistant, ma il suo AF per ritratti rischia di risultare lento e impreciso. Il costo, poi, era un altro elemento che non mi entusiasmava.
Approfondendo le mie ricerche mi sono orientato in seguito per la versione immediatamente precedente di quel obiettivo. Un’ottica di diversa concezione e costruzione. Un po’ più pesante magari, ma mantenendo pur sempre l’Autofocus, questa versione presenta un utilissimo limitatore di focale con diversi gradi di funzionamento. In questo modo si può scegliere la distanza massima e minima a cui fare lavorare l’autofocus, rendendolo veloce. Essendo poi di una generazione passata lo si può trovare intorno ai 250 euro nel mercato di seconda mano. Così fu che lo ordinai e me ne innamorai non appena mi è arrivato e ho potuto metterlo alla prova!
Prime prove macro
Il primo e naturale soggetto dei miei esperimenti ogni volta che mi arriva dell’attrezzatura nuova è il gatto di casa.
Essendo così versatile, questo 100mm macro (buono sia per Macro, che per Ritratto, Pet e Product Photography) ovviamente le foto di prova riguardavano sia l’AF con e senza limitatore,
sia la resa dello scatto, e a distanza,
e da vicino.
Dopo questa attenta, quanto entusiasta, analisi delle caratteristiche di questo mio nuovo acquisto, non posso che dichiararmene innamorato! Sono convinto che ne potrò trarre ritratti di gran classe.
Piani per il futuro - attrezzatura
Ora che sono in possesso di questo piccolo gioiellino, il primo per la mia preziosa K 1, mi resta ancora da sostituire quello che rendeva per me il vecchio 35mm che usavo su apsc - il più usato in assoluto - cioè mi serve un 50mm e, in questo caso, non andrò al risparmio, ma punterò direttamente su quel obiettivo 50mm * (Star) che di recente Pentax ha sfornato. Una lente Pentax Star appartiene alla gamma professionale di questo brand, è stato prodotto con i più alti standard di materiali, tecniche costruttive e formule di progettazione. Semplicemente, per un Ritrattista, l’HD 50mm f 1.4 AW * è un’ottica imperdibile. Date le mie scarse risorse economiche, naturalmente, mi tocca aspettare ancora un poco prima di poterlo acquistare. Arriverà, però, eccome se arriverà!
Tanto, prima evitavo di uscire per scarsità di fondi, ora lo devo fare comunque per mancanza di libertà di movimento.
A completare il mio corredo di obiettivi AF sarà poi, l’onesto HD 35mm f 2, abbastanza abbordabile come costo, luminoso senza esagerare, questo 35 mm permetterà di sbizzarrirmi (con diverse sorprese positive) nel Ritratto ambientato, nel Ritratto Glamour e nel Nudo. A quel punto potrei considerarmi a posto e pronto a riprendere i miei shooting.
Piani per il futuro - nuovi modelshoot
Non arriveranno presto, lo so. Personalmente non prevedo che verranno allentate le restrizioni di movimento e di aggregazione prima della seconda metà di maggio. In ogni caso, i primi ad essere liberi di muoversi saranno i lavoratori e ciò per tornare a lavoro. Un fotografo amatoriale e senza Partita Iva, quale sono io, dovrà attendere oltre. Ciò sposta l’orizzonte temporale verso la seconda metà di giugno se non l’inizio di luglio.
Tutto ciò, sempre, ammesso e non concesso che tutto vada bene: che la gran parte dei connazionali continui a rispettare l’impegno a restare a casa. Che i furbi siano sempre meno, di modo che la fine clausura imposta finisca prima. Fintanto che non sarà disponibile alle masse mondiali un vaccino efficace (cosa che vedremo, forse, l’anno prossimo) alla normalità non si torna.
In ogni caso, prima mi devo comunque attrezzare e finire di sviluppare gli scatti dai modelshoot della scorsa estate. Detto questo, mi prudono già le mani per le nuove sessioni di Ritratto Moda, Glamour, Intimo e Nudo che posso realizzare. Le idee, figuriamoci, quelle ci sono sempre.
Sono passato a Full Frame, dopotutto, con un preciso intento fotografico personale: portare oltre la mia ricerca di Look & Feel e di immagini di Bellezza femminile in Luce Naturale. Questa volta senza limiti. Questa volta per dire sempre e ogni volta: non esiste distinzione fra “cattiva” e “buona luce”, la Luce è sempre Luce!
Conclusioni
Quindi,
mentre continuo a far dieta (adesso ancora più stringente di prima), aumento il mio carico di allenamenti mattutini e serali quotidiani, continuo a sviluppare foto e ad attendere il momento buono per acquistare un nuovo pezzo della mia attrezzatura professionale, continuo a guardare con speranza al futuro.
Ho sempre dei motivi per alzarmi, mettermi sotto, fare del mio meglio, per lo meno vivere nella mia mente quella situazione migliore che spero di vivere, un giorno non lontano.
Per il momento, questo è tutto,
cari lettori, ma soprattutto care lettrici!
A presto e
Per Aspera ad Astra et Ad Majora!
Claudia in Luce Naturale (fine shooting)
Ben trovati al nostro appuntamento del lunedì!
Oggi completo la condivisione degli scatti realizzati allo studio di Alessio Mapelli e fatti alla bella e brava alt model Claudia Campani.
Come fu, quindi, già per Sofia e Jelly, sfruttai anche in questa occasioni i grandi finestroni di cui quello studio è dotato.
Certo, lo spazio a disposizione in corrispondenza di quelle finestre non è tantissimo, quindi la ricerca dell’inquadratura è stata una sfida nella sfida.
Come dovrebbe essere chiaro oramai a chi mi segue, imporsi dei limiti, porta prima o poi a dei buoni frutti!
Non per niente, da sempre anche i fotografi professionisti, ogni tanto sentono il bisogno di lasciare a casa l’attrezzatura professionale, e imparare a scattare con qualche vecchia attrezzatura come una Holga, o comunque una vecchia macchina di altri e più ardui tempi.
Dopotutto, va così, “professionale” lo è il Fotografo che sa utilizzare al meglio l’attrezzatura di cui dispone e sa trarne risultati progettuali e comunicativi, al di là delle performance dell’autofocus, del video in 4k, e di altre scemenze che fanno tanto “Effetto Apple” nel mondo Fotografico, ingrassando tasche di costruttori di attrezzatura fotografica e assai meno le sterminate miriadi di entusiasti troppo focalizzati sulla tecnica da studiarsi come funziona il mercato.
Sempre sfruttando la Luce Naturale, ho a un certo punto voluto sperimentare anche su Claudia il soft look fornito dal Konica 40mm f 1.8 pancake, usato più che altro questa volta per il ritratto stretto.
Obiettivo di non semplice utilizzo, non posso negarlo, ma che mi sta dando di volta in volta le mie soddisfazioni!
Dopotutto, se c’è una fotografa di moda di stanza a New York, famosa per il look soft, come Vivienne Mok, che ottiene sfruttando tutto un corredo di filtri per obiettivi fatti a mano e in vari tipi di tessuto e trama, non vedo perché io - scarso in manualità fine - non possa sfruttare le caratteristiche di qualche vecchio obiettivo dei tempi passati, con caratteristiche scovate indagando la Storia degli obiettivi fotografici.
Inoltre, se un’immagine ottenuta con un dato effetto già in fase di scatto e senza l’uso di Photoshop, ha una Qualità di Immagine superiore, immagino che se questo effetto arriva senza l’utilizzo di filtri, ma per le caratteristiche intrinseche dell’ottica, beh, dovrebbe avere una Q.I. ancora maggiore.
In ogni caso,
siamo giunti alla fine di questo percorso di ricerca fotografica, in studio sia con luci artificiali che con Luce Naturale in compagnia dell’ottima Claudia. Spero che questo sia stato di vostro gradimento e vi posso rimandare alla prossima settimana, quando comincerò a condividere con voi un nuovo evento fotografico, realizzato a Torino.
A presto e
Ad Majora!
Prepararsi al salto (Panoramiche #11)
Premessa
Un’uscita speciale per questa panoramica, non solo per il giorno diverso e coincidente con uno shooting, ma soprattutto per il contenuto che segue. Certo, è un mio shooting, ma è anche uno speciale e che mi lega al me futuro, oltre che a ogni altro fotografo, apprendista o professionista.
Di Flussi e Salti
Il percorso di un Fotografo che prende seriamente la sua passione e mira a farne una professione è come un flusso. Quando tutto va bene, almeno, le giornate passano fra contatti con modelle, moodboard da creare, visite a mercatini e negozi di abiti usati da visitare, guardare le nuove uscite fra campagne e editorial su Models.com, sessioni di scatto, sviluppo degli scatti a pc, corsi ed eventuali workshop di vario tipo inerente sempre alla Fotografia. Lo fa il praticante, lo fa il professionista (anche se quest’ultimo ha in più altre incombenze, come magari corsi e lezioni da preparare, viaggi da organizzare, visite dal commercialista, ecc.)
Prima o poi, però, arriva auspicabilmente un momento in cui questa fila di eventi perviene a un momento di salto qualitativo. Può essere questo costituito dal presentarsi a una nuova agenzia, o cominciare una nuova collaborazione con un committente importante. Può essere, e questo è lo stadio certo iniziale – quello in cui mi trovo personalmente – in cui ti trovi a collaborare a un certo punto dello spazio-tempo (il quale è anche interno al Fotografo) in cui non si propone più “una sessione di ritratto per sperimentare”, bensì per creare delle immagini abbastanza precise in cui riversare l’esperienza dei vari mesi passati a scattare sperimentando.
Questo, infatti, è quanto mi prefiggo di fare fra poche ore, quando fotograferò le due sorelle Melissa e Valeria nel piacentino.
Non è mai un evento come un altro, andare a fotografare una modella, ma in queste occasioni ci si può sentire come su un trampolino per tuffi. Si può anche sbagliare, in parte se non del tutto, non essere abbastanza focalizzato, attento e pronto a dare il meglio di se stessi. Si può fare una gran panciata, insomma, con tanto rumore, un grosso schizzo d’acqua e un bruciante dolore. Nulla dice, però, che le cose debbano andare così.
Se ci si focalizza su tutto quello che può andare male, si è già perso. Bisogna invece concentrarsi su quel che si vuole fare, su quel che si vuole ottenere, sulla gioia dell’evento. Ci si deve chiedere: Cosa desidero? Immaginarlo, e lanciarsi.
Il tutto per arricchire sostanzialmente un Portfolio che deve convincere chi lo guarda che sono in grado di produrre immagini emozionanti, d’impatto e uniche.
Il tutto per avvicinarsi a una possibilità di carriera.
Il tutto, Ad Majora!
Convalescenza
Con il model shooting che presento oggi ho voluto portare avanti il non breve editorial autobiografico iniziato con Il Grande Sogno Bianco, infranto e per la cui realizzazione devo ringraziare tanto il contributo della modella Denise Stella.
Convalescenza è uno stato psicofisico di debilitazione post afflizione che reputo essere adatto alla situazione emotiva-affettiva mia e di tutti quelle persone che si sono visti togliere la terra sotto i piedi dopo la fine di un lungo rapporto durato tanti anni.
La voglia di guardare oltre a un passato oramai lasciato alle spalle c’è, ed è tanta. Lo so: solo chi si arrende è perduto. Solo chi non ci crede più è irrimediabilmente vecchio, scartato, inutile.
Già, perché il fiele lasciato dal trauma dell’abbandono (almeno nella formula particolare regalatami graziosamente dalla mia ex), mi ha fatto proprio sentire così: un giocattolo buttato via perché vecchio e non più funzionante.
Allora sopravviene il naturale timore che una simile ferita venga di nuovo inferta.
La battaglia fra attesa, desiderosa, del nuovo e anticipazione del dolore, ha inizio. Si passano ore a guardare fuori dalla finestra fantasticando, e quando si suscita un sorriso in un’altra persona ci si ritrae come colpiti da una frustata improvvisa.
Uno stato dell’essere tormentato, una pena auto-inflitta che non meritiamo e a cui soccombiamo continuamente.
Con ardore
E abbandono della lotta a un altro giorno. Migliore, si spera.
Eppure
Basterà?
Infatti, il discorso ancora non è chiuso. La Guarigione non è compiuta.
C’è ancora qualcosa da comprendere. Qualcosa d’altro da accettare, e il quadro generale contro cui combattere.
Intanto la lotta è ora esposta alla Luce. La sua presa su di me, ora, avrà via via meno presa.
Questa è catarsi ed è solo uno delle tante pietre d’inciampo della lunga strada che va Per Aspera Ad Astra, e comunque
Ad Majora!
Sulle modelle 4 - il momento della Post (Panoramiche #9d)
Introduzione
Per chi dovesse accorgersi solo ora di questa serie di articoli sul rapporto fra fotografo (specialmente se in formazione) e modelle, avverto che in precedenza si è già illustrato sia l’importanza fondamentale delle modelle, che di come contattarle, oltre alla preparazione e allo spirito necessario – una volta arrivato il giorno – prima dello shooting.
Ora, tornati a casa con le schede di memoria piene e la liberatoria fotografica compilata e firmata, messa in archivio, comincia l’altra metà dell’attività di Fotografo: lo sviluppo degli scatti.
Questo articolo non tratterà in generale la questione (anche se in realtà ne avevamo già accennato in passato), più che altro ci soffermeremo sul rapporto fra tipo di collaborazione con la modella ed elaborazione di ritratti.
Di selezione degli scatti, tempistiche e altri fattori dello sviluppo in base al tipo di shooting
Esiste una differenza fra sessione di scatti in collaborazione TF e una in cui la modella viene pagata anche per quel che riguarda questa, fondamentale, fase del lavoro fotografico. Se lo shooting è stato pagato, infatti – fatto salvo il rapporto personale con il soggetto – la modella può vedere solo gli scatti editati al loro stato finale, una volta che il fotografo ha finito di svilupparli e li espone sul proprio sito, o altra piattaforma fotografica che desidera (sempre, a patto che abbia la liberatoria firmata in archivio).
Una collaborazione, invece, presuppone che in qualche modo fotografo e modella si consultino anche durante la fase di sviluppo, tenendo però a mente un punto fondamentale: la selezione finale degli scatti, l’ultima parola in merito ai trattamenti da operare via software di photoediting spetta unicamente al fotografo. Per il resto ci si può organizzare quanto più liberamente si voglia.
Personalmente, in caso di collaborazione, invio i provini a risoluzione minima degli scatti prima dello sviluppo, scremati appena delle prove di esposizione e degli scatti con focus o esposizione venuti male. Siccome, però, lo scatto RAW come sfornato dalla macchina fotografica è così diverso dalla sua versione finale, questa visione ha un valore relativo, semmai varrà come prova delle capacità di sviluppo a computer del fotografo.
Le selezioni però non finiscono certo alla primissima scrematura. Dopo questa, infatti, parte la decisiva ricerca degli scatti più attinenti al mood che insieme si è evocato, e quelle di maggiore impatto. Questo può richiedere più di una selezione, anche perché è bene abituarsi (se si vuole lavorare con agenzie e riviste), selezionare non solo delle “prime scelte”, ma anche una serie di foto che costituiscano una “seconda scelta”, cosa che – ribadisco – le controparti nelle agenzie e nelle riviste si aspettano.
In caso di collaborazione TF, quindi, è altamente probabile che uno scatto in cui la modella si vede meglio potrebbe non rientrare negli scatti di prima o di seconda scelta. Qui sta il lato più delicato della collaborazione e un compromesso va trovato. In ogni caso, alle brutte, si può aggiungere qualche scatto in più “per la modella”.
Qualche parola in più sulle tempistiche dello sviluppo
Quanto sopra illustrato ci porta a quanto segue: contrariamente a quella che può essere la percezione di è esterno al mondo della Fotografia, lo sviluppo a computer di una serie di scatti richiede tempo, ponderazione e preparazione. Un workflow completo di una sessione di Ritratto, dall’iniziale scrematura degli scatti sbagliati, alla presentazione di alcuni jpeg completamente sviluppati, dura mediamente un mese – se il fotografo ha da sviluppare un solo shooting in un dato periodo di tempo, cosa che, auspicabilmente, gli capita raramente. Più probabile, infatti, è che abbia per le mani tre o quattro sessioni di scatto eseguite in un mese, e questo può comportare difficoltà.
Il qui scrivente tende a svolgere comunque i lavori in ordine cronologico, tentando per quanto gli è possibile, di rispettare quella tempistica media per ogni singolo shooting. Alle brutte, fra uno shooting pagato e uno in collaborazione, posso dare la precedenza al secondo. Dovessero, però, capitare dei lavori su commissione, sarebbero queste ultime ad avere la precedenza sui progetti personali.
Questi lavori fotografici, editoriali o campagne che siano, possono essere diversi, in numero di scatti, tipo di concept, illuminazione, location, eccetera, possono variare e tutti prevedono diversi gradi di collaborazione con cui il fotografo deve contrattare.
Il punto è che il fotografo, quando si arriva al livello professionale, decide le selezioni di scatti (prima e seconda scelta) su cui lavorare e da presentare al selezionatore in agenzia, della rivista, oppure all’Art Director del Brand. L’accettazione degli scatti, di prima o seconda scelta, sta a queste ultime figure.
Può capitare che una prima scelta venga accettata in toto, ma più spesso capita – soprattutto agli inizi di una carriera – che vengano preferite le seconde scelte, oppure il fotografo è costretto a tirar fuori uno scatto che non aveva selezionato affatto.
La pazienza e la capacità di autoanalisi, di contrattazione e di comprendere le motivazioni altrui è quindi tutto un bouquet di capacità che vanno inserite nel novero delle abilità del fotografo che vuole diventare un professionista nella Fotografia di Ritratto e Ritratto Moda.
Questo – ancora una volta – va oltre e al di là dell’attrezzatura fotografica utilizzata, la quale ha sicuramente un suo ruolo e importanza, ma non è tutto.
Ci vuole il Workflow
In un precedente articolo ho già parlato dei requisiti minimi di un computer capace di reggere un processo di sviluppo fotografico, oltre che ad accennare ai programmi più diffusi per questo fine.
Qui mi concentrerò invece a esporre velocemente in merito al Workflow, o Flusso di lavoro, se preferite, come anche di alcune tecniche usate dai ritrattisti.
Qualsiasi fotografo, dal livello amatoriale sino al professionista, deve sviluppare prima o poi un proprio flusso di lavoro a computer per lo sviluppo delle foto. Questo vale per qualsivoglia genere della Fotografia.
Si sappia però che il Ritratto fotografico necessita tecniche che gli sono proprie e che altri approcci allo sviluppo fotografico possono dare risultati pessimi. Questo soprattutto a causa delle caratteristiche della pelle che reagisce assai male (e ben presto) all’uso di slider come quello del Contrasto, del Dehaze e della Clarity.
Le singole tecniche specifiche si possono anche apprendere on line sulle tantissime piattaforme di apprendimento via web. Un workflow completo da ritrattista, però, è un procedimento complesso che sarebbe meglio apprendere in un corso frontale.
Non mancano infatti video sulla Frequency Separation e sul Color Grading fotografico, ma il workflow da Ritratto, però, ha una sua struttura propria, un preciso punto d’inizio, una prima fase in cui vanno utilizzate alcune tecniche, mentre altre vanno lasciate per una fase successiva, e infine vi sono procedure necessarie per rifinire il file e salvarlo a seconda di una destinazione a schermo, o a stampa.
Un processo complesso e lungo che deve tenere in conto vari fattori, fra cui il fatto fisiologico che lavorando sui colori, è bene staccare ogni tanto: alzarsi dalla sedia e andare a fare altro per alcuni minuti da un’altra parte. Ciò perché la mente umana è fatta per adattarsi ai colori che vede e se si lavora troppo a lungo davanti a una sola immagine in cui si stanno elaborando le sfumature di colore, si può finire per non percepire la foto come si deve.
Conclusioni
Ci siamo portati un po’ avanti con l’illustrazione del processo di sviluppo delle foto, come se fossimo già impegnati a lavorare per Agenzie o Riviste. Naturalmente no, sto ancora lottando per completare il mio primo Portfolio da presentare alle agenzie. Ho ritenuto però utile dare una visione più generale e in prospettiva di cosa comporti sviluppare le foto di Ritratto.
Mi preme rendere nota la complessità e lunghezza del processo. Certo, naturalmente, la selezione di pochi scatti – fra le centinaia eseguiti – aiuta a non finire a passare la vita seduto al pc. Esperienza e linee guida, là dove applicabili - soprattutto per lavori commerciali, possono aiutare a velocizzare il processo. L’occhio del fotografo va alimentato di buone e sapienti visioni. Mostre, libri, corsi, film, fanno tutte parti di un quotidiano, continuo, miglioramento della capacità di lettura della luce, dei colori e delle immagini nella loro strutturata complessità, un altro elemento da tenere a mente oltre alla caccia all’ultima novità uscita di recente dal proprio marchio fotografico preferito.
Ritengo, inoltre, che sia utile abituarsi a collaborare in TF, perché dopotutto il lavoro di contrattazione che si fa con la modella, prima o poi, lo si dovrà fare – quando questa arte diventerà un mestiere – con l’Art Director di un Brand, o un selezionatore di Agenzia. Prima si comincia e prima si apprende un’altra delle mille expertise che sono richieste per lavorare nel mondo della Fotografia di Ritratto e Ritratto Moda.
Quanto sopra scritto porta a termine il mio lungo excursus sulle modelle, spero che, tu lettore, lo possa trovare in qualche misura interessante.
ti invito qui lunedì prossimo, per la prossima pubblicazione di nuove foto. Perché qui, se ne vedono sempre delle belle!
A presto e
Ad Majora!
Sulle modelle 3 (Panoramiche #9c)
Introduzione
E così ce la si è fatta. Avuto il primo contatto positivo con la modella si è stabilito un dialogo che ha fissato le condizioni di scatto, il tipo di progetto da realizzare e il come realizzarlo. Scansati giorni piovosi e le invasioni delle cavallette, ora si ha il suo numero di smartphone e ci si tiene in contatto via Whatsapp. Siamo di fronte alla scrivania con tutta l’attrezzatura pronta a venire caricata in borsa prima di uscire. Ne consegue una prima domanda:
Cosa portare?
In primis la testa, il cuore e spirito. Prima di tutto la considerazione e il rispetto per il soggetto che si va a fotografare, insieme col desiderio di elevarla a una dimensione congelata ed eterna nel tempo. Si vogliono creare foto memorabili, uniche, emozionanti. Non si parte certo per andare a un simile appuntamento con lo spirito del “tanto per fare”.
Suggerisco, vivamente, a questo proposito, di andarsi a guardare la puntata del Photo Factory Modena con Toni Thorimbert. Non è un genere semplice questo, ed è bene che se ne abbia coscienza.
Soggetto e Fotografo, prima dello scatto sono creature diverse da quelle che scatteranno – in sintonia – insieme, così come ancora diverse saranno una volta ultimato la sessione di scatto. Entreranno nel bagaglio del Fotografo nuove casistiche e reazioni a spunti, tecniche e idee che dalla volta successiva egli potrà richiamarle alla memoria per reagire prima e meglio alle più svariate situazioni. Si cresce professionalmente, insomma.
Chiaro è, questa attività può e deve essere percepita come un divertimento, ma ci si deve intrigare nell’inquadrare la modella, suggerirle pose, incontrare e sfruttare spunti che appaiono/scompaiono, farle vedere gli scatti dallo schermo della macchina, perché così poi ci si coordina meglio. E poi, ovviamente c’è l’altra metà dell’opera che deve divertire: la post-produzione.
Prima di decidere cosa portare allo shooting, poi, proprio per fare una scelta accurata, bisogna conoscere bene i propri mezzi, pregi e limiti, vedere poi l’effetto che fanno in uso.
Per il resto, i consigli tecnici lasciano un po’ il tempo che trovano. Ci sono fior di Fotografi che non fanno ritratti con obiettivi più grandangolari del 28mm e più tele del 50mm. Altri spergiurano che si devono utilizzare solo lunghezze focali fra gli 85 e i 135mm, ma è possibile trovare chi si diverte un mondo usando – sempre per i ritratti – obiettivi grandangolari o teleobiettivi spinti (200 o 300mm).
Alcuni pregiano lenti super risolventi già a tutta apertura, ma chi fa Moda, magari, non necessità né di grandi aperture, né di un eccesso di dettaglio. Qualcuno crede che l’avanzamento tecnologico nella costruzione degli obiettivi porti solo a fotografie sempre migliori. Per tanti altri, però, la qualità degli obbiettivi di una volta è peculiare e andata perduta.
Tutto sta nel sapere cosa si vuol fare, quale risultato finale ottenere. Quale look imprimere nello scatto. Quale Feel esso debba trasmettere.
Prima di uscire a scattare, infatti, bisognerebbe avere una cultura di film e servizi fotografici e video musicali delle varie epoche. Spesso per ottenere la “voce del brand” richiesta, si fa riferimento a un’epoca particolare dei trend fashion, a qualche film e a dei gruppi del tempo.
Per non parlare del fatto che bisogna conoscere i comportamenti della Luce, che sia Naturale o ambientale o artificiale. Come Luci e Ombre possono cambiare forme e colori.
A proposito di Colori, conoscerne la psicologia è importante, è parte del Linguaggio creativo.
Tanti sono gli strati di lettura e interpretazione possibile di un Ritratto, dopotutto, cosa si credeva? Che contasse solo la gradevolezza del soggetto e quanta pelle scoperta se ne ritrae?
Detto ciò, sì, viene l’elenco:
macchina fotografica, va bene; obiettivi – ottimo! Più di uno? Uno solo? Dipende.
Più di una batteria e diverse schede di memoria, certamente.
Flash e stativi, se si usano. Pannelli riflettenti e traslucidi, magari se si usa la Luce Naturale.
Poi c’è il piccolo prontuario del Ritrattista creativo: filtri, gel, sfere di cristallo, prismi, specchi, bombe fumogene, e via discorrendo in un lunghissimo elenco.
Serve inoltre una o più copie della Liberatoria per soggetto adulto, altrimenti minorenne se si sta fotografando un soggetto minorenne – col consenso e sotto il controllo di almeno un genitore. Questa Liberatoria è necessaria perché il Fotografo possa pubblicamente esporre l’immagine del soggetto e va compilata sia che si scatti in TF, che a pagamento.
Conclusioni
Considerate che, secondo almeno la mia personale esperienza, di foto veramente buone in uno shooting ne escono pochine. Si torna a casa con qualche centinaio di scatti, per poi finire a selezionarne una dozzina su cui lavorarci su in post, da cui ne usciranno sì e no quattro prime scelte e altrettante seconde (detto così, forfettariamente). Foto da Portfolio? Se ne avranno mediamente anche meno.
Visto e considerato che un Portfolio contiene dai 20 ai 25 scatti, potete avere una vaga idea di quant’è lunga la strada per farsene uno e cominciare ad affrontare la Gran Prova di presentare questo succo di Vita, Esperienza e Passione ad Agenzie con cui si ha una, e una sola, occasione per farsi valutare.
Ma questo è l’arduo cimento, questo il salato premio nel riuscire – uno su mille (o dieci, magari anche centomila).
E per oggi questo è quanto.
Seguirà, la prossima settimana, la trattazione sulla postproduzione e il rapporto fra questo e la modella fotografata.
A presto quindi, o lettore!
Ad Majora!
Sulle modelle 2 (Panoramiche #9b)
Introduzione
Abbiamo accennato, nella precedente puntata, come le modelle siano fondamentali per costruirsi un Portfolio degno di questo nome, che va bene anche cominciare mirando a soggetti meno impegnativi (economicamente in primis) come parenti e amici, ma che lo studio, la pratica sono essenziali e portano inevitabilmente a cercare soggetti capaci di dare un contributo all’immagine finale.
Abbiamo anche già affermato che, se pure la fonte principale da cui attingere sono le costose agenzie di modelle, esistono altre soluzioni: social e siti specializzati nell’incontro fra domanda e offerta fra fotografi, modelle e altre figure del settore immagine.
Detto ciò, però, resta una domanda a cui dare risposta, quella che impegnerà tutto il presente articolo.
Come si contatta una modella?
Per cominciare occorre avere già fatto almeno qualche ritratto da esibire al momento di presentarsi. Potrebbero anche non essere foto “da Portfolio”, ma provenire da modelsharing, workshop veloci, scatti fatti in casa a parenti e amici, come anche da corsi di Fotografia generalista e meglio ancora ritrattistica. Il tutto serve perché la modella possa valutare a che livello si è.
Quindi, scattare in modelsharing non servirà magari a farsi il Portfolio, ma può essere un inizio di pratica e se si ricavano scatti interessanti da queste occasioni, per lo meno possono servire per intendersi al momento di presentarsi a una modella.
Come già detto, esistono modelle di livello e di esperienza diversa. Alcune sono alle prime armi (non totalmente agli esordi, ma con un’esperienza limitata) e possono accettare di scattare in collaborazione sotto la formula del TF. Altre, magari, che hanno già più esperienza e competenza, possono comunque accettare di scattare in low budget [1].
Quando ci si presenta a una modella, perché per esempio si è visto su un gruppo Facebook un annuncio di disponibilità a posare, si contatta la modella in messaggio privato, presentandosi educatamente e fornendo il link alla pagina web ove si espongono i ritratti che si sono fatti e chiedendole se è disposta a scattare insieme in TF o in low-budget.
Bisogna presentare almeno un quattro/cinque foto di ritratto e ciò perché – cominciamo a farci l’abitudine – un fotografo, di qualsiasi livello, afferma completamente il suo “io sono” esponendo il proprio Portfolio. Nome/Cognome e basta non va bene e non serve se si sta contattando privatamente una persona per chiederle di posare, le si sta solo facendo perdere tempo. Il Portfolio (per quanto incompleto, iniziale) è la chiave. Il Portfolio è molte altre cose, ma ne parleremo un’altra volta. Vi basti sapere che se volete fare sul serio in questo settore, dovete farvene uno.
Bisogna imparare ad aspettare prima di entusiasmarsi troppo
Questo è un errore che si tende a fare per inesperienza e che ovviamente ho fatto personalmente in più occasioni e vorrei risparmiarvelo. Se, al primo contatto infatti, una modella si dichiara disponibile a scattare, ciò non vuol dire ancora che si arriverà per forza di cose a concretizzare con lei il progetto.
Accordata una disponibilità generale, restano ancora da determinare altri elementi – tutti fondamentali per la buona riuscita di uno shooting: stabilire l’idea dello scatto (quale genere di ritratti si intende fare, in quale location, con quale tipo di luce), l’outfit ed eventuali accessori che la modella indosserà, ma soprattutto il perché li deve indossare (cioè: quale emozione si vuole trasmettere con gli abiti e le pose, vale a dire il così detto Look&Feel), tipo di ambiente in cui si scatterà, infine data e orario dello shooting.
Quando si arriva a scambiarsi i numeri di smartphone per continuare a tenersi in contatto via Whatsapp, in vista dell’incontro nella location concordata allora è fatta.
Forse.
Possono ancora arrivare le cavallette in verità, e poi può capitare anche una terribile inondazione e magari la lavanderia potrebbe tardare a pulire il tight.
Ovviamente scherzo, ma i contrattempi che possono ritardare o rovinare del tutto l’organizzazione di uno shooting sono sempre dietro l’angolo. Va bene e bisogna accettarlo.
Se può essere di consolazione, gli appuntamenti non vanno a vuoto solo ai praticanti che ancora devono ultimare il loro primo Portfolio, capita anche ai professionisti con una crew ingaggiata e uno studio già prenotato e progetti importanti (e ben remunerati) da realizzare. Un professoinista provvede al rimpiazzo veloce e non si scompone.
Inoltre, a volte è necessario fornire alla modella un documento chiamato Moodboard, che non è altro che il canovaccio del progetto e ne stabilisce l’idea generale, il tipo di abiti ed eventuali accessori, quali luci e quali inquadrature si pensa di effettuare e altro. Un tipo di documento che si usa normalmente nel mondo della Moda e che ho imparato a stilare nel corso di Fotografia di Moda e consiglio a chiunque voglia seguire il mio medesimo percorso di fare altrettanto.
Nella contrattazione per uno shooting, però, la mia personale esperienza non consiglia di partire a consegnare subito un moodboard a una modella che non si conosce. Potrebbe essere troppo. Qualche modella preferirà accordarsi con un’idea molto vaga e generale di shooting e se si vede piombare addosso un piano per un progetto già molto definito come quando si presente un Moodboard, si può anche intimorire e sparire. Va bene e bisogna accettarlo.
Altre, invece, possono proprio chiederlo. Anche perché, ovviamente, anche se la modella è disposta a una collaborazione TF, non è che sia disposta a perdere il proprio tempo. I livelli di verifica, vedete, possono non finire mai, la capacità di buttare giù un buon Moodboard può essere una di queste prove supplementari.
Vi confesserò a tal proposito, l’anno scorso sono andato dietro a una modella per tre mesi – se non quattro. Le ho proposto idee semplici da realizzare in un parco milanese, poi un moodboard completo per un progetto da realizzare in studio, ho provato sempre a venirle incontro. Alla fine, quando oramai ci avevo rinunciato, lei si è fatta viva e mi ha concesso un’ora per una sessione alquanto improvvisata ai navigli. Perché? Perché non era sicura che il tempo che mi avrebbe concesso sarebbe stato ben speso, che le avrei consegnato poi delle immagini abbastanza buone. Anche questo, accade, va bene e bisogna accettarlo.
Vi sono, inoltre, modelle abituate a scattare in studio con gli strobi [2], che hanno difficoltà ad apprezzare l’idea di andare in un parco al tramonto scattando unicamente con Luce Naturale. Posso tranquillamente dire che, così come ci sono fotografi che amano scattare principalmente in Luce Naturale (come il sottoscritto), altri concepiscono solo i look ottenuti con l’uso di luci artificiali, lo stesso vale per le modelle.
Vedete, una modella – anche se alle prime armi – potrebbe legittimamente ritenere che scattare in studio, con flash sia “professionale”, mentre gli scatti realizzati per strade, piazze e parchi, senza flash, le potrebbero sembrare troppo “poveri” e quindi una perdita di tempo. Ancora una volta, va bene e bisogna accettarlo.
Le condizioni atmosferiche, poi, sono un altro elemento che può inficiare un’organizzazione che sembrava procedere su binari ben solidi. Dopotutto, una modella abituata a posare in Luce Naturale in città o in un parco, se piove non è detto (anzi, dalla mia esperienza direi che è raro) si adatti a scattare in studio. Sino a ora, io personalmente, non ho mai trovato una ragazza disposta a scattare con la pioggia, nemmeno se le ho proposto di posare lei in una macchina, o dietro la vetrina di un negozio, e a scattare fuori, sotto la pioggia, sarei dovuto rimanerci io.
Con la pioggia, che vogliamo farci, il trucco si rovina, i capelli possono patire, umore e motivazioni soffrono. Un’alternativa, in casi simili, potrebbe essere scattare in appartamento, sfruttando la luce che filtra dalle finestre. Anche qui, bisogna vedere se la modella è disponibile. Potrebbe non esserlo. Nel probabile caso, va bene e bisogna accettarlo.
Vedete, quindi: arrivare a concretizzare un progetto non è cosa banale. Sia prima, che durante la fase di scatto (che toccheremo in un’altra parte del presente articolo), chiedere alla modella cosa si sente di fare, se si sente a suo agio a posare come le si chiede di fare, è un atto dovuto.
Qui sta il punto: il ritratto, in nuce, è la risultante del rapporto fra Fotografo e Modella.
Non per niente, è risaputo, la Ritrattistica è uno dei generi più complessi della Fotografia, se non il più difficile in assoluto, ma dopotutto: più alta è la difficoltà, più alta la soddisfazione a riuscire.
Fare un annuncio di ricerca per modella in TF
Dati tutti i contrattempi sopra citati, i quali causano il ritardo nella costruzione di un Portfolio nonché una certa quantità di frustrazione, prima o poi ci si mette a cercare annunci sui social, ma se anche da quelli niente di buono esce fuori non si può fare altro che produrre un annuncio e presentarlo in siti specializzati.
Non è che sia così difficile farne uno, ma nel caso vi sia bisogno di un’ispirazione semplicemente si deve indicare il tipo di ritratto che si intende fare (street, in ambiente naturale, fashion, beauty, etc.), la zona dove si intende farlo, magari ci si presenta anche col solito metodo: nome, cognome più link al portfolio, o altrimenti sui gruppi Facebook si posta qualche foto dai lavori precedenti, infine si dice in quale modalità si vuole scattare, TF, low-budget, o la cifra (se si vuole) che si è disposti a pagare.
Credo di aver scritto abbastanza per questa seconda parte.
La prossima settimana affronteremo il momento della realizzazione dello shooting, delle condizioni di scatto diverse e cosa comportano, della liberatoria fotografica e della differenza, anche in fase di post produzione, fra collaborazioni e scatti per cui si è pagato.
Nel frattempo – penso e spero – ricomincerò a fotografare con modelle – se, ovviamente, tutte le costellazioni e i pianeti si allineano e mi conferiranno l’opportunità di provare le mie capacità e di fornirvi sempre della Belle nuove da ammirare.
Ad Majora!.